Parlamento: i furbetti del bonus Covid. E’ paradossale sostenere che il problema non sono i deputati che l’hanno chiesto, ma il governo che gli ha consentito di chiederlo…

Non è una novità che la classe dirigente politica oggi, sia quella che è. Ma la responsabilità è di chi l’ha selezionata e fatta votare, ovvero dei partiti e non già delle istituzioni… Di Maio, Fico e i cantori di palazzo Chigi si stanno approfittando della storia miserabile di questi cinque parlamentari, e pare anche dei duemila consiglieri locali, che hanno ottenuto il sussidio, per fare campagna sul referendum del taglio dei parlamentari. Proprio nei giorni in cui i Cinquestelle si sono ‘pappati’ due autorità in teoria indipendenti, «una a Conte e una a Di Maio» ha titolato l’house organ di Palazzo Chigi quotidiano a proposito della rapacità dei grillini su Agcom e Anac, i populisti di governo stanno provando a farsi una bella campagna referendaria gratis saltando come avvoltoi sullo scoop di “La Repubblica” secondo cui cinque parlamentari, e pare appunto ben duemila consiglieri locali, avrebbero chiesto e ottenuto dall’Inps il sussidio anti Covid da 600 euro. E l’opposizione con Salvini e Meloni, gli fa da controcanto… Paradossale infatti, …appare l’argomentazione che sta prendendo il sopravvento sulle motivazioni di questo ‘inqualificabile’ comportamento, veicolata altresì dai Media: la colpa non è già dei singoli e del loro agire, ma è della legge che è stata scritta e approvata dal Governo che lo permette. Sembra paradossale, ma questa sordida storia del bonus parlamentare certifica il fallimento dell’«antipolitica». E non solo perché i tre che l’avrebbero incassato sono stati eletti nelle file della Lega e dei Cinquestelle, cioè dei campioni dell’antipolitica, (gli altri due parlamentari, che l’hanno chiesto senza nemmeno ottenerlo, appartengono più al genere «cretinetti» della commedia all’italiana). È molto probabile infatti che i tre col bonus siano stati eletti al colmo di una serrata campagna elettorale condotta al grido di «onestà, onestà» e «Roma ladrona la Lega non perdona». Il che dovrebbe far riflettere, oltre che su di loro, anche su un sistema elettorale che ci costringe da tempo a eleggere «a nostra insaputa» dilettanti allo sbaraglio, gente senza né arte né parte, il cui unico merito il più delle volte è solo quello di aver conquistato il favore del capo di un partito. Che gli attuali parlamentari non siano il meglio del paese di questi tempi non è una novità, del resto abbiamo Giuseppe Conte premier, Rocco Casalino alla comunicazione di Palazzo Chigi, Luigi Di Maio alla Farnesina coadiuvato da Manlio Di Stefano, Roberto Fico alla guida della Camera, uno con la terza media e l’esperienza di vita da commesso in un negozio di animali come presidente della Commissione Affari europei, un altro che non crede che l’uomo sia mai andato sulla Luna come sottosegretario alla presidenza del Consiglio, alcuni compagni di banco di Di Maio all’Ena di Pomigliano d’Arco nei consigli di amministrazione delle partecipate, un twittatore dei Protocolli dei Savi di Sion in maggioranza, un retwittatore di presunte cene sataniche di Hillary Clinton alla Rai, Vito Crimi come leader del primo partito, e personaggi da circo Barnum come Matteo Renzi che fa continui salti mortali per richiamare l’attenzione del popolo sulla sua esistenza… Roberto Calderoli e le sue “porcate” procedurali rispetto ai regolamenti parlamentari… con in più un contorno anche di ‘fascistelli’ di varia natura. Quindi non c’è da stupirsi che in mezzo a questa fauna di impresentabili ci siano anche cinque parlamentari in cerca di sussidi, ora additati sui social come «furbetti», con una formula orrenda che ormai ha infettato il giornalismo e la politica italiani. Posto che il problema è quello della classe dirigente al tempo del populismo, di chi l’ha selezionata e di chi l’ha votata e certo non delle istituzioni repubblicane, che i cinque parlamentari che hanno chiesto il sussidio in un paese serio avrebbero già rassegnato le dimissioni, qualcuno dovrebbe spiegare a Di Maio e a Fico e ai cantori del governo populista che in queste ore stanno provando a lucrare politicamente su questa vicenda miserabile che se i cinque parlamentari e i circa 2000 consiglieri locali, c’è chi si è autodenunciato  come Anita Pirovano, consigliera comunale a Milano, che hanno fatto richiesta del bonus, tutte persone prive di ogni senso dell’opportuno politico e di ogni senso di responsabilità personale per il ruolo che ricoprono ai vari livelli istituzionali… ma certo che c’è anche una responsabilità generale in questo pasticcio ed è chiara… ma non è del governo come si vuole accreditare, è soprattutto dei partiti populisti che non fanno selezione dei loro gruppi dirigenti dando accesso alla politica al peggio della peggio società… Cioè la responsabilità in primis è di coloro che fanno politica per puro interesse personale privi di ogni etica e morale… per questi non servono referendum e indignazione. Occorre che i partiti e i loro leader ritrovino la dimensione di una responsabilità nei confronti della collettività sociale e del bene comune che coloro che sono chiamati a rappresentarla nelle istituzioni devono avere… e nel frattempo per questi “furbetti” fuori i nomi… e che siano i partiti che li hanno fatti eleggere a buttarli fuori… così sarà possibile non votarli più…

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