Occidente: da Bin Laden a Trump, più Covid-19. L’11 settembre e la pandemia ci hanno portato all’attuale lockdown della mente. L’Italia un caso disperato….

Sono trascorsi diciannove anni dalle stragi islamiste di New York e il mondo è cambiato in modo radicale… eppure sembrerebbe che ce ne siamo quasi dimenticati. “Never Again”, si diceva allora: “Mai Più”. Solo che dopo è successo di tutto e di più. E il risultato è il populismo imperante, con in più l’aggravante della pandemia di Covid-19. Molti di noi sono cresciuti con l’idea che dopo quell’11 settembre di 19 anni fa niente sarebbe stato più come prima, che non avremmo mai dimenticato il giorno epocale che aveva definito le nostre generazioni di padri e figli. Eppure diciannove anni dopo, sembra tutto dimenticato, quella strage nel cuore dell’occidente sembra sia accaduta un secolo fa: le guerre sono finite, le stragi si sono fermate, il terrorismo islamico non è più il pericolo che minaccia la nostra società, il 20 e il 21 settembre qui da noi voteranno al referendum costituzionale i primi elettori nati dopo l’11 settembre 2001. Ed ecco che è successo un altro evento ancora più incredibile e inaudito di quello di allora la pandemia da Corona virus che ha fiaccato il mondo intero, dall’Italia fino a New York passando per tutte le Capitali del Globo e che in questi giorni ci fa vivere in un clima di sospensione irreale della vita alla fine non molto diverso da quello del 2001. In America si avverte crescere la rabbia per un presidente che sapeva che cosa sarebbe successo ma non ha fatto niente, c’è l’orgoglio di chi prova a rialzarsi moralmente, civilmente, economicamente, come nella canzone “The rising” di Bruce Springsteen, c’è l’elaborazione del lutto per centinaia e centinaia di migliaia di vittime, 35 mila in Italia e 200 mila in America ricordate sulla copertina nera di Time di questa settimana, altrettanto iconica quanto quella di “Art Spiegelman” sul New Yorker di diciannove anni fa (foto nel titolo di questo post). Anche se ce ne siamo un po’ dimenticati, in realtà dopo quell’11 settembre 2001 niente è stato più come prima: la rabbia e l’orgoglio, la guerra al terrorismo e le marce pacifiste, i lutti e le stragi, le crisi economiche e finanziarie, l’ascesa dei populismi e l’indebolimento della liberaldemocrazia, la manipolazione delle opinioni pubbliche e la sua ingegnerizzazione attraverso i social network, la post verità e le fake news, l’attrazione fatale esercitata da regimi e leader autoritari e le diseguaglianze sociali, il bullismo e il radicalismo, la pulizia etnica e la repressione del dissenso, l’emersione di nuove potenze imperialiste e la ritirata dell’America. E, a concludere il ventennio post undici settembre, il disastro della pandemia e della sua gestione che forse, forse, ha cominciato a far capire che affidarsi ai populisti e ai demagoghi, da Trump ai “tagliatori di teste” dei nostri parlamentari, va nella direzione esattamente opposta a quel “Never Again”, al “Mai Più”, su cui si giurava con le Torri Gemelle ancora fumanti. Un Caos totale. E’ questa la strada diretta verso un lockdown della mente occidentale? Vedremo cosa succede il prossimo 4 novembre negli USA… per il momento guardando a casa nostra, percorrendo in “lungo e in largo” quel che fu per antonomasia il Bel Paese… vediamo che: paura, angoscia e confusione dominano l’Italia di questo 2020. Diciamolo senza giri di parole, l’Italia è sull’orlo di una crisi di nervi e forse già oltre. La prossima settimana, riaprono le scuole ma il nostro Paese sembra non essere pronto. Tra tardive misure anti-Covid, allarmanti episodi di cronaca, un referendum che ha rovesciato le attese di voto e le elezioni regionali su cui i partiti puntano tutta la posta in gioco, compresa una Lega allo sbando. Non siamo mai andati alle urne in un clima così nevrotico. Il Paese andrà domenica 20 e lunedì 21 in luoghi fisicamente ansiogeni: le scuole. Una scelta incomprensibile, quella di aprire per forza il 14, poi richiudere e poi riaprire, in un susseguirsi di “sanificazioni” – una parola così dolce come una caramella – e di stress per tutti, studenti, bambini, genitori, docenti e non docenti. Ma non è solo di questo che si tratta. Già, lunedì riaprono le scuole (molte no, non sono ancora pronte) in un clima che da giorni è sovreccitato. Ed è sicuro che quello che accade normalmente ogni anno, cioè il caos, stavolta sarà molto più accentuato perché le misure anti-Covid non sono state approntate per tempo e per bene, e qui di mezzo c’è la cosa più importante di tutte, la salute (a cominciare da quella dei bambini): ecco perché scrivo che l’Italia non è solo sull’orlo di una crisi di nervi ma forse è già ben oltre, e non basteranno certo due-tre giorni per ottenere una normalità che forse nelle nostre scuole non vedremo mai più. E non basta ancora. Di ritorno dalle vacanze da anni Sessanta (tutti al mare, tutti al mare… addossandosi l’un sull’altro e scordandosi mascherine e ogni altra minima cautela, si è ripristinato il terrore del Covid. E sebbene al momento la situazione sia ancora sotto controllo pur nella sua serietà, la gente appare già stanca ancora prima di aver iniziato l’anno lavorativo, per chi un lavoro ce l’ha ancora, s’intende, l’occupazione dei giovani è di nuovo crollata , mentre poco o nulla di positivo si vede all’orizzonte – siamo ancora ai titoli dei famosi “piani” per ottenere i miliardi europei -, il vaccino forse non funziona, si dà la piazza a dei pazzi negazionisti, in Israele c’è di nuovo il lockdown e la Corsica è tutta zona rossa, i telegiornali sono di nuovo portatori d’ansia, Zangrillo ha pure detto che Berlusconi poteva morire. Le persone sono preoccupate. La prospettiva di un anno così è devastante! E infine si assiste sconcertati a episodi aberranti come l’omicidio di Willy a Colleferro e ieri la denuncia di stupro in quel Circeo che evoca la mostruosità del delitto del lontano 1975. Circa i due episodi, si riparla di fascismo, di botte, di violenza sessuale, i mostri di sempre di cui questo Paese non riesce a liberarsi e che risorgono puntuali dalle memorie dell’oltretomba. Ora, nel bel mezzo della nevrosi collettiva generata da tutti questi fatti i cittadini vanno a votare in sette regioni dove i partiti stanno duellando attraverso alleanze varie, con candidati talvolta improbabili, in un mix di messaggi spesso politicisti. C’è poi questo referendum su una legge inutile, anzi dannosa, che sta scaldando i cuori solamente dalla parte di chi vi si opporrà con un rotondo No. L’impressione è che l’Italia profonda abbia ben altri problemi per la testa, anche perché non è obiettivamente facile districarsi fra un Pd che ha votato tre volte no a una riforma su cui ora chiede un Sì e una destra che è per il Sì ma sotto sotto è tentata di votare No. Anzi, neanche troppo sotto sotto. Un pezzo da novanta della Lega come Giancarlo Giorgetti voterà No (senza scordarsi l’ex ministro Centinaio e l’antieuro Claudio Borghi e chissà quanti altri leghisti, Forzanovisti Piddini, qualche rinsavito o pentito 5stelle e persino qualche fratello d’Italia nonostante la leader Meloni in forte crescita di consensi: è forse un segnale del rompete le righe? Forse, Fiutano il vento e anche a destra, sentono che il No cresce. E si adeguano. Pur in un clima generale di paura, di angosce, di nervosismo che ribollono nel fondo del Paese e che potrebbe diventare il propellente per una risposta definitivamente di destra, nonostante la Lega sbandi politicamente, inseguita dagli ennesimi arresti a Milano di persone legate alla gestione dei soldi “verdi”, con un leader che pronostica un irrealistico sette a zero, nell’elezioni regionali …un’asticella troppo alta che gli verrà alla fine rinfacciata anche dai suoi che, con ragione, gli diranno: caro Matteo Salvini, hai mancato il bersaglio un’altra volta. E a quel punto potrebbe succedere di tutto, nella Lega di Zaia e Giorgetti… ma i problemi restano tutti (non sono certo i destini dei capo partito e delle loro parti). I problemi restano: paura, angoscia e confusione e conseguente generale incertezza per le nostre prospettive continuano e continueranno per ancora lungo tempo, a segnare il destino del Paese…

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