Per nuove possibilità di lavoro, è meglio partire dall’analisi di mercato… o di noi stessi?

 

Qual è l’andamento del mercato?
Quali sono i lavori o i settori che “tirano”?
Dove ci sono più sbocchi lavorativi?

Chi si affaccia nel mercato del lavoro per la prima volta o chi sta cercando di ricollocarsi e trovare nuove alternative professionali, si sarà fatto queste domande anche più di una volta.

Per il senso comune si tratta di domande molto sensate e “logiche”: cerchiamo di scegliere qualcosa che abbia più probabilità di riuscita e per saperlo ci affidiamo all’esterno, se possibile anche ai numeri perché ci danno una percezione di sicurezza e di concretezza.

Allora (se le troviamo…) iniziamo a leggere le statistiche dei (macro) settori, le percentuali di occupazione al termine di un corso di studi rispetto ad un altri, le dissertazioni dei “futurologi” sui trend lavorativi del 2020 o 2050… e finiamo per avere più dubbi di prima…

Le statistiche, come scrisse Trilussa, sostengono che ciascun mangia un pollo all’anno; peccato che questo numero sia la media esatta tra chi ne mangia due e chi non ne mangia nessuno!pollo di trilussa

Come facciamo a essere “certi” che quel “pollo” (alias “lavoro”) medio sarà per noi? Non solo, i dati a cui fanno riferimento le statistiche sono riferiti al passato. I risultati disponibili adesso sono infatti stati raccolti l’anno precedente e anche se vengono tracciati dei “trend” per i prossimi 3-5 anni, si tratta pur sempre di ipotesi!

Delusi dai numeri (che tra le altre cose non sono neanche così semplici da intrerpretare), ci rivolgiamo quindi agli esperti del mercato del lavoro: selezionatori, headhunter o consulenti di vario genere, perché loro almeno sapranno la “verità”. Peccato che il mercato del lavoro sia così vasto e così complesso che nessuno può dire di conoscerne davvero le dinamiche attuali e future per ogni tipologia di ruolo, di azienda e di territorio!

Il sito dell’ISFOL (che sicuramente è uno dei più completi e affidabili da consultare) classifica circa 800 unità professionali, in ciascuna delle quali sono contenute anche una decina di nomi di professioni afferenti a quell’unità. Si tratta però di un elenco esemplificativo e niente affatto esaustivo, perché le figure professionali si evolvono continuamente, cambiano contenuto e anche “etichetta”, si differenziano diventando più specialistiche, alcune nuove emergono e altre decadono. Per non parlare poi del fatto che a seconda dell’azienda, ogni professione assume un connotato specifico…

In un mondo in continuo mutamento e dalle infinite sfaccettature, chi può stabilire davvero, con cognizione di causa, cosa abbia più possibilità di funzionare rispetto ad altro? il lavoro che piacee

Si può avere successo in un settore di nicchia e poco noto o in uno “alla moda” e altamente competitivo, così come si può non trovare nulla in un ambito (apparentemente) molto promettente.

Diverse persone mi hanno raccontato di essere state dissuase dall’esperto X o dal consulente Y dall’intraprendere un certa strada professionale perché ormai satura, senza sbocchi… o viceversa indirizzati in una data direzione perché di “sicuro successo” o in ascesa.

Chi però non ha creduto a queste “profezie” e si è affidato al suo intuito ha avuto riscontri decisamente differenti…

“Dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione. In qualche modo, essi sanno che cosa vogliamo realmente diventare. Tutto il resto è secondario”

(Steve Jobs)

Si sa che molte persone poi divenute “famose” erano state all’inizio scoraggiate non solo da amici e parenti, ma spesso anche da “maestri” che paventavano il fallimento del settore oppure l’incapacità o la mancanza di talento della persona.

L’esempio più noto che mi viene in mente è senz’altro quello dell’autrice di Harry Potter, J.K.Rowling, il cui primo romanzo fu rifiutato da diverse case editrici prima di essere accettato da un piccolo ed allora semi-sconosciuto editore. Harry_Potter_(HBP_promo)_3In un mercato che tutti definiscono in crisi come quello editoriale, è diventata milardaria. In un settore ormai saturo come quello dei libri per ragazzi, lei ha venduto milioni e milioni di copie. Un altro caso, più recente ma meno conosciuto è quello di Jan Joum, il fondatore di whatsapp, non superò la selezione per entrare a facebook, la stessa azienda che qualche anno dopo ha acquistato l’App per 19 miliardi di dollari!

Qualcuno potrebbe obiettare che si tratti di eccezioni: è vero, ma il mondo è fatto di eccezioni! Se la Rowland avesse dato retta al calcolo delle probabilità, se avesse seguito la logica della “regola” adesso non sarebbe quella che è!

Noi siamo un’eccezione, perché siamo unici!

Per individuare nuove possibilità, per valutare le nostre probabilità di successo in un settore piuttosto che in un altro, tendiamo ad affidarci alla saggezza degli esperti o a quella dei numeri e della statistica come un oracolo da cui emergerà la verità per noi. Quello che facciamo, in altre parole, è andare a cercare le risposte all’esterno di noi stessi per poi valutarle con criteri logico-razionali.

Fior fior di letteratura psicologica, filosofica, spirituale ed anche scientifica, non fa che evidenziare i grossi limiti della ragione, eppure noi, figli dell’Illuminismo, continuiamo a basarci su di essa per prendere decisioni importanti per la nostra vita!

La ragione è uno strumento che ci serve per elaborare le informazioni e per concretizzare le nostre scelte in azioni e comportamenti, non è la fonte delle risposte!

Dentro di noi ci sono sogni, aspirazioni, idee, capacità e qualità personali uniche, che ci indirizzano in una certa direzione che è solo nostra, non della media della popolazione. Seguendo questa direzione andremo incontro ad opportunità che molto “probabilmente” saranno al di fuori da ogni statistica perché sono specifiche per noi! promuovere se stessi

Crediamo che 1000 posti di lavoro disponibili in un dato settore siano meglio di 100 o di 1 solo, giusto? No, se quell’unico posto è fatto su misura per noi! Se per quell’unico posto, di fatto, non abbiamo concorrenza!

Come facciamo a trovarlo (o crearlo), quel posto?

Non di certo seguendo quello che ci dicono gli altri, i media o i trend del momento, ma ascoltando la nostra guida interiore: alcuni la chiamano anima, altri cuore, altri intuito. E’ quella voce interna che sa cosa è buono, giusto e “possibile” per noi e che lo comunica (o almeno… ci prova!) alla mente razionale (che di fatto è il “braccio operativo”) perché lo realizzi.

Come disse uno degli scienziati più “irrazionali” che siano mai esistiti:

“La mente intuitiva è un regalo sacro e la mente razionale è un servitore fedele. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il regalo”

(Albert Einstein) 

 

E’ sempre tempo di Coaching!

se hai domande o riflessioni da fare, ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure: prendi appuntamento per una sessione di coaching gratuita

0

Aggiungi un commento