Tu chiamale se vuoi emozioni: la differenza tra quelle primarie e secondarie

Le emozioni primarie sono emozioni innate e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali. Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano  dalle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale con gli altri individui. Costantemente proviamo tante emozioni, una vasta gamma, che varia da quelle positive a quelle negative. Fondamentalmente, cos’è un’emozione, di cosa si tratta? Proviamo, dunque, a fare un viaggio in questo mondo, esplorando più da vicino queste sconosciute che ci accompagnano per tutta la giornata … e nella vita. L’emozione consiste in una serie di modificazioni che avvengono nel nostro corpo sia a livello fisiologico, alterazioni respiratorie e cardiache, sia di pensieri, ad esempio: “… che paura…” o “… non c’è speranza…”, sia reazioni comportamentali, come il fuggire o gridare o alterazioni della mimica facciale, che il soggetto utilizza in risposta a un evento. Sicuramente, se domani dovesse esserci una interrogazione da affrontare o un compito scritto, un verifica insomma, potrei provare ansia, paura, dovuta al fatto che non so bene come potrebbe andare, di non aver studiato abbastanza, di non sapere esattamente quali domande saranno affrontate e quali potrebbero essere i risultati ottenuti. In questo caso, si possono avvertire una serie di modificazioni a carico del fisico, come le farfalle allo stomaco, la secchezza delle fauci, mal di testa, respiro affannoso e così via. Si tratta di indicatori riguardanti stato di incertezza che si sta affrontando, perché le aspettative che si hanno sono distanti dalla realtà.

In tanti hanno studiato le emozioni cercando di definirle e categorizzarle, ma oggi vorrei porre l’accento sul lavoro messo a punto da Ekman nel 2008.

Questo psicologo americano racconta di essere stato in un remoto villaggio sulle alture della Papua Nuova Guinea per studiare gli abitati del posto e verificare se fosse possibile riscontrare anche tra loro le stesse emozioni provate da altri popoli. Gli indigeni, i Fore, popolo pre-letterario, alla vista di Ekman che mangiava del cibo a loro sconosciuto rimasero stupiti. In particolare uno di loro rimase a guardare Ekman con una particolare espressione. Lo studioso fu entusiasta della loro reazione, …e illustrò in uno scritto come l’uomo fu disgustato dalla vista e dall’odore del cibo che lui consideravo appetitoso”. Questo è solo uno dei tanti esempi riferiti dallo scienzato. Fu proprio seguendo questa Tribù che Ekman poté notare come le espressioni di base fossero universali perché riscontrabili in popolazioni diverse, anche in quella dei Fore che è isolata dal resto del mondo. Così decise di stilare una lista di emozioni divise in primarie e secondarie. Le emozioni primarie o di base sono: 1. rabbia, generata dalla frustrazione che si può manifestare attraverso un comportamento aggressivo;  2. paura, emozione dominata dall’istinto che ha come obiettivo la sopravvivenza ad una situazione pericolosa;  3. tristezza, si origina a seguito di una perdita o da uno scopo non raggiunto;  4. gioia, stato d’animo positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri;  5. sorpresa, si origina da un evento inaspettato, seguito da paura o gioia;  6. disprezzo,  sentimento e atteggiamento di totale mancanza di stima e disdegnato rifiuto verso persone o cose, considerate prive di dignità morale o intellettuale;  7. disgusto, risposta repulsiva caratterizzata da un’espressione facciale specifica.

Queste sono emozioni innate e sono riscontrabili in qualsiasi popolazione, per questo sono definite primarie ovvero universali. Le emozioni secondarie, invece, sono quelle che originano dalla combinazione delle emozioni primarie e si sviluppano con la crescita dell’individuo e con l’interazione sociale.

Esse sono: 1.allegria, sentimento di viva soddisfazione dell’animo; 2.invidia, stato emozionale in cui un soggetto sente un forte desiderio di avere ciò che l’altro possiede; 3.vergogna, reazione emotiva che si prova in conseguenza alla trasgressione di regole sociali; 4.ansia, reazione emotiva dovuta al prefigurarsi di un pericolo ipotetico, futuro e distante; 5.rassegnazione, disposizione d’animo di chi accetta pazientemente un dolore, una sfortuna; 6.gelosia, stato emotivo che deriva dalla paura di perdere qualcosa che appartiene già al soggetto; 7. speranza, tendenza a ritenere che fenomeni o eventi siano gestibili e controllabili e quindi indirizzabili verso esiti sperati come migliori; 8. perdono, sostituzione delle emozioni negative che seguono un’offesa percepita (es. rabbia, paura) con delle emozioni positive (es. empatia, compassione); 9. offesa, danno morale che si arreca a una persona con atti o con parole; 10. nostalgia, stato di malessere causato da un acuto desiderio di un luogo lontano, di una cosa o di una persona assente o perduta, di una situazione finita che si vorrebbe rivivere; 11. rimorso, stato di pena o turbamento psicologico sperimentato da chi ritiene di aver tenuto comportamenti o azioni contrari al proprio codice morale; 12. delusione, stato d’animo di tristezza provocato dalla constatazione che le aspettative, le speranze coltivate non hanno riscontro nella realtà.

Quindi, le seconde sono delle emozioni più complesse e hanno bisogno di più elementi esterni o pensieri eterogenei per essere attivate.

Bene, siamo così giusti alla fine di questo piccolo viaggio. Alla prossima avventura nel mondo del Coaching con uno sguardo verso la psicologia!

“E’ sempre tempo di Coaching!” 

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