America: Joe & Kamala. Senza Trump, l’America potrà tornare di nuovo grande?

Con la consueta saggezza che contraddistingue le sue scelte, il “cialtrone-non-più-in-chief” ha deciso di trascinare sé stesso, il suo business da amministratore di condomini e anche il Partito repubblicano all’inferno. Nemmeno questa volta riesce a comportarsi da adulto. Incomprensibile come gran parte dei leader repubblicani ancora tacciano… come fossero terrorizzati da chissà quali possibili ritorsioni Trump possa fare nei loro confronti… c’è da chiedersi se hanno paura di essere colpiti da qualche twitter omicida? Oltre a quelli che come Bush da tempo in pensione e Mitt Romney, ultimi esponenti di un Grand Old Party che fu, che già non votavano per Trump, Anche altri cominciano a dire che: «Trump non ha i numeri» così i conti dello stratega Karl Rove smontano il riconteggio dei voti. E’ il verdetto dell’ideologo conservatore, artefice a suo tempo della vittoria di George W. Bush, che frena le battaglie legali del presidente con l’assenso del genero Jared Kushner: «Chiudere la stagione del voto è un passo duro ma necessario». Gli avvocati della Casa Bianca hanno chiesto ai tribunali della Pennsylvania, del Michigan e dell’Arizona di bloccare il processo di certificazione dei voti in attesa di verificare se le denunce di frode presentate dalla campagna di Trump hanno fondamento. Ma finora non sono emerse prove significative di irregolarità, al di là di pochi casi isolati: il tentativo, quindi, è soprattutto quello di impedire che il risultato del voto popolare negli Stati persi da Trump venga ufficializzato entro i termini di legge, una mossa dalle conseguenze potenzialmente gravi, destabilizzanti. Fin qui il partito repubblicano ha spalleggiato il presidente, come detto, con le poche eccezioni prima ricordate, ma ora il prolungato blocco del processo di transizione democratica verso la nuova presidenza, la scarsa consistenza degli argomenti legali della Casa Bianca e i rischi istituzionali che stanno emergendo inducono alcuni altri big del partito a correggere la rotta. Lindsay Graham, John Thune e Charles Grassley, tre dei senatori conservatori tra i più influenti, hanno dichiarato che Biden dovrebbe poter aver accesso ai briefing «classificati» dei servizi segreti che sono ancora consegnati a Trump. E un modo per dire che la Casa Bianca dovrebbe smettere di fare ostruzionismo e consentire al «presidente eletto» di avere accesso ai meccanismi della transizione.  Infatti, appare già chiaro al Mondo che per quanto farà Trump, per tentare di invalidare il risultato elettorale – 306 grandi elettori per Bidencontro i 232 grandi elettori per Trump – di sicuro il 20 gennaio prossimo Trump dovrà sgombrare dalla White Hause… Certo resta un compito non semplice quello del presidente Biden e della vicepresidente Harris di subentrare con il loro staff nell’Amministrazione degli Stati Uniti. Ma in ogni caso, qualsiasi cosa faccia Trump, il 20 gennaio 2021, dopo le ore 12 ora locale di Washington, D.C., dovrà sloggiare dal 1600 di Pennsylvania Avenue, peraltro grazie proprio alla Pennsylvania e al suo efficiente servizio postale. Altrimenti sarà accompagnato fuori a forza dal ‘secret service’ come un intruso e un abusivo, aggiungendo un altro reato federale ai tanti dei quali dovrà rispondere una volta privo dell’immunità presidenziale. Su FoxNews (l’emittente fino al voto più vicina a Trump) già invitano il neopresidente Joe Biden a graziare Trump per i reati che i trumpiani hanno sempre negato che il presidente sconfitto abbia mai commesso. E’ incredibile, ma l’America (non è la sola, se pensiamo anche a quello che succede qui da noi) sembra ormai abituata alla politica del vale tutto. Ultima ora: Trump cambia look, i capelli dal giallo canarino al grigio argento. E i social si scatenano. L’incontro con la stampa per parlare della risposta della sua amministrazione al Coronavirus ha portato più di una sorpresa, L’incontro inatteso con la stampa  ha visto più di una novità. Tra queste per l’appunto l’acconciatura del presidente che dal giallo canarino degli ultimi quattro anni è virata verso un signorile grigio argento, quasi  platino. E non ci sono spiegazioni sul cambiamento di colore della capigliatura del Commander in Chief che solo giovedì scorso, sotto la pioggia e senza ombrello, era andato a deporre con la solita capigliatura dal colore giallo una corona di fiori al cimitero degli eroi di Arlington in occasione del Veteran’s Day. Le immagini del “Trump grigio” hanno mandato in fibrillazione i social. Che ormai parlano soprattutto dei suoi capelli grigi più che d’altro.  Eppure  è ben d’altro nella conferenza: “Vaccini per tutti, ma non per New York. E, udite udite: “vedremo che governo avremo…” In sostanza, alla sua prima uscita pubblica dopo il voto, il presidente uscente si è esibito in una sorta di monologo, ignorando il risultato delle urne. L’aveva annunciata via Twitter 15 minuti prima chiamandola proprio “conferenza stampa”.  Ma dopo aver parlato se ne andato via senza rispondere alle domande dei giornalisti. Trump si è presentato nel giardino delle rose della Casa Bianca quando in America erano passate da poco le 4 del pomeriggio di venerdì, accompagnato da Moncef Slaoui, direttore operativo di quell’operazione Warp Speed lanciata in primavera per finanziare le ricerche di eventuali nuovi vaccini. E produrre al più presto almeno 300 milioni di dosi. Nel corso dell’incontro coi giornalisti Trump ha confermato l’approvazione imminente di un vaccino contro il coronavirus, quasi certamente quello di Pfizer, anche se ce n’è almeno un altro in lizza. Per poi sottolineare: “Pfizer dice di non far parte di War speed, ma è un errore. Gli abbiamo dato 1,95 miliardi di dollari”. I primi vaccini saranno probabilmente effettuati già a inizio anno, mentre sarà disponibile in tutti gli Stati Uniti a partire da Aprile. Ovunque, tranne New York: non daremo il vaccino a uno stato che non si fida” di questa amministrazione, ha sostenuto, attaccando per l’ennesima volta il governatore Andrew Cuomo, che durante la campagna elettorale si era detto scettico rispetto al “vaccino elettorale” promesso dal presidente prima delle elezioni. Poi come non fosse previsto alcun cambio della guardia alla Casa Bianca, Trump, che ancora non ha riconosciuto la sconfitta del 3 novembre, ha insistito: “Con la mia amministrazione, non ci sarà nessun lockdown. Chissà quale amministrazione ci sarà, solo il tempo lo dirà. Ma vi assicuro che questa amministrazione non ordinerà il tutti a casa”. Con buona pace del fatto che i numeri del contagio in America, sono ormai da record. Giovedì scorso si sono infatti registrati 160mila nuovi casi in un solo giorno mentre California e Texas hanno raggiunto un milione di infetti ciascuno (mentre in tutto il paese il totale dei contagi ha superato gli 8 milioni). Città come Chicago e Detroit stanno nuovamente varando misure d’emergenza che vanno dal coprifuoco al tutti a casa. Mentre New York si prepara a richiudere le scuole.  Il risultato del voto e le resistenze di Trump sul risultato che lo vede perdente agitano il popolo degli Stati Uniti e ieri, in migliaia sono scesi in piazza per Trump: “Elezioni truccate”. E lui twitta: “Vinceremo”. E’ uno dei tweet con i quali il presidente Donald Trump ha rilanciato le immagini di decine di migliaia di sui sostenitori che si sono radunati a Washington per protestare contro i presunti brogli elettorali denunciati dal presidente e per chiedere “altri quattro anni” di Amministrazione Trump. E lui si concede un bagno di folla mentre sta perdendo i vari ricorsi legali. Ma Trump per ora non ha intenzione di rinunciare alla sua battaglia legale sul voto, nonostante i crescenti rovesci legali, dal Michigan alla Pennsylvania. Ha bisogno di tenere galvanizzata la sua base, anche per evitare che una sconfitta ai ballottaggi in Georgia a inizio gennaio consegni anche il Senato la maggioranza ai democratici spianando definitivamente la strada all’agenda politica di Joe Biden. Il presidente eletto e la vicepresidente eletta, Biden e Kamala Harris,  ancora senza poter contare sulla collaborazione della “setta” asserragliata alla Casa Bianca, hanno comunque cominciato ad avviare il processo di transizione del potere che in molti si chiedono se potrà alla fine essere pacifico e al cui cospetto la fredda e formale cerimonia della campanella tra Enrico Letta e Matteo Renzi sarà ricordata come una ‘rimpatriata tra vecchi amici’. Avremo modo nei prossimi 67 giorni di leggere le mosse di Trump, e conseguentemente del futuro del trumpismo… che privato di Trump, resterà orfano del narcisismo incompetente e inconcludente dell’ormai ex Presidente. Soprattutto sarà interessante osservare come si muoverà Biden nel tentativo di guarire le ferite morali subite dall’America in questi anni, come affronterà la catastrofe del Covid da quasi 200 mila casi e oltre mille morti al giorno, chi nominerà al governo e come bilancerà l’esigenza di non trascurare i settanta milioni di americani che non lo hanno votato con quella di concedere qualcosa all’ala neomarxista del suo partito che comunque lo considera un “avversario politico” e che stavolta, al contrario di quanto fece quattro anni fa con la Clinton, non si è risparmiata per evitare la tragedia di altri quattro anni del Cialtrone… Bernie Sanders quando ha deciso di appoggiare Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca  il senatore socialista è stato infatti, il primo leader della sinistra del partito democratico a sostenere Biden come candidato alla casa bianca. “Sto chiedendo a tutti gli americani, a tutti i democratici, a tutti gli indipendenti, a un sacco di repubblicani, di unirsi in questa campagna per sostenere la tua candidatura, che io appoggio”, ha dichiarato a sorpresa il senatore socialista rivolgendosi direttamente a Biden. “Non è un gran segreto che tu ed io abbiamo differenze e non le ignoreremo”, ha sottolineato Sanders. La priorità, ha però ammonito, è “rendere Donald Trump un presidente con un solo mandato”. Biden lo ha ringraziato, definendo il suo appoggio “molto importante non solo per vincere la campagna, ma per governare”. Il Financial Times ha scritto: “con Biden l’America potrebbe scoprire un’economia di sinistra”. La ricetta dell’ex vicepresidente di Obama, per battere Trump è quella di: “aumentare le tasse per i ricchi e investire miliardi di dollari in servizi pubblici, dalle infrastrutture all’energia pulita, dall’istruzione alla sanità”. Il risultato elettorale sembra dire che la maggioranza degli americani  anche in molti Stati che avevano votato per Trump 4 anni fa, hanno apprezzato il programma di Biden e gli hanno dato la maggioranza dei grandi elettori. Con Biden e Harris, l’America potrà davvero tornare di nuovo grande? Non alimentare più le divisioni in Europa e l’instabilità Geopolitica mondiale con le scelte estreme che in questi anni hanno caratterizzato la presidenza Trump? E  Trump, i movimenti sovranisti, nazionalisti e populisti perderanno il loro punto di riferimento? Sono rimasti solo con Putin, ma anche il Cremlino esce indebolito dalla sconfitta di Trump. Saranno necessari mesi e forse anni, ma gettato Trump come merita nella ‘spazzatura’ della storia, sembrerebbe cominciato un conto alla rovescia che a cominciare dall’America ha messo una data di scadenza ai sovranisti e ai populisti in ogni dove… compresi, si spera, quelli di casa nostra, sia quelli all’opposizione sia quelli al governo…

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