Qualche idea per una pensione felice

…equilibrio tra lavoro e vita

Per alcune persone è un momento di rinascita per altre di crisi. L’arrivo delle pensione non passa mai senza conseguenze, ma ci sono tanti modi per vivere questa fase della vita in modo positivo.

 

Come tutte le esperienze della vita, anche l’arrivo della pensione può essere vissuto in modo diverso: c’è chi la considera una rinascita perché finalmente ha il tempo per dedicarsi a ciò che davvero interessa e c’è chi, al contrario, si deprime perché si sente improvvisamente privato del proprio ruolo.
Capita quando il lavoro ha rappresentato il fulcro della propria esistenza. Come evitare che questo disorientamento si trasformi in malinconia o addirittura depressione? Ecco delle idee pratiche per non mandare in pensione la voglia di fare.

Tempo vuoto o tempo ritrovato?

Spesso capita negli anni in cui si lavora, specie alle donne che sono abituate a districarsi tra casa e ufficio, di affermare: “Non vedo l’ora di andare in pensione”, immaginando di poter fare tante cose per sé stessi avendo tempo libero. Ma in realtà non è così semplice: “Svegliarsi la mattina e sapere di non avere orari, avere una giornata libera, può essere piacevole da un lato ma destabilizzante da un altro”. ”Chi è abituato a fare sempre le stesse cose può avere difficoltà ad affrontare nuove esperienze, a capire quale potrebbe essere un nuovo interesse personale, un hobby e quindi spesso accade che la televisione diventi il miglior compagno di avventura”. Dicono e scrivano numerosi psicologhi. Un rischio soprattutto per gli uomini che in genere si occupano di meno della casa e dei figli e proprio per questo, una volta finito il lavoro, non sanno più cosa fare. “La donna, invece, dopo aver lavorato deve pensare a cosa cucinare, alla spesa e alle faccende domestiche. E quando poi ci sono i nipoti davvero non c’è tempo per sentirsi inutili”.

Continuare a lavorare?

Secondo una recente indagine, il 20% dei pensionati italiani vorrebbe continuare a lavorare anche dopo la pensione. In generale due intervistati su tre sono d’accordo con l’idea di combinare pensione e part-time. Così, chi ha una competenza “rivendibile” anche al di fuori dell’azienda per la quale ha sempre lavorato, può trovare delle consulenze offrendo tutto il bagaglio di esperienza ad altre aziende ben felici di avere un servizio che non comporta l’assunzione. Tra l’altro, continuare a lavorare anche dopo la pensione giova alla salute. Secondo una ricerca Usa, chi resta nel mondo produttivo con occupazioni temporanee o part-time dopo essere andato in pensione ha un rischio inferiore del 17% di venire colpito da malattie fisiche gravi rispetto a chi smette di lavorare completamente. I dati emergono da una analisi su 12.189 persone tra i 55 ed i 65 anni intervistate a intervalli di due anni dai ricercatori dell’università del Maryland.

Ricominciare a studiare?

L’aumento esponenziale del numero di Università popolari per la terza età – 3.000 in tutto il mondo, circa 500 in Italia – la dice lunga sulla voglia di cultura degli italiani sopra i cinquant’anni. Nonostante molti di loro possiedano già una cultura personale medio-alta, il desiderio di proseguire il cammino formativo è forte. Le università popolari offrono un’ampia scelta formativa a prezzi facilmente accessibili e danno la possibilità di stringere nuovi rapporti personali.
I corsi sono oltre mille, dalla lettura di Dante, al Cabaret milanese, dall’Informatica alla Sessuologia. L’arte non ha età. Per chi non se la sente di intraprendere un percorso così impegnativo, ma vuole comunque mantenere impegnato il cervello ci sono varie iniziative culturali come i concorsi letterari. L’Associazione 50&più, per esempio, indice ogni anno un concorso di Prosa, Poesia, Pittura e Fotografia che si conclude poi con una gita di una settimana presso una località italiana (l’ultima edizione ad Assisi) che diventa anche un’occasione per scambiarsi esperienze, partecipare a seminari e laboratori e vivere così una settimana in un clima di piacevole coinvolgimento.

Voglia di risate e leggerezza?

Aria aperta e pomeriggi in compagnia per gli over 65 italiani: 6 su 10 – spiega il rapporto Censis sui “nuovi anziani” – si incontrano con gli amici. Presso alcune sedi Auser (associazione di volontariato e promozione sociale) si organizzano anche uscite teatrali. La sede di Milano, per esempio, in collaborazione con il Piccolo Teatro propone la partecipazione in gruppi a spettacoli pomeridiani di alta qualità culturale a condizioni particolari.

Un giro in pista o almeno in palestra?

D’accordo, per ballare bisogna essere in due e in effetti le coppie di pensionati che si danno al liscio ma anche al boogie o ai balli latino-americani, sono sempre di più. Ci sono anche pensionati single che si incontrano proprio sulla pista da ballo. Ma sono sempre più numerose le donne in pensione che vanno in palestra o meglio ancora nei club sportivi dove ci si può iscrivere a corsi di ginnastica posturale, Pilates ma anche fare idromassaggio, bagno turco ed un trattamento benessere. Per chi, invece, ama stare all’aria aperta, ci sono i percorsi ginnici Area Gym o, per chi è più in là con gli anni ed ha qualche problema di salute, Area Terza, la prima palestra all’aperto con attrezzi appositamente studiati per l’attività degli over 60. Se ne trovano in molte città d’Italia (da Milano, Piacenza, Roma e fino a Potenza) sia nei parchi pubblici che presso le case di cura con accesso libero anche agli esterni. Per le più sportive, ci sono addirittura le gare delle Olimpiadi dei 50&Più che vanno dalla marcia al nuoto, sport a cui tutti possono partecipare, e gare in cui anche i meno amanti della fatica possono competere con ogni altro avversario, come nel caso delle bocce e della freccette.

Donare il proprio tempo?

L’invecchiamento attivo non è solo lavoro. Sono molti i pensionati impegnati nel volontariato. C’è chi si prende cura di un membro anziano della famiglia ma anche chi effettua una vera e propria attività di volontariato: “Già due mesi prima del mio ultimo giorno di lavoro, non riuscivo a dormire, pensavo in continuazione a cosa fare”. Mi raccontava una amica di 68 anni. Insomma, temeva di sentirsi inutile visto che, tra l’altro, i figli non vivevano più nella sua stessa città e quindi non poteva neppure pensare di fare la nonna. E anche se il marito era già andato in pensione, era sempre in officina a lavorare con i suoi attrezzi, riusciva ad aggiustare tutto, le persone del posto lo consideravano un punto di riferimento. Lui aveva trasformato il suo hobby in un nuovo lavoro. Lei era molto spaventata, si sentiva sola, era una professoressa, aveva sempre insegnato e diceva di non sapere fare altro. “Quando arrivò il giorno della pensione, ero distrutta e mi sono sentita completamente sfiduciata per i tre mesi successivi” racconta con voce tesa. In quel periodo, non aveva voglia di viaggiare per andare a trovare i figli e i nipoti, non aveva voglia di frequentare alcun corso, né di conoscere persone nuove. “La spinsi (suggerimento di Coach) a chiamare un’associazione di volontariato per stranieri che svolgeva vari tipi di attività. Finalmente decidemmo di chiamare insieme e chiedere informazioni”. E così, da quella semplice telefonata, la sua vita è cambiata: lei decise di iniziare un corso tutto suo e diventò insegnante di italiano per le donne straniere. “Alla fine sono contenta di questa nuova vita perché faccio un’attività che mi piace, ma contemporaneamente ho molto più tempo da dedicare a me stessa e alla mia famiglia. Ora sono diventata parte attiva dell’associazione e non mi limita solo ad insegnare, ma organizzo vari tipi di attività per persone in pensione”.

Veri ortisti?

Per avere i pomodori che il vicino si deve comprare al supermercato, per tornare alla terra mezz’ora al giorno, per fare qualcosa con le proprie mani, per fare garden therapy. Comunque sia, gli orti urbani sono una delle occupazioni favorite dei pensionati. Quasi in ogni Comune – per quanto piccolo – ci sono precisi regolamenti per l’assegnazione di appezzamenti a chi non ha la fortuna di aver un proprio giardino. È molto attiva in questo senso anche Legambiente. In Campania, per esempio, in collaborazione con Fondazione Media Digitale, promuove “Nonnet: orti urbani digitali”. In pratica, i pensionati insegnano agli studenti la coltivazione biologica e i ragazzi diventano tutor per l’alfabetizzazione digitale degli over 60.

E’ tempo… di Coaching!

(agosto 2015)
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Commenti

  1. skrull_1948  Gennaio 3, 2019

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