Disagi esistenziale e sociale o qualcosa d’altro…

Con l’articolo di oggi voglio provare ad affrontare un argomento molto delicato… ma sempre più attuale, ossia quello relativo al sempre più diffusi disagi esistenziale e/o sociale (spesso nei giovani) e della correlazione che sempre più sembrano avere con veri e propri disturbi di personalità…

La delicatezza dell’argomento è connessa primariamente al fatto che ognuno di noi ha particolari modalità di relazionarsi agli altri e agli eventi, detti per l’appunto “tratti di personalità”.

Tuttavia, chi non ha un vero disturbo di personalità …tende ad assumere con il tempo (la crescita e le esperienze di questa) modalità di comportamento e pensiero alternative quando comprendono o percepiscono che il loro stile abituale di vita risulta inefficace nell’adattarsi alle esigenze della realtà. Al contrario, gli individui con un disturbo di personalità mostrano modalità rigide e inflessibili di percepire, reagire e interfacciarsi agli altri e agli eventi, al punto tale che le relazioni con le altre persone divengono difficoltose, conflittuali o sono addirittura evitate, causando sofferenza significativa a sé e agli altri. Si può dire che vivano in uno stato di “angoscia esistenziale”.

Tali modalità di percepire e comportarsi tendono ad instaurarsi durante l’adolescenza/prima età adulta in modo relativamente stabile. I soggetti affetti da disturbi di personalità sono solitamente inconsapevoli del fatto che i loro modelli di pensiero e comportamento sono disfunzionali. E spesso in famiglia la questione non viene percepita per ciò che è; scusando tutto in nome dell’età e della necessità di dare tempo alla crescita personale del soggetto… mentre alcuni comportamenti invece richiedono attenzione e andrebbero indagati… Per questo si tende a non rivolgersi ai servizi di salute se non per sintomatologie che sono solo il risultato del disturbo, come ansia, depressione o abuso di sostanze… Lo studio della personalità umana o del ‘carattere’ risale all’antichità. Nel suo scritto “I Caratteri”, Teofrasto (371-287 a.C.), allievo di Aristotele, divise il popolo di Atene del IV secolo a.C. in 30 diversi tipi di personalità. Tali “Caratteri” esercitarono poi una forte influenza sui successivi studi sulla personalità umana, come quelli di Thomas Overbury (1581-1613) in Inghilterra e Jean de la Bruyère (1645-1696) in Francia. Il concetto di “disturbo di personalità” è invece molto più recente, e può essere fatto risalire alla descrizione fatta nel 1801 dallo psichiatra francese Philippe Pinel della “manie sans délire”, una condizione caratterizzata da esplosioni di rabbia e violenza (“manie”) in assenza di segni di malattia psicotica come deliri e allucinazioni (“sans délire”). Alcuni decenni più tardi, nel 1896, lo psichiatra tedesco Emil Kraepelin (1856-1926) descrisse sette forme di comportamento antisociale sotto la definizione di “personalità psicopatica”. Il termine “disturbo di personalità”, inizialmente utilizzato solo per designare la personalità antisociale/psicopatica (vedi dopo), fu successivamente ampliato da Kurt Schneider (1887-1967) per includere tutti coloro che soffrivano di “personalità abnormi”. Il testo di Schneider, “Personalità Psicopatiche” (1923), costituisce ancora la base delle classificazioni correnti dei disturbi della personalità, come quella contenuta nel manuale diagnostico dei disturbi psichiatrici, il DSM-IV.

Oggi il DSM-IV definisce un disturbo di personalità come un: “modello abituale di esperienza interiore e di comportamento che devia marcatamente rispetto alle aspettative culturali, è inflessibile e pervasivo, ha il suo esordio nell’adolescenza o nella prima età adulta, è stabile nel tempo, e porta a disagio o menomazione”.

Il DSM-IV elenca 10 disturbi di personalità e li divide in tre gruppi o “cluster”: A, B o C.

– Cluster A: caratterizzato da comportamenti “strani”, “bizzarri” (disturbi paranoide, schizoide, schizotipico).

– Custer B: caratterizzato da comportamenti “drammatici”, “instabili” (disturbi antisociale, borderline, istrionico, narcisistico).

– Cluster C: caratterizzato da comportamenti “ansiosi”, “timorosi (disturbi evitante, dipendente e ossessivo compulsivo).

(…) Nella pratica clinica quotidiana, raramente tali disturbi si presentano nella loro “forma pura”, e hanno una marcata tendenza a confondersi l’uno nell’altro. (…) La maggior parte delle persone con un disturbo di personalità non viene mai a contatto con i servizi di salute mentale, e quelli che lo fanno di solito lo fanno nel contesto di un altro disturbo psichiatrico (come ansia o depressione) o in un momento di crisi personale, per esempio, dopo un gesto autolesivo o dopo aver commesso un reato penale. (…)

Cluster A – Disturbo Paranoide di Personalità – comportamenti “strani” “bizzarri” – disturbi paranoide, schizoide, schizotipico.

Il Disturbo di Personalità Paranoide è caratterizzato da una sfiducia diffusa verso gli altri, comprese le persone familiari come gli amici e il partner. La persona teme costantemente che gli altri vogliano nuocergli ed è costantemente alla ricerca di indizi per confermare le sue paure. Questi soggetti sono di indole diffidente e guardinga, e tendono ad interpretare negativamente intenzioni e azioni altrui. In generale, questi soggetti possono aver la tendenza a vivere una vita ritirata e avere difficoltà a impegnarsi in relazioni strette. (…) Coniato da Bleuler nel 1908, il termine ‘schizoide’ designa una naturale tendenza a dirigere l’attenzione verso la vita interiore piuttosto che sul mondo esterno. Nel Disturbo di Personalità Schizoide, la persona è distaccata e distante dal mondo esterno e incline all’introspezione e alla fantasia. Questi soggetti non hanno alcun desiderio di relazioni sociali, affettive o sessuali, sono indifferenti agli altri, alle norme sociali e alle convenzioni, e mancano di risposta emotiva, fino a poter apparire freddi ed insensibili. Raramente questa patologia arriva all’attenzione clinica, in quanto i soggetti affetti da questo disturbo non provano disagio per il loro isolamento, né sono eccessivamente preoccupate dal fatto di avere poche relazioni. Una visione alternativa è che i soggetti affetti da questo disturbo siano molto sensibili: nonostante abbiano un profondo desiderio di intimità, trovano l’iniziare e il mantenere una relazione troppo difficile ed angosciante, e ciò li conduce a ritirarsi nei loro mondi interiori. Il Disturbo Schizotipico di Personalità è caratterizzato da bizzarrie nell’aspetto, nel comportamento e nella comunicazione, unite ad anomalie di pensiero simili a quelle che si osservano nella schizofrenia. Le anomalie del pensiero possono includere credenze strane, pensiero magico (=convinzioni che i propri pensieri o parole influenzino il mondo, ad esempio possono temere di danneggiare qualcuno facendo pensieri aggressivi), sospettosità, ruminazioni ossessive ed esperienze percettive insolite. Le persone con disturbo schizotipico spesso temono le interazioni sociali e vedono gli altri come malintenzionati. Hanno inoltre “idee di riferimento”, cioè impressioni fugaci che oggetti, persone o situazioni abbiano un significato speciale per loro (ad esempio, possono pensare che i segnali di una vigilessa in mezzo al traffico siano una modalità con cui gli viene comunicato il loro destino). In media, le persone che soffrono di disturbo schizotipico hanno una probabilità relativamente maggiore di sviluppare successivamente schizofrenia.

Cluster B – Disturbo Antisociale di Personalità comportamenti “drammatici” “instabili” – disturbi antisociale, borderline, istrionico, narcisistico.

(…) Il Disturbo Antisociale di Personalità, molto più comune negli uomini piuttosto che nelle donne, è caratterizzato dalla messa in atto di condotte che ledono i sentimenti e i diritti altrui. Questi soggetti tipicamente ignorano le regole e gli obblighi sociali, sfruttano gli altri per ottenere vantaggi personali, sono impulsivi e irresponsabili, ostili e violenti e, a fronte dei danni che causano agli altri, non provano colpa. Inoltre, non si prendono la responsabilità dei propri comportamenti ma incolpano sempre gli altri. Questi soggetti sono inclini all’abuso di alcol e di sostanze. In molti casi, non ha difficoltà a trovare relazioni, e possono anche apparire personaggi affascinanti (il cosiddetto ‘psicopatico affascinante’). Tuttavia, i loro rapporti sono di solito “di fuoco”, turbolenti e di breve durata. Nel Disturbo di Personalità Borderline, la persona sperimenta cronici sentimenti di vuoto, paure di abbandono e instabilità emotiva. Le relazioni sono intense ma gravemente instabili e tumultuose, caratterizzate da frequenti discussioni, rotture e cambiamenti drammatici nella visione degli altri, con oscillazione tra sentimenti di idealizzazione e totale svalutazione. Gli sforzi disperati per evitare l’abbandono (anche limitato) da persone significative si esplicano in minacce di suicidio e atti di autolesionismo, motivo per cui le persone con questo disturbo giungono più frequentemente di altri all’attenzione clinica. Vi è una inoltre una marcata instabilità nell’immagine di sé, nell’umore (con cambiamenti repentini), esplosioni di rabbia e di violenza (in particolare in risposta alle critiche) e una marcata impulsività, che si manifesta in abuso di sostanze, promiscuità sessuale, abbuffate e altre condotte rischiose. Le persone con Disturbo di Personalità Istrionico cercano sistematicamente l’attenzione e l’approvazione degli altri, dalle quali dipendono fortemente. Spesso possono drammatizzare l’espressione dei sentimenti e apparire come se “recitassero una parte” (‘istrionico’ deriva infatti dal latino ‘histrionicus’, ‘appartenente all’attore’), nel tentativo di attirare l’attenzione. Le modalità di questi soggetti sono vivaci ed espressive, dedicano tipicamente molta attenzione al loro aspetto fisico e si comportano in modo sessualmente provocatorio o impropriamente seducente. Tuttavia, spesso non desiderano una relazione sessuale ma il loro comportamento esprime un desiderio di essere considerati ed accuditi. Date le modalità relazionali utilizzate, le altre persone possono con facilità coinvolgersi emotivamente con questi soggetti, ma i rapporti sono spesso superficiali e poco sinceri. Questo è particolarmente doloroso per loro, che sono particolarmente sensibili alla critiche e al rifiuto. Il Disturbo di Personalità Narcisistico prende il nome dal mito di Narciso, un bellissimo giovane che si innamorò del suo riflesso nell’acqua.Nel disturbo narcisistico di personalità, la persona ha tipicamente un senso esagerato del proprio valore (detto “grandiosità”), ha costantemente bisogno di essere ammirato e manca di empatia verso gli altri. Dal momento che credono di essere “speciali” e “superiori”, questi soggetti si aspettano di essere ammirati ed invidiati e si sentono autorizzati a sfruttare gli altri per i propri fini. Agli occhi degli altri, possono sembrare egocentrici, egoisti, insensibili e controllanti. Possono essere molto sensibili a fallimenti, sconfitte e critiche. Se vengono offesi o ridicolizzati, possono essere presi da un impeto di rabbia distruttiva e vendetta detta “rabbia narcisistica”

Cluster C – Disturbo Evitante di Personalità – comportamenti “ansiosi”, “timorosi” – disturbi evitante, dipendente e ossessivo-compulsivo di personalità.

Nel Disturbo di Personalità Evitante, la persona presenta un forte desiderio di affetto e accettazione sociale ma evita i rapporti intimi e le relazioni per timore di essere inadeguata, inferiore, poco attraente e, di conseguenza, di venire criticata e rifiutata. Questi soggetti sono molto trattenuti nelle relazioni sociali, timidi ed isolati, evitano di incontrare persone a meno che non siano certi di piacere, e evitano di esporsi a qualsiasi novità o rischio. A differenza dai soggetti schizoidi, soffrono molto per la loro condizione di isolamento. Questo disturbo è fortemente associato ad esperienze di rifiuto reale o percepito durante l’infanzia. La personalità evitante è simile al disturbo d’ansia sociale. Il Disturbo di Personalità Dipendente caratterizza persone con bassa autostima e con un bisogno eccessivo che gli altri si prendano cura di loro. Chi è affetto da questo disturbo tende a percepirsi come inadeguato ed incapace di badare a se stesso, tanto che delega decisioni circa questioni quotidiane e responsabilità ad altre persone. Ciò è dovuto in parte anche al fatto che questi soggetti sono riluttanti ad esprimere le proprie opinioni per paura di entrare in conflitto con le persone che si prendono cura di loro. Visto che temono fortemente l’abbandono, fanno di tutto per mantenere le relazioni di cui hanno bisogno. Spesso immaginano di essere “un tutt’uno” con questi altri protettivi, li idealizzano come “competenti” e “potenti” e si comportano nei loro confronti in modo sottomesso. Le persone con disturbo di personalità dipendente spesso si accompagnano con persone con disturbo di personalità di CLUSTER B, che si nutrono di questa considerazione incondizionata. Il Disturbo di Personalità Ossessivo-Compulsivo (o personalità anancastica) è caratterizzato da tendenza al controllo, perfezionismo e dedizione al dovere e alla produttività a scapito del tempo libero. Questi soggetti sono eccessivamente preoccupati per i dettagli, le regole, le liste, l’organizzazione o gli schemi. Sono persone affidabili, responsabili, metodiche, ma anche rigide e inflessibili. Faticano a prendere decisioni e sono inclini al dubbio poiché sono abituati a considerare tutte le possibili opzioni da vagliare con i relativi pro e contro. Non tollerano gli errori e le imperfezioni, hanno dunque difficoltà a portare a termine le attività iniziate. Sono spesso tese, e tale ansia di fondo nasce dalla percepita mancanza di controllo sulle cose del mondo, che vorrebbero (illusoriamente) controllare. Di conseguenza tollerano difficilmente le “zone grigie” e tendono a semplificare l’universo in azioni o “assolutamente giuste” o “assolutamente sbagliate”. I soggetti con personalità ossessivo-compulsiva sono spesso uomini di successo, in particolare in campi intellettuali. Tuttavia, l’eccesso di coscienziosità li porta a non godere mai dei loro successi. Tipicamente non sono a loro agio nelle situazioni (emotive e relazionali) in cui non hanno controllo o quando sono esposti al cambiamento.  Questo disturbo di personalità si differenzia dal Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC), che invece è caratterizzato da pensieri ossessivi indesiderati e azioni che il soggetto si sente obbligato a compiere per scacciare le ossessioni. Si, lo so, che dopo aver letto quanto qui scritto… in molti identificheranno se stessi e/o amici e parenti quali soggetti con disturbi di personalità, infatti, molti degli aspetti qui descritti come sintomi o meglio comportamenti caratterizzanti un disturbo di personalità sono più o meno comuni anche a molti di noi.  Pensate solo ai termini come “paranoico”, “schizzofrenico” “ansia” “insicurezza” “compulsivo” “difficoltà relazionali” ecc. ecc. come sono entrati abitualmente nel nostro lessico quotidiano… sia quando parliamo di noi ma soprattutto quando parliamo degl’altri. Ora è noto che molte patologie si manifestano e caratterizzano gli ambiti relazionali sia personali che sociali, a secondo dei contesti familiare, di studio, e lavorativo in che viviamo. E non v’è dubbio che oggi, viviamo in contesti sociali che a fronte di cambiamenti epocali (crisi finanziaria e economica, mancanza di lavoro, guerre diffuse, immigrazioni bibliche) creano un contesto dove l’insicurezza e la paura del vivere (e …del morire) fa da ‘altoparlante’ al disagio esistenziale di milioni di individui …molti di noi come già accennavo vivono ormai questo disagio diffuso con livelli d’ansia quando non addirittura d’angoscia tali da indurre comportamenti e disturbi come quelli qui descritti… tant’è che si parla sempre più di una società in preda alla “nevrosi” e la si traduce nel fatto che milioni di persone abbiano un “carattere nevrotico”. Cosa fanno i nevrotici: “innalzano barriere psicologiche a scopo difensivo della loro personalità e costruiscono corazze muscolari per proteggersi dalle possibili ferite che temono”. Si, ormai sembriamo tutti malati di nevrosi e con spiccati disturbi di personalità. Attenzione!! Evitiamo di cascare in simili semplificazioni dei disagi esistenziale e sociale e finire per crederci “angosciamente”. Qualcuno può avere interesse a farci pensare che viviamo ormai in un “mondo di matti” perché …anche questo può essere un modo per nascondere le loro responsabilità e quelle di altri, rispetto appunto al crescente disagio esistenziale nella odierna società globale di cui per interessi di potere politico e economico …sono gli artefici consapevoli. Tuttavia, non serve ignorare o meglio negare oltre ogni dubbio, che in questo nostro odierno Mondo, molti dei nostri comportamenti relazionali siano caratterizzati non già da veri e propri “disturbi della personalità” ma sicuramente i diffusi disagi esistenziale e sociale che oggi permeano la nostra quotidianità in un mondo sempre più popolato e pieno di diseguaglianze. Ormai tutti mostriamo sempre più una comune “ansia esistenziale” nell’ambito personale e in quello sociale. E pur nelle varie differenze di personalità e tratti caratteriali  …come se fossimo colpiti da una sorta di pandemia nevrotica, rende a molti di noi, sempre più difficili le nostre relazioni interpersonali e sociali…

E’ sempre tempo di Coaching!”

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