Life: il Covid-19 fa ormai parte della nostra quotidianità … adesso che facciamo?

Una parte non ha ancora capito. Una parte non ne è ancora convinta. E un’altra parte non ne vuole proprio sapere. Ma, se le cose come è stato detto più volte e da tanti, non torneranno mai più come prima… ne dopo due mesi e mezzo di lockdown, ne dopo qualche tempo in cui indosseremo mascherine e staremo lontano dagl’altri almeno un metro… nel mentre si continuerà a combattere ancora per salvare vite e contrastare il contagio, qui da noi come in ogni parte del Globo. L’affermare per l’appunto, che “nulla sarà più come prima”, occorrerà che ci veda andare oltre il carattere scaramantico di queste parole. E bisognerà chiedersi che cosa veramente dovrà cambiare? Potrà sembrare strano: ma, per primo dovrà cambiare la insufficiente consapevolezza di vivere in un mondo globale. Quando coronavirus scoppiò in Cina il mondo intero lo considerò un fatto cinese. Quando l’epidemia arrivò in Italia, in Europa lo si considerò un fenomeno italiano. Quando l’epidemia si diffuse in tutte Europa, Trump la considerò una questione europea… Ecco che appare quindi del tutta illusoria l’idea che i problemi ‘globali’ (quelli sanitari come quelli economici) si possano risolvere con risposte a dimensione nazionale. Populismi e Sovranismi… sono di fatto già falliti e qualche ‘irriducibile’ è destinato a prenderne atto in fretta. E allora? “Le cose non torneranno più come prima!”  Questa è volente o nolente, la realtà a cui giungeremo tutti molto presto e senza bisogno ulteriore di leggere riviste scientifiche e/o tecno-economiche di questa o quella Università americana o di questa o quella Università italiana e/o europea. E men che meno di qualche organismo internazionale preposto a salvaguardare la sanità mondiale o l’economia di Stati, Continenti e Mondo intero. Basterà semplicemente uscire di casa per una sgambata, per andare semplicemente a comprare il pane o un paio di calzini o altro ancora. E ce ne accorgeremo benissimo, in quanto soffriremo proprio di questi cambiamenti o …forse anche no, ma gioco forza ci accorgeremo  di ciò.  “We’re not going back to normal”. “Non torneremo alla normalità“ o meglio a quella che era per noi la normalità prima della comparsa del virus. Per fermare definitivamente il coronavirus, prima di avere un vaccino (si spera) che ci permetterà l’immunità dallo stesso, dovremo cambiare  radicalmente molto di quello che facciamo tutti i giorni: come lavoriamo, come facciamo esercizio fisico, come socializziamo, come facciamo shopping, come gestiamo la nostra salute, come educhiamo i nostri figli, come ci prendiamo cura dei nostri familiari”. Tutto ciò, non solo fino a maggio o entro la fine dell’anno. In un certo qual modo sarà per sempre. In queste settimane di quarantena noi italiani abbiamo sperimentato un cambiamento drastico del nostro stile di vita. Routine stravolta, lavoro da riorganizzare e tanto, troppo tempo da passare in casa, magari con la famiglia, tra quelle quattro mura che fino a un mese fa molti frequentavano giusto le ore della cena e del riposo notturno. Passato lo stordimento iniziale, abbiamo iniziato a prendere confidenza con questa nuova quotidianità che sta diventando la nostra normalità e anche l’economia lo farà, con un boom dei servizi di quella che è già stata ribattezzata come la shut-in economy. Sì, perché il concetto stesso di normalità è destinato a cambiare, per lungo tempo. Finché nel mondo continuerà a girare questo virus e non si sarà trovata una cura e/o un vaccino. È un cambiamento che dovremo interiorizzare in fretta, per impedire ai sistemi sanitari e all’economia di collassare, moltiplicando i danni dell’epidemia. Per questo l’unica soluzione al momento valida per arginare l’epidemia è il c.d. distanziamento sociale, che rallenta la diffusione del virus in modo che il numero di persone malate contemporaneamente non causi il crollo del sistema sanitario, come si è rischiato in Lombardia e in altre regioni d’Italia, sapendo, che se non ci comporteremo responsabilmente il rischio non è ancora finito. L’economia e la tecnologia ci verranno incontro: già stiamo vedendo nascere decine di servizi a distanza, come gli allenamenti delle palestre trasmessi in diretta sui social. È l‘inizio proprio della “shut-in economy”. Non mancheranno i risvolti positivi: la diminuzione dei viaggi ridurrà l’impatto sull’ambiente, sarà favorito il ritorno a filiere produttive locali, a spostarsi a piedi o in bicicletta, riscoprendo il piacere (e il valore) di una passeggiata all’aria aperta. Saranno potenziati i sistemi sanitari e le attività di ricerca scientifica e le nuove scoperte saranno utili per evitare nuove pandemie. Parafrasando una nota canzone, interpretata da Mercedes Sosa “Todo cambia“(*), “Il mondo è cambiato molte volte, e sta cambiando di nuovo”. Tutti noi dovremo quindi adattarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare relazioni. Ma come per tutti i cambiamenti, ci saranno molti che ci perderanno più degli altri, e guarda un po’ saranno ancora una volta, quelli che hanno già perso molto se non troppo. Il meglio che possiamo sperare è che la profondità di questa crisi costringa finalmente tutti noi e i Paesi tutti, a porre rimedio alle palesi ingiustizie economico sociali che rendono così intensamente vulnerabili sempre più ampie fasce delle popolazioni… Immaginiamo un mondo in cui per salire su un aereo dovremo sottostare alle indicazioni di app che tracciano i nostri spostamenti, in modo che la compagnia aerea riceva un alert se ci siamo avvicinati troppo a persone infette o focolai d’infezione. Un sistema simile potrebbe essere usato per filtrare l’accesso anche ad altri luoghi pubblici. D’altra parte a proposito di viaggi abbiamo già vissuto un drastico cambiamento in termini di controlli e misure di sicurezza dopo gli attentati terroristici dell’11 settembre, quindi ci si adatterà anche a questi. D’altronde la sorveglianza invasiva è sicuramente una gran rottura, ma dovremo considerarla un ‘piccolo’ prezzo da pagare per la libertà fondamentale di poterci postare da un luogo all’altro del Pianeta e poter conoscere e stare con altre persone. Per continuare ad essere pur nell’obbligato cambiamento, persone sociali… esseri umani, così uguali e così diversi… Ma stiamo davvero cambiando? Stiamo davvero sentendo quanti colpi alle nostre certezze e pigrizie di un tempo stanno arrivando? Siamo davvero consapevoli che nulla potrà più essere come prima? Interroghiamoci sempre, ogni giorno. Diciamocelo cosa non dovrà essere mai più come prima. Non dobbiamo perdere tempo, non possiamo fare da spettatori, nemmeno oggi, quando tutto sta accadendo. Perché il rischio concreto è che tutto torni, invece, al suo posto, maledettamente dove è sempre stato. E questa sarebbe la nostra solenne, definitiva, sconfitta. Se non ci mettiamo a programmare il cambiamento ora, rischiamo davvero molto, come ci insegna la storia. Bisogna darsi subito una serie di priorità: dalla lotta alla povertà alla riforma del welfare, al peso da dare a scienza e istruzione oggi e nel futuro…

                                                         (*) “Todo cambia”   –  Julio Numhauser

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“Cambia ciò che è superficiale e anche ciò che è profondo

cambia il modo di pensare cambia tutto in questo mondo,

Cambia il clima con gli anni cambia il pastore il suo pascolo
e così come tutto cambia che io cambi non è strano.

Cambia il più prezioso brillante di mano in mano il suo splendore
cambia nido l’uccellino cambia il sentimento degli amanti.

Cambia direzione il viandante sebbene questo lo danneggi
e così come tutto cambia che io cambi non è strano.

Cambia, tutto cambia cambia, tutto cambia
cambia, tutto cambia cambia, tutto cambia.

Cambia il sole nella sua corsa quando la notte persiste
cambia la pianta e si veste di verde in primavera.

Cambia il manto della fiera cambiano i capelli dell’anziano
e così come tutto cambia che io cambi non è strano.

Ma non cambia il mio amore per quanto lontano mi trovi
né il ricordo né il dolore della mia terra e della mia gente.

E ciò che è cambiato ieri di nuovo cambierà domani
così come cambio io in questa terra.

Cambia, tutto cambia…”.

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