ITALIA: un paese di vecchi e giovani con un futuro difficile…

(parte prima)

Si fanno tante parole ma poi i fatti e purtroppo ciò accade anche per le riforme che contano …oltre a stentare sempre a decollare …assumono connotati alquanto controversi.

Certo andare a toccare caste e particolari diritti acquisiti è sempre un’impresa impossibile, indipendentemente da chi è al governo. E mentre si continua a comprare tempo e, conseguentemente a PERDERE tempo, la popolazione italiana invecchia sempre di più. Ma allo stesso tempo, il disagio sociale dei giovani aumenta.

Un interessante recente studio del think tank Brueger, mette a nudo una situazione di disagio e conflitto sociale non più sottovalutabili.

Partiamo dalla sentenza di qualche mese fa sulle rivalutazioni delle pensioni.

Alla fine… Cosa comporterà a livello di costo sociale per il nostro Bel Paese?

Peso della previdenza sul PIL costo-pensioni-italia

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Questo grafico non è certo recentissimo, ma è fortemente significativo, sia per testimoniare un alto costo previdenziale già nel 2012 secondo solo alla Grecia (e non servono sicuramente molti commenti) per illustrare il costo della previdenza se confrontato agli altri paesi europei (rapportato al PIL).

E state pur certi che, il costo non potrà che salire ulteriormente e se lascerà molti pensionati senza rivalutazione sarà destinato comunque a ribaltarsi ulteriormente negativamente anche sulle nuove leve.

Guardate questo secondo grafico.

Veramente impressionante e deve preoccupare perché mette a nudo il grande problema sociale dell’Italia.

Ma oggi sembra quasi che questi dati vengano taciuti.

Si dicono solo cose “belle” e con una …esagerata euforia (vedi EXPO) lasciando intendere che tutto vada per il meglio. E le cose brutte…vedremo sul da farsi.

Però guardate il tasso delle persone che in ITALIA sono a rischio povertà, divisa per fasce d’età.

Italia a RISCHIO povertà crisi-sociale-italia-rischio-poverta

crisi-sociale-italia-rischio-poverta

Il tutto condito con un dato statistico noto a tutti, ovvero il tasso di disoccupazione giovanile.

ITALIA: tasso disoccupazione giovanile

italia-tasso-disoccupazione-giovanile (1)

Il dato è brutto?

Sicuramente, ma è ancora più brutto se viene valutata anche la durata in stato di disoccupazione.

Nel 2014, il 60% dei giovani disoccupati era senza lavoro da più di un anno, contro meno del 40% a livello europeo.

Questo influisce negativamente anche sulla probabilità di un eventuale reimpiego di questi giovani lavoratori, le cui competenze tendono a deteriorarsi, come il loro “entusiasmo”.

Giovani: disoccupati per quanto?

disoccupazione-giovanile-durata

disoccupazione-giovanile-durata

Ora provate a pensare, in questo quadro quali prospettive concrete ci sono per i giovani e quale sarà il sostegno previdenziale del futuro. E poi traetene le conseguenze…

Sempre a proposito di quanto detto sopra, leggete che ci raccontava l’OCSE qualche mese fa:

“L’Italia e’ l’ultimo paese dell’area Ocse per occupazione giovanile: appena il 52,8% dei giovani tra i 25 e i 29 anni ha un’occupazione, contro una media pari nell’area al 73,7%. E’ quanto emerge dal rapporto dell’organizzazione di Parigi ‘Oecd skills outlook 2015′, dedicato alle problematiche dell’occupazione giovanile.(…) L’Italia e’ inoltre il secondo paese dell’area Ocse per numero di persone sotto i trent’anni nella condizione di ‘Neet’, ovvero non impegnati ne’ in un’occupazione ne’ in un percorso di studio o formazione. Dal rapporto risulta che gli under 30 italiani ‘Neet’ sono il 26,1% del totale, a fronte di una media Ocse del 14,9%. Peggio solo la Spagna, con il 26,9%. Notevole anche il distacco percentuale tra l’Italia e il terzo paese con il maggior numero di ‘Neet’: l’Irlanda con il 19,2%. (OCSE)”.

Beh, risulta veramente difficile commentare la crudità di tali dati.

Il problema non è certamente temporaneo ma strutturale e come tale, non può essere affrontato con misure di corto periodo. Anche perché il problema occupazionale ci mostra che il quadro di fondo… dopo qualche cenno di ripresa contraddittorio si sta invece complessivamente ancora deteriorando.

La domanda è …basterà il jobs act?  E l’entusiasmo del “Premier”?

Io, personalmente (sarò un Gufo) Dubito. Dubito molto!

Forse ci vorrebbe proprio un miracolo. Un nuovo Miracolo Italiano.

E’ sempre tempo di Coaching!

 

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Commenti

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