ITALIA: un paese malato di immobilismo…

C’è chi comincia a dirlo senza più giri di parole: “L’Italia non crescerà mai più!” E probabilmente nessuno di noi contemporanei avrà il piacere di vederla crescere in misura significativa, continuerà a oscillare fra lo zero e il + 1 per cento (spesso senza raggiungerlo).  Di fatto continuerà la stagnazione in cui siamo immersi da venti e più anni.  La recente revisione del Fondo monetario internazionale, che ci spinge sotto l’1 per cento tanto nel 2016 quanto nel 2017 e nel 2018, non è un incidente di percorso: è l’Italia nella quale viviamo.  Un’Italia che cresce cinque volte meno rispetto alla media mondiale (nella quale entrano però tigri asiatiche e africane) e, in ogni caso metà rispetto alla stessa media europea.
Naturalmente, nel piccolo mondo nel quale viviamo è ricominciato il dibattito e alcuni volonterosi cercano di spiegare che tutto questo insuccesso è colpa di Renzi e delle sue politiche.  Ma si tratta di un dibattito nel quale non vale la pena nemmeno di entrare tanto è ridicolo.  Siamo in questa condizione da vent’anni, se non di più.  Renzi andava al liceo e alle riunioni dei boy-scout.  Le responsabilità di Renzi e del suo Governo ci sono sicuramente, ma riguardano altro.  In realtà, si sta sotto l’1 per cento di crescita perché il paese non riesce a fare di più.  E’ appesantito dai debiti pregressi, da una burocrazia spaventosa, da una legislazione forse ancora più spaventosa, e da infinite consorterie frenanti.  La politica è fatta, in buona sostanza, da tutti quelli che ci hanno accompagnati in questo disastro.  Gli unici “nuovi” (se non altro per ragioni di età), e cioè Salvini, Meloni e i 5 stelle sono, se possibile, ancora peggio degl’altri.  Propongono cose senza senso, puri deliri, infusi magici (il ritorno alla lira).  Nel loro ‘insensato’ entusiasmo non vedono che ci stanno trascinando verso una sorte di tipo venezuelano.  Renzi evidentemente ha sbagliato molto. Ma all’inizio il suo Governo sembrava avere un valore aggiunto rispetto a tutti gli altri. Forse non avrà fatto la politica economica migliore del mondo, ma una cosa sembrava l’avesse capita: con questa Italia fatta così non si va da nessuna parte, si sta per l’eternità sotto la linea dell’1 per cento di crescita, fino a quando anche questa linea comincerà a essere un miraggio.  Qui oggi, non ci interessa, il dibattito sulla riforma costituzionale da lui proposta. E’ già stata bocciata e se al di là di tutto aveva un merito: ovvero riconosceva che con questa Italia e con questo Stato è illusorio pensare di poter fare di meglio… alla fine è stata erroneamente, dal Premier, caricata di altri significati politici… da far sembrate giunto il momento di un “Armageddon”  per il Paese… e ha così prevalso come si poteva ben immaginare un ampio “rifiuto” popolare (guardate bene …non quello populista …ma, quello popolare) e se questo non è stato compreso e/o comunque non lo si accetta, senza nemmeno cominciare … autocriticamente a parlare del “merito” di tutto ciò… così come se non si discutono nemmeno i veri perché dell’immobilismo del Paese, diviene persino …inutile continuare a discutere. Gli storici diranno quando è successo che l’Italia è così diventata un paese condannato all’insuccesso. In via provvisoria, credo si possa indicare il luglio del 1992, quando la lira è stata costretta a uscire dal sistema monetario europeo, a svalutare, il Governo Amato dovette fare necessariamente una finanziaria mostruosa (con un prelievo vicino ai 100 mila miliardi di lire) e prelevare addirittura di notte soldi direttamente dai conti correnti dei cittadini.  E tre mesi dopo, quando Amato dovette lasciare, la politica si è paralizzata. Quindi si chiamò Carlo Azeglio Ciampi dalla Banca d’Italia, dove faceva il governatore, e gli si affidò il paese, pregandolo di evitare se possibile il fallimento ormai alle porte.  E’ in quel momento che la politica avrebbe dovuto capire che era ora di cambiare registro, di riformare finalmente il paese e se stessa. Invece non fece niente. La politica, come sappiamo, è stata poi riformata (manu militari) dai magistrati. E forse anche in malo modo.  Il paese invece è rimasto quello che era.  E ha cominciato a strisciare sul fondo, salvo qualche impennata dovuta alla congiuntura internazionale. Da allora non è successo più niente, la storia si è come fermata. O, meglio, sono successe tante cose, ma la sostanza non è mutata. Siamo ancora il paese che eravamo allora e che per miracolo non è finito in default.  Ecco perché oggi chi propone grandi crescite, lavoro, ricchi stipendi, recupero della classe media dice cose che non hanno alcun rapporto con la realtà. Non esistono ricette magiche in economia. Nessuno ha mai creato benessere stampando soldi (attività tecnologicamente semplice e a basso costo, peraltro). Si cresce la metà degli altri, in conclusione, perché siamo più arretrati. Si cresce poco perché abbiamo una politica che discute di ‘scontrini’ o solo di ‘leggi elettorali’, che pensa solo a se stessa e alla sua ‘rielezione’… con  “vie di fuga” che sono solo proposte fiabesche come ad esempio il ritorno alla lira… un Paese che una sorta di incantesimo respinge indietro   …verso un ritorno all’asilo infantile. Tutti parlano, i giornali grondano di pensosi editoriali, i talk show sono pieni di gente urlante, ma di disegni realmente riformatori non c’è traccia. Un paese che non ha fatto le riforme quando andavano fatte e che sembrerebbe non aver alcuna voglia di farle, nemmeno in ritardo. Resta un paese che non crescerà mai…

“E’ sempre tempo di Coaching!”

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