(prima parte)
Avete mai sentito parlare di sindrome dell’impostore?
È un fenomeno psicologico che colpisce paradossalmente le persone più in gamba e rischia di metterne in pericolo i futuri successi. Se la conoscete …la evitate.
“Più è grande il tuo potenziale, più sarà grande
la tua insicurezza. La presunzione è il premio
di consolazione dei mediocri”
(Robert Hughes)
Vi è mai capitato di centrare un obiettivo, magari un obiettivo anche importante, ma continuare a sminuirlo o, cosa ancora peggiore, continuare a sminuirvi? Sto parlando di tutte quelle volte in cui avete ottenuto un successo e avete subito pensato:
“Ok, ‘sta volta mi è andata di c*lo:
speriamo non se ne accorga nessuno!”
“No, non me lo merito proprio.”
“Se solo gli altri sapessero…”
Questo atteggiamento prende il nome di sindrome dell’impostore e, ironia della sorte, a soffrirne sono spesso quelle persone che lavorano duro e ottengono ottimi risultati, ma che purtroppo sono incapaci di riconoscere i propri meriti. Se Vi ritrovate in questo identikit dovete sapere che questo continuo autosabotaggio può essere deleterio e può mettere in serio pericolo il vostro successo a lungo termine. Fortunatamente esistono strategie pratiche per smetterla di darsi la famosa “zappa sui piedi”. Ne parlerò nel dettaglio in questo primo post, spiegandovi anche le cause di questo fenomeno. Prima però, voglio condividere con Voi le frasi pronunciate da alcune insospettabili vittime della sindrome dell’impostore… Anche i premi Oscar soffrono della sindrome dell’impostore:
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“Se nei 5 minuti che precedono la prima di un tuo film non inizi a pensare tra te e te ‘che diavolo ci faccio io qui?!‘, è arrivato il momento di ritirarti dalla scena.”
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“Perché mai qualcuno vorrebbe rivedermi in un altro film? Io non so recitare, perché continuo a fare questa cosa?”
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“Pensavo fosse uno scherzo e che tutti lo sapessero, tranne me. Ero convinta che sarebbero venuti a casa mia, avrebbero bussato e mi avrebbero detto ‘Ci scusi, abbiamo scherzato, l’Oscar che le abbiamo dato in realtà è per Meryl Streep.”
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“Ci sono mattine in cui mi sveglio e prima di iniziare le riprese penso: ‘Non posso farlo‘, sono solo un’imbrogliona”.
Provate ad indovinare chi ha pronunciato queste frasi durante delle interviste ufficiali. Eccovi indizi: sono tutti attori che hanno vinto un premio Oscar. Tra di loro c’è addirittura chi ne ha vinti più di uno! Avete indovinato? Eccoli nell’ordine di apparizione delle rispettive citazioni (da sinistra a destra) …se soffri della sindrome dell’impostore non sei solo ogni giorno, attori del calibro di:
Denzel Waschington,
Meryl Streep,
Jodie Foster
e
Kate Winslet
mettono in dubbio le loro reali capacità e vivono nella convinzione che, prima o poi, qualcuno li smaschererà! …in realtà siamo in parecchi a non sentirci all’altezza. A quanto pare questo problema non colpisce solo Voi e qualche premio Oscar. Secondo uno studio condotto dalla Dott.ssa Pauline Clanche, ricercatrice che per prima ha coniato l’espressione “sindrome dell’impostore”, quasi il 70% della popolazione ha sperimentato almeno una volta nella propria vita questo fenomeno psicologico. Questa sensazione di non sentirci all’altezza, di essere degli imbroglioni che si trovano nel posto sbagliato, spesso emerge quando ci troviamo ad apprendere nuove competenze o a ricoprire un nuovo ruolo di responsabilità. La diffusione di questa “sindrome” lascia poi pensare che sia la stessa società iper-competitiva in cui viviamo a farci sentire inadeguati. Come ripeto sempre però, è inutile frignare e prendersela con la società brutta e cattiva. È comunque nostra responsabilità prenderci cura del nostro percorso di crescita personale. Ecco perché dopo avervi spiegato cos’è la sindrome dell’impostore (passo 1) e avervi dimostrato che non siete i soli ad avere certi pensieri (passo 2), è tempo di capire perché mai la nostra mente ci giochi questi brutti scherzi (passo 3). Chissà, magari non tutti i mali vengono per nuocere…
E’ sempre tempo di Coaching!
se hai domande o riflessioni da fare, ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure: prendi appuntamento per una sessione di coaching gratuita
(…continua)
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