“Uscire soprattutto dalla pretesa che la tua mente debba sapere sempre cosa sia meglio o giusto per te e per gli altri”
(Claudio Guarini)
Un argomento che mi ha sempre toccato da vicino e che ora “vedo” presso che quotidianamente, nel mio lavoro di Life Coach, sono le “aspettative” e come esse siano la base di molti dei disagi intrapsichici e relazionali… La fonte e l’alimento del nostro reagire e pretendere proviene proprio dalle nostre aspettative. Tutti noi nutriamo aspettative che, se rimangono inconsce, possono distruggere qualsiasi tipo di armonia e intimità desideriamo creare. Perché le nostre aspettative trasformano l’altra persona in un oggetto per i nostri voleri… E poniamo le stesse aspettative sulle situazioni e sulla vita in generale…
“Gli esseri più enigmatici sono per me quelli che avanzano pretese su tutto, hanno bisogno di molto eppure non hanno la minima considerazione di sé”
(Elias Canetti)
Un altro modo per scoprire un’aspettativa è esaminare cosa si nasconde sotto il nostro giudizio. Spesso proprio dietro ad un giudizio c’è qualcosa che vogliamo o ci aspettiamo da qualcuno. Un terzo modo per cominciare a riconoscere le nostre aspettative è quello di prendere qualcuno che ci è molto vicino – la nostra relazione fondamentale è l’esempio migliore – e vedere tutti i modi in cui possiamo incolpare questa persona… che ci siamo scelti e diciamo (…convinti) di amare. Incolpiamola per tutto quello che non va in lei, per tutto ciò che non ci dà, per tutto ciò che vorremmo cambiasse. Sotto ognuna di queste colpe c’è una aspettativa delusa che diventa una pretesa. Una precisazione… mi pare necessaria. C’è differenza tra il desiderare e il dover avere a tutti i costi. Avere una aspettativa è altra cosa dal pretendere… E’ una differenza sostanziale… Pretesa e desiderio non sono certo la stessa cosa. Quando un’aspettativa (un desiderio) non è soddisfatta possiamo avere una reazione esplosiva o implosiva. Le aspettative che provocano il primo tipo di reazione sono positive e si trovano appena sotto lo stato di rabbia e di giudizio. Esse hanno una “energia” che le sorregge e sono accompagnate dalla sensazione, nella mente del nostro “bambino”, che meritiamo di vederle soddisfatte. Le definisco positive perché c’è almeno un po’ di energia con cui possiamo connetterci. E quando c’è energia è più facile riconoscere le aspettative e cercare il bisogno insoddisfatto, il buco della nostra vita che esse ricoprono. Le aspettative d’altronde sono i coperchi dei nostri buchi interiori. Invece di sentire la paura e il dolore che questi buchi provocano, trasformiamo l’energia nell’aspettativa che qualcuno, o la vita stessa colmino. Le aspettative negative sono convinzioni che tratteniamo e che ci impediscono di ammettere che in realtà vogliamo o ci aspettiamo qualcosa. Quando neghiamo di avere bisogni e desideri o quando ci sentiamo così indegni che non pensiamo di meritare nulla, le nostre aspettative vengono sepolte in profondità. Ovviamente sono ancora lì, ma sono più difficili da raggiungere. Per esempio, alcuni di noi vivono nell’illusione che non abbiamo bisogno di niente e di nessuno. Altri provano così tanta vergogna che pensano di non meritare niente. In realtà continuiamo ad avere aspettative, solo che si manifestano indirettamente sotto forma di risentimenti inespressi, di depressione cronica, di malignità, di aggressione passiva. Copriamo i nostri bisogni con convinzioni del tipo: Avere bisogno degli altri non va bene; dobbiamo imparare a prenderci cura di noi stessi; è inutile desiderare o avere bisogno di qualcosa perché in ogni caso non verremo soddisfatti; esprimere un bisogno porta solo alla frustrazione. E’ possibile che non riconosciamo assolutamente il fatto di avere bisogni. Li abbiamo rinnegati così a lungo che è diventato quasi impossibile averne la consapevolezza. Le nostre aspettative negative si trovano nel profondo delle nostre ferite interiori. E creano una grande disperazione: non saremo mai amati, accettati o compresi. Sia che le nostre aspettative si manifestino sotto forma di rabbia, delusione o accusa (è il caso delle aspettative positive) sia che possano essere identificate come una convinzione negativa che copre i nostri desideri e bisogni (è così per le aspettative negative), esse continuano a coprire una parte dentro di noi profondamente ferita e affamata. Il nostro bambino interiore proietta le sue vecchie esperienze sul presente con tutta la paura e la diffidenza che quelle esperienze gli hanno insegnato… Il presente può anche essere più amorevole di quanto crediamo ma noi non ce ne possiamo accorgere. Continuiamo a reagire come farebbe un bambino. Senza consapevolezza e comprensione è facile sentirsi vittimizzati dall’esistenza per quello che succede piuttosto che vedere che siamo noi stessi a crearlo. Identificando lo schema mentale che è all’origine della trasformazione delle aspettative in pretese… ricordate quel: “Avere una aspettativa è altra cosa dal pretendere…” con profonda compassione per noi e gli altri e la vita in generale… possiamo cominciare a modificarlo. La mente del nostro bambino ha formato delle convinzioni e ripete degli schemi basati sulle esperienze della prima infanzia, e noi dobbiamo trovare un modo per risvegliarci dal film che sta distorcendo la nostra realtà presente con le proiezioni del nostro passato…
“E’ sempre tempo di Coaching!”
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