Riflessioni sull’economia mondiale nel 2016

(parte prima)

E’ pericoloso parlare di economia mondiale in questi giorni caratterizzati come sono dall’isteria collettiva e dalla conseguente volatilità globale …tuttavia è sempre più necessario avere un’idea la più chiara possibile del nostro futuro prossimo.
La crisi del secondo motore dell’economia mondiale, la Cina che è ancora basata sulla produzione industriale del Paese anche se in graduale apertura incondizionata ai mercati è sicuramente una cattiva notizia per il mondo che contava sull’imponente volume d’affari, in vertiginosa crescita negli ultimi dieci anni, ma non era inattesa, anche se rivelata a sorpresa dalla clamorosa svalutazione della moneta cinese prima che i dati sulla produzione industriale cinese affossassero i mercati mondiali, dando inizio ad una “correzione” dolorosissima che sembra continuare caratterizzando anche quest’anno oltre il 2015.
Pechino oltretutto si sta ancora affacciando alla finanza mondiale e flirta da tempo con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) per un posto nel paniere delle monete di riferimento.
In cambio sono state richieste riforme (o “misure correttive” come le ha definite Pechino) per garantire una sempre maggiore liberalizzazione degli scambi finanziari e quando la svalutazione dello yuan è stata annunciata, l’istituto di Christine Lagarde è stato esplicito nelle sue congratulazioni, mentre i mercati si schiantavano per la prima volta nell’agosto 2015.
Gli Stati Uniti, che crescono addirittura al di là delle previsioni e sono riusciti a portare il tasso di disoccupazione a livelli endemici sul mercato, sono l’unica economia reale in grado di reggere il peso dei mercati mondiali, seguiti a ruota dall’Europa che tuttavia non ha ancora consolidato la sua agognata ripresa dall’ultima crisi.
Il problema tuttavia è che il valore della moneta americana non rispetta la situazione reale ed ha un quotazione troppo bassa rispetto a quanto dovrebbe essere per una valuta che rappresenta un’economia florida come quella USA, in un contesto deprimente come quello del resto del pianeta.
Si è fatto di tutto per mantenere il dollaro il più basso possibile per rilanciare l’economia, immettendo grandi quantitativi di denaro sul mercato e i progressi sono evidenti, visto lo stato di salute dell’economia USA. Tuttavia, la Federal Reserve ha cautamente dato corso all’annunciata da tempo intenzione di alzare il tasso d’interesse, per la prima volta dopo dieci anni.

Questo ha portato a scoprire le carte per un economia che non potrà più contare sulle facilitazioni della banca centrale, la domanda quindi è: sarà quindi in grado di reggersi da sola?
Anche questo però è un fatto noto: era più di un anno che la FED ne parlava, prima come ipotesi, poi come dato di fatto e ancora adesso si dibatte su quando continuare l’intervento iniziato di alzamento del tasso d’interesse USA.
Altro che soldi facili: è così che crescono le bolle speculative e sappiamo tutti i danni che queste comportano.
Tuttavia sono molti quelli che strillano le proprie angosce, per paura che l’intervento faccia decrescere ancora il valore delle azioni in un mercato già in grande sofferenza, ma non sono pochi quelli che credono o sperano che questo sia già un riaggiustamento del mercato al nuovo valore.

La crisi cinese ha toccato il fondo? La FED continuerà ad alzare i tassi di interesse?

Non si possono avere certezze in questo mercato che apre ancora solo per dare spettacolo, visto che le contrattazioni vanno avanti oramai 24 ore al giorno in maniera assolutamente automatizzata.
Il dato di fatto è che il mondo crescerà molto più lentamente (e forse non è una cosa negativa, per molti aspetti) e l’unica nazione che ha avuto la fortuna di avere una guida lungimirante e ispirata nell’affrontare la Grande Depressione del 2008 sembra destinata a prendere ancora una volta per mano il pianeta.

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