Covid-19: è proprio vero, la politica non ha una strategia per contenere la seconda ondata…

I dati della Fondazione Gimbe dell’ultima settimana, con 243 decessi e un +69% di terapie intensive indica che; «Peggiorano tutti gli indicatori dell’epidemia. E in quasi tutte le Regioni sono fallite le strategie di tracciamento». I nuovi casi di coronavirus sono cresciuti in maniera esponenziale nell’ultima settimana: da 35.204 a 68.982. Sono aumentati anche i casi testati (630.929 contro 505.940) e il rapporto tra test e casi positivi (passato dal 7 al 10,9%. È l’esito del monitoraggio indipendente della Fondazione Gimbe relativo alla settimana dal 14 al 20 ottobre. Un rapporto che attacca la strategia del governo per contrastare l’epidemia: «L’avvicendarsi di DPCM a cadenza settimanale e la parallela introduzione di ulteriori misure in alcune Regioni, dal coprifuoco alla chiusura dei centri commerciali nei weekend, dimostrano che la politica non ha una vera strategia per contenere la seconda ondata» ha affermato commentando i dati, il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta, «Con l’aumentare vertiginoso dei numeri – spiega Cartabellotta – il dato nazionale non rende conto di marcate differenze regionali, oltre che provinciali, che indicano le aree che richiedono provvedimenti più restrittivi per circoscrivere tempestivamente tutti i focolai e arginare il contagio diffuso». Il report dei principali indicatori documenta un peggioramento in tutte le Regioni su tutti i fronti, fatta eccezione per il modesto incremento dei casi testati. Si sono registrati 33.778 nuovi casi, quasi il doppio rispetto alla settimana precedente. A livello nazionale l’incremento percentuale dei casi totali è del 18,9%, con variazioni regionali che oscillano dal 7,8% della Provincia Autonoma di Trento al 44,9% della Campania. Anche sul fronte della capacità di testing & tracing le performance regionali sono molto variabili: a fronte di una media nazionale di 1.045 casi testati per 100mila abitanti, il numero varia dai 561 della Provincia Autonoma di Trento ai 1.832 del Lazio. «Il dato più allarmante – spiega il Presidente della Fondazione Gimbe – è la brusca impennata del rapporto positivi/casi testati dal 7% al 10,9%, che certifica il fallimento del sistema di testing & tracing per arginare la diffusione dei contagi». Le notevoli variabilità regionali documentano che la «prima diga» è definitivamente saltata in alcune Regioni: ad esempio in Valle d’Aosta oltre un caso testato su 3 è positivo e in Liguria quasi 1 su 4. «In questa fase di rapida risalita dei contagi – prosegue Cartabellotta – piuttosto che contare i numeri del giorno, è fondamentale seguire la dinamica delle curve su base settimanale. Infatti, dal 6 ottobre si impenna il trend dei casi attualmente positivi, dei pazienti ricoverati con sintomi e di quelli in terapia intensiva, seguito una settimana dopo da quello dei decessi». In altri termini, anche se in termini di numeri assoluti cambia l’ordine di grandezza, l’andamento di tutte le curve è ormai molto simile. Il raddoppio dei nuovi casi nelle ultime due settimane ha espanso in maniera rilevante il bacino dei casi attualmente positivi che hanno raggiunto il numero di 142.739. Al 13 ottobre, rispetto ad una media nazionale di 236 casi attualmente positivi per 100mila abitanti, il range varia dai 64 della Calabria ai 577 della Valle D’Aosta. Anche sul versante delle ospedalizzazioni il trend è diventato esponenziale: nella settimana 14-20 ottobre i pazienti ricoverati con sintomi sono aumentati del 66,5% (+3.378) e quelli in terapia intensiva del 69,3% (+356), con un rapporto costante di 10:1. Dopo un trend in seconda lento ma costante incremento, nell’ultima settimana i pazienti deceduti sono più che raddoppiati, passando da 216 a 459, con un trend di crescita che si allinea a quello dei pazienti ospedalizzati e in terapia intensiva. I dati confermano che i sistemi di tracciamento sono già saltati in gran parte del territorio nazionale e adesso l’obiettivo primario è prevenire il sovraccarico di ospedali e terapie intensive, al fine di contenere l’incremento della letalità. «Governo, Regioni ed Enti locali devono prendere atto che il virus corre sempre più veloce delle loro decisioni – ha detto Cartabellotta. Non si può continuare ad inseguirlo basandosi sui numeri del giorno che riflettono i contagi di 15 giorni prima, ma occorre guardare alla proiezione delle curve a 2 settimane per decidere immediatamente lockdown mirati, eventuali zone rosse locali e misure restrittive molto più rigorose»…

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