Life: emozioni & società, cosa sono e come funzionano gli stili emotivi di Davidson, come influiscono sulle scelte politiche…

Ogni persona ha uno specifico stile emotivo governato da circuiti cerebrali specifici. Può essere modificato con l’esperienza e la relazioni con gli altri? Si sa bene, come le neuroscienze hanno rivoluzionato negli anni il marketing… Famosa la programmazione neuro linguistica (PNL), un metodo di comunicazione e anche un sistema di “life coaching”, “self-help” e “counseling”, definito da alcuni suoi promotori come «un approccio alla comunicazione, allo sviluppo personale e alla psicoterapia» insegnato e applicato nei sistemi di vendita (nelle campagne promozionali di molti prodotti) dalle grandi Multinazionali ma anche nelle medie e piccole aziende con corsi mirati di PNL ai loro venditori. Oggi, è anche alla base della comunicazione politica, dove il processo comunicativo punta più sull’ identificazione emotiva (la pancia dell’elettore) con il leader politico che non su una condivisione dei contenuti profondi di una linea politica… quasi si aderisca allo slogan prescindendo da cosa significa. E’ altresì noto ad esempio, come il marketing proprio attraverso la PNL utilizza le diversità emozionali tra uomo e donna. Oggi ci si chiede sempre più se le neuroscienze possono contribuire a spiegare i comportamenti sociali? Una visione stereotipica e semplicista della materia potrebbe fare pensare a una difficile applicazione delle conoscenze sul funzionamento cerebrale ad aspetti collegati a esperienze esterne ai laboratori scientifici. In realtà le neuroscienze, oltre a offrire una più chiara chiave di lettura dei processi decisionali, hanno permesso di capire quali sono i meccanismi neuronali e psicofisiologici correlati alle esperienze sociali. Gli studi in questo ambito sono tanti, ma uno dei più interessanti è legato all’individuazione degli stili emotivi con cui ci relazioniamo con gli altri e con il mondo circostante. Si tratta delle ricerche pioneristiche di Richard Davidson, fondatore del Center for Healthy Minds presso l’Università del Wisconsin–Madison, uno dei 100 intellettuali più influenti al mondo secondo la graduatoria del Times di qualche tempo fa, il quale occupandosi della plasticità cerebrale ha dimostrato come il modo di relazionarsi con il mondo non solo caratterizza il nostro “stile emozionale”, ma è alla base di una diversa struttura cerebrale. Una volta si pensava che solo il cervello dei bambini potesse cambiare in modo radicale e che questo cambiamento si fermasse in età adulta. Gli studi più recenti invece hanno dimostrato che non è affatto così. Per esempio, nelle persone non vedenti che imparano a leggere il braille succede qualcosa di incredibile. L’area del cervello che normalmente viene utilizzata per elaborare i segnali visivi – e che in una persona cieca non riceve alcun segnale – cambia la sua funzione e si mette a elaborare gli stimoli che riceve dal tatto. All’interno di questo ambito uno degli studi più interessanti di Davidson (2003 e 2004) è stato condotto con il coinvolgimento di un monaco tibetano le cui onde elettroencefalografiche sono state messe a confronto con quelle di un soggetto normale al fine di dimostrare quanto l’esperienzialità e in particolare il modo di pensare potesse avere un effetto sulle strutture cerebrali. Da quell’esperimento pioneristico svolto negli Anni 90, con dei primordiali elettroencefalografici e dalle sue ricerche successive, Davidson (nel 2013) ha ipotizzato l’esistenza di sei diversi stili emotivi, distinguendoli per alcune specifiche caratteristiche comportamentali. Ogni soggetto avrebbe, pertanto, un suo specifico “Stile Emozionale”, ovvero un modo più o meno stabile con il quale l’individuo risponde alle diverse esperienze della vita, governato da circuiti cerebrali specifici e identificabili, analizzabili con metodi di laboratorio oggettivi. La relazione con gli altri, l’esperienza con il mondo circostante e lo stesso modo di pensare possono contribuire allo sviluppo di uno specifico stile emotivo, permettendo a ogni soggetto di potere modificare non solo il proprio comportamento ma anche le strutture cerebrali che ne caratterizzano la sua declinazione. Non solo Richard J. Davinson, ci parla dell’esistenza di una “intelligenza sociale e emotiva” anche Daniel Goleman nel suo libro con quel titolo, l’autore afferma, tra l’altro, che la conoscenza di sé, la persistenza e l’empatia sono elementi che nascono dall’intelligenza umana, e sono quelli che probabilmente influenzano maggiormente la vita dell’uomo. Spesso queste capacità, che vanno a costituire l’intelligenza emozionale, erano sottovalutate, ignorate o non considerate come elemento rilevante nel computo del noto ma ridimensionato quoziente d’intelligenza. Ma torniamo alla teoria degli  stili emozionali di Davinson. Secondo questa teoria (li evidenzia Vincenzo Russo – in un recente articolo, apparso su Lettera 43) gli stili emotivi sarebbero i seguenti: • Resilienza, ovvero la capacità legata al tempo con cui riusciamo a recuperare dopo un evento avverso e riguarda la lentezza o la rapidità con cui si è in grado di fare fronte alle avversità; • Prospettiva, ovvero la capacità di conservare le proprie emozioni nel tempo e quindi la capacità che uno stato emozionale positivo o negativo possa mantenersi nel tempo influenzando non solo i vissuti dei soggetti ma anche le loro relazioni sociali; • Intuitività Sociale, ovvero quell’abilità di riuscire a cogliere gli specifici indizi non verbali che permettono ai soggetti di capire le intenzioni e gli stati d’animo degli altri soggetti e misura quanto si è avvezzi a cogliere i segnali sociali degli altri. Non a caso, secondo Davidson, i soggetti con maggiore intuizione sociale tendono a guardare di più negli occhi nell’interazione sociale, un aspetto poco presente nei soggetti autistici; • Auto Consapevolezza: è la capacità di leggersi dentro e misura quanto si è in grado di percepire i segnali fisici che esprimono le proprie emozioni. • Sensibilità al Contesto: è relativa alla capacità di adattamento sociale, ed infatti misura la capacità di regolare le risposte emotive secondo il contesto relazionale. • Attenzione, ovvero la capacità di restare concentrati e misura quanto focalizzata e acuta è l’attenzione di un soggetto. L’aspetto più interessante del modello proposto da Davidson (2013) ci racconta Vincenzo Russo, “risiede nella consapevolezza che ogni stile emotivo è correlato con una diversa attivazione cerebrale, dimostrando che il modo di affrontare la vita e le relazioni sociali influenza la corrispondente struttura cerebrale.” Ad esempio: “la Resilienza è stata associata alla relazione tra Corteccia Prefrontale e Amigdala. Una bassa attività o poche connessioni tra queste aree è correlata con una ridotta capacità di recupero da situazioni negative. I soggetti con bassa attivazione della Corteccia Prefrontale hanno una difficoltà maggiore a liberarsi dalle emozioni negative, mentre una forte connessione (o una grande attivazione) tra la parte sinistra della Corteccia Prefrontale e l’Amigdala è correlato con un più elevato recupero dalle situazioni di difficoltà. (… …) Questo collegamento con la Corteccia Prefrontale facilità il mantenimento di attivazione del Nucleo Accubens mantenendo alta l’emotività positiva nel tempo. In questo ambito Davidson cita anche il ruolo dell’Ossitocina, chiamato anche Ormone della Fiducia (Zak et al., 2005), che tende a ridurre l’azione dell’amigdala, facilitando i comportamenti di attaccamento e di relazione, stimolando calma e contentezza. L’ossitocina viene, infatti, prodotta in tutte quelle situazioni sociali definibili “gradevoli” facilitando le relazioni e spingendo i soggetti in iterazione a collaborare tra di loro o ad attivare comportamenti presociali. Come si vede la Sensibilità al Contesto è correlata alla relazione tra Ippocampo e Corteccia Prefrontale: una forte connessione tra queste aree permetterebbe una maggiore attenzione e adeguatezza al contesto”. E’ forse guardando questi stili emotivi, che con buona probabilità ci possiamo spiegare alcuni fenomeni e comportamenti che interessano oggi l’elettorato italiano o per meglio dire degli elettorati europei se non addirittura anche di quello americano… Si constata di come in un breve lasso di tempo (breve politicamente parlando) l’elettorato è diventato mobile, e come nascano nuovi leader politici che durano però a differenza del passato un breve tempo. In Italia, dopo il fascismo e la Dc, Berlusconi si inventò un nuovo ventennio. Ci provò anche Matteo Renzi con le riforme istituzionali a darsi un lungo periodo di leader di governo, che però è finito inesorabilmente dopo un biennio. Quello che è accaduto a Renzi, molto probabilmente accadrà anche a Salvini e Di Maio… Infatti, queste oscillazioni negli umori degli italiani, rivelate dai sondaggi, se non si riveleranno alla fine fasulle… e siano vere, testimonieranno per l’appunto di questa grande mobilità elettorale e di come gli stati emozionali siano condizionanti i comportamenti sociali. Un esempio: stimolare pensieri negativi e far crescere la paura e la collera così facendo lievitare il  populismo e il sovranismo puntando ad ampliare per questa via il consenso elettorale soprattutto personale (che non è detto corrisponda ad un reale consenso politico) parrebbe avere in prospettiva

IPOTALAMO.

un tempo breve di durata. Sono infatti questi i giorni, dove si cominciano a vedere un ridimensionamento complessivo del gradimento del governo gialloverde… che ha ricevuto grande consenso sulle emergenze costruite ad hoc (vedi: immigrazione di massa e sicurezza) rispetto ai risultati reali sul piano economico che promessi (scomparsa della povertà, nuovo bum economico, milioni di posti di lavoro) che alla fine, non ci sono e non ci saranno nemmeno nei prossimi anni… Che succederà quindi alle prossime elezioni? Le proiezioni ci dicono che: la lega supererà i 5 stelle… ma proprio in questi giorni si nota un nervosismo di Salvini che sta trasformando le elezioni del 26 maggio in un plebiscito sulla Lega.  Dovendo registrare per la prima volta dopo quasi un anno di successi elettorali (Regioni e Comuni) un’inversione di tendenza, alcune proiezioni lo danno in caduta libera e registrano la perdita di ben 6 punti percentuali rispetto a sole poche settimane fa. Personalmente penso che crescerà ulteriormente l’astensione, come extrema ratio di un elettorato italiano che non sa più che pesci pigliare. In ogni caso questo salire e scendere dei voti presunti per Lega e M5s dice quanto fosse fasulla la tesi che la vittoria dei sovranisti-populisti sarebbe diventata la prospettiva dei prossimi vent’anni. In Italia, dopo il fascismo e la Dc… e anche come detto Silvio Berlusconi e il ricordato tentativo di Matteo Renzi, ogni tanto qualcuno si inventa un possibile nuovo ventennio che finirà inesorabilmente dopo un biennio o poco più. Anche questa volta accadrà così. Siamo di fronte a un elettorato che, avendo nella sua gran parte perso il voto tradizionale di appartenenza, si sposta come un calabrone da una parte all’altra rumorosamente, in modo ingombrante per poi sparire dall’orizzonte… E questo perché succede? Non c’è dubbio che Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono la coppia politica più “buffa” e pericolosa di questi anni repubblicani. Non era mai successo che due ‘incompetenti assoluti’, (e anche con poca voglia di lavorare), riuscissero alternativamente a indovinare l’umore del momento di una quota parte dell’elettorato così da apparire fortissimi. Il capo della Lega è il caso più emblematico. Se fossimo un Paese serio, un ministro che non fa il ministro, che se ne inventa una al giorno per distogliere la pubblica opinione, che non caccia fuori una sola idea prodotta dal suo cervello o dai cervellini del suo staff sarebbe out in poche settimane. C’è, invece, un compatto gruppo mediatico, fatto di tivù e giornali, che continua a descriverlo come l’uomo simbolo di una destra italiana che in verità ha un passato di leader ben altrimenti capaci e meritevoli.  Mentre Di Maio, è invece un pessimo replicante. Col vestito della domenica crede che quattro parole in fila facciano un discorso e si trastulla con cose contraddittorie passando dall’amore per il leghismo sull’immigrazione, all’antifascismo del 25 aprile, dalla difesa della Virginia Raggi al disinteresse verso di lei quando fa l’unica cosa seria della sua sindacatura, difendere una piccola famiglia di rom… Di questi mesi ricorderemo anche l’ignavia di alcuni apparati dello Stato, tranne le Forze Armate e la Marina che hanno difeso le proprie prerogative, con l’appoggio della ministra della Difesa Elisabetta Trenta. Sembra che la polizia sia diventata la polizia privata di un ministro nullafacente e che la stessa polizia attacchi un intellettuale come Saviano, che critica il capo del Viminale. Oppure fa togliere striscioni di dissenso apparse alle finestre di abitazioni private di luoghi dove Salvini sta propagandisticamente tenendo un comizio alla ricerca di ulteriore consenso. Ciò mostra che in quel dicastero c’è un problema, e grosso assai. Le Europee segneranno un passaggio nella crisi di questa degenerazione della Seconda Repubblica? La terza diciamocelo francamente non c’è mai stata! Chiunque vinca, alla fine, il nostro sistema politico entrerà in una fase di debolezza maggiore di quelle conosciute nel passato e/o fino ad ora. Cosa servirebbe per costruire un’alternativa a tutto ciò? Forse se la sinistra sapesse muoversi in modo unitario e riuscisse a tenere la schiena dritta e fuoriuscisse veramente dall’età adolescenziale mostrata dal renzismo, ci potrebbe essere qualche possibilità di ripresa. È facile prevedere che in tutto questo combinarsi e scombinarsi di voti, nel pieno di un dinamismo europeo imprevedibile e dentro una crisi economica italiana che ci sta consegnando a una prospettiva non più industriale, possa uscire fuori un nuovo leader di un fronte politico di italiani che non ne possono più… un leader un po’ di sinistra. Almeno un po’… che riequilibri l’estremismo di destra destra di Salvini e il falso “ne di destra ne di sinistra” di Di Maio & C. Non si esce da una situazione di radicalizzazione economica e sociale dove le diseguaglianze e le discriminazioni hanno bloccato la crescita economica e fatto aumentare la povertà se non si radicalizza a sinistra l’emergenza economica e le questioni della politiche del lavoro…

E’ sempre tempo di Coacing!

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