(Grazie alle mail di Valentina, Giulia e Mauro)
…continuando a guardare verso i “nostri” millennials.
Da qualche settimana una giovane coachee, che con me sta facendo un suo percorso di coaching, mi gira le e-mail delle opinioni messe a confronto in un forum tematico sui “giovani e le loro problematiche”.
Una ragazza qualche tempo fa ha lanciato l’hastag #ilnostroposto, per chiedere ai suoi coetanei come si ‘vedevano’ collocati in questa nostra società e se pensavano di lasciare come tanti stanno facendo il Paese …a decine hanno risposto.
Vi propongo tre scritti di due giovani donne e di un giovane uomo. La questione non è, come vedrete, solo partire o restare. Insistere o resistere.
La questione è che l’adolescenza – quella zona di transito della vita in cui non si è ancora adulti e non più bambini – non è più solo un’età biologica, ma come “indagato” in altri post su questo Blog, è ormai una condizione sociale che parte in anticipo e si allunga fino ai quarant’anni, quando va bene: dipende anche dal mondo com’è fatto, dal mondo fuori…
Valentina Azzarone, nata e cresciuta a Milano da padre pugliese e madre siciliana, laurea in scienze storiche e specializzazione in editoria, 37 anni. Correttrice di bozze, segretaria in ospedale, precaria nell’editoria, vorrebbe essere libraia. E dopo aver partecipato ad una presentazione di “Tempi di Libri”, a Palazzo Marino, scrive: “Ero lì perché ho un’inguaribile, e quindi patologica passione per i libri. Ero al limite dell’essere imbucata, mi ha salvato l’essere libraia per vocazione. Scrivo per confidare la sensazione di straniamento che ho vissuto: io che (ri)conosco tanti e da nessuno sono riconosciuta, che con i libri ci vivo per mestiere e passione ma che come figura professionale, insieme a tanti colleghi, sono penalizzata e misconosciuta, con capacità e talenti non sfruttati ma piuttosto mortificati e appiattiti secondo logiche che sono solo quelle del mercato e del profitto. Un mondo, quello dei libri che amo, a cui vorrei appartenere ma che ostinatamente mi ignora. Per conto mio non manco di tenermi aggiornata. In Municipio organizzo booksharing, faccio da sola. Grazie di avermi ascoltata, è già molto”.
Giulia Di Pasquale, siciliana arrivata a Milano per studiare, scrive quella che sembra una risposta a Valentina. Bisogna insistere, resistere, o lasciarsi portare dove la vita ti porta rinunciando a quello in cui hai creduto? “Sopporteresti la più rigida salita se ad un certo punto si potesse scorgere la vetta – dice Giulia – La questione è la totale assenza di prospettive. È questo che ti ammazza, che ti terrorizza, che ti disorienta. È questo che, ad un certo punto, ti porta a sventolare bandiera bianca. Ti chiedi quale sarà il tuo posto e sai che non sarai tu a sceglierlo, ma il miglior offerente”. Giulia parla di una sorta di “mobbing generazionale”, in molti le hanno risposto è vero, hai ragione.
Fanno eccezione quelli che dicono: “la vita è durissima ed è sempre stato così, in ogni tempo”.
Mauro Luglio, invece dice no, questo tempo è diverso. E’ il tempo dell’eterna adolescenza: “Bambini con attacchi di panico causa stress, preadolescenti con disturbi alimentari, teenager in lista d’attesa per sedute d’agopuntura”. L’adolescenza si è dilatata a dismisura, verso il basso invadendo il campo dell’infanzia e verso l’alto con trentenni colpiti da sindrome di Peter Pan. «Forever young», per dirla con Bob Dylan”.
“Quarantenni col “giubbotto di pelle” – scrive in un suo libro Massimo Ammanniti – “…che fanno a gara coi figli a parlare la lingua degli youtubers”.
Sapete… Tutto questo accade attorno a noi. Anche questo è un tema, non vi sembra?!
E’ sempre tempo di Coaching!”
se hai domande o riflessioni da fare, ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure: prendi appuntamento per una sessione di coaching gratuita
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