G7: ma, quanto sono piccoli questi Grandi della terra…

Questo G7 è stato: “Un summit fiasco in cui i due protagonisti più importanti, Trump e Merkel, decidono di cancellare la conferenza stampa finale… per onestà o delusione? Forse semplicemente perché non c’è nulla da comunicare. E non è certo “colpa dell’Italia”, diciamolo chiaramente “è finita un’epoca!” Ormai, almeno un paio delle potenze – Usa e Gran Bretagna – che siedono in quel consesso “non credono più alla governance globale”, ma pensano che si debba riportare le decisioni dentro lo stato nazione. Ecco fatto… tutto inutile!? Secondo una collaudata liturgia dei Summit queste ultime ore sono state dedicate soprattutto a “limare” il documento conclusivo, con serrate trattative tra le delegazioni (per lo più: gli americani contro quasi tutti gli altri) per spuntare una virgola qui e un aggettivo là.  Più che fare l’esegesi delle frasi che ci saranno o non ci saranno varrebbe la pena spiegare quanto sia superato questo rituale (il G7 della volta precedente a questa aveva prodotto un documento di ben 40 pagine e quello di ieri l’altro di solo 7 pagine). Già in passato i documenti conclusivi dei G7 erano un esercizio che appassionava (si fa per dire) solo diplomatici e burocrati. Oggi a maggior ragione… visto che quel che si scrive testimonia solo il fallimento di  un Summit ormai inutile… di fronte a leader come Trump che disprezzano e condannano il multilateralismo… Diamo per scontato che la presidenza italiana per carità di patria cercherà di esaltare l’esito finale; con quel che costano questi vertici almeno loro devono fare finta di crederci, ci mancherebbe. Nei giorni scorsi la grande stampa italiana e internazionale aveva dedicato interi dossier che anticipavano le conclusioni o meglio le non-conclusioni, che si sarebbero “raggiunte” e ora dunque è giunto il momento del bilancio di fondo sulla validità dell’ “esercizio” a cui si sono dedicati i governanti dei Sette Grandi Paesi. Una precisazione però mi pare d’obbligo: Di chi è la colpa se i G7 sono condannati all’irrilevanza? E’ troppo facile additare il “cattivo” Trump, veniamo da anni di critica e contestazioni contro questa governance globale. Trump semmai è una conseguenza del fatto che ampi settori delle opinioni pubbliche occidentali hanno perso da tempo, vista la profondità e la lunghezza della crisi economica, fiducia nella globalizzazione. Ci fu un tempo in cui sembrava che il problema fossero le potenze emergenti.  Bastava passare dal formato G7 al formato G20 e oplà, finalmente i Summit diventavano rappresentativi dei nuovi equilibri mondiali con l’inclusione di Cina India Brasile ecc. Ma come vedremo tra poco più di un mese al prossimo G20 di Amburgo non sarà più così.  Oggi al contrario si è diffusa la narrazione (solo in parte fondata) per cui il Sud del pianeta (metafora che sta per: paesi emergenti) è il vero vincitore della globalizzazione, questo accentua nei vecchi paesi ricchi il ripiegamento nazionalistico e la ricerca di protezioni. Domandiamoci: quando in passato hanno funzionato questi Summit? Alla nascita dei G5 quando l’Occidente cercava una risposta comune agli shock petroliferi (anni 70); e successivamente dopo la caduta del Muro di Berlino quando l’Occidente allargò i confini del capitalismo a Russia e Cina (anni 90). Successivamente solo per un’altra breve stagione: dopo la crisi del 2008, Obama (insieme a Gordon Brown, Angela Merkel e Mario Draghi) usarono il G20 per coordinare le risposte alla crisi bancaria. Si potrebbe dire che perché funzioni la governance globale ci vuole uno shock esterno dirompente (negativo o anche positivo) unito però da una ‘dottrina’ dominante e naturalmente da una leadership in grado di affermarla… Oggi lo shock esterno ci sarebbe …eccome (terrorismo + profughi).  Ma l’Occidente si è spaccato proprio sulle risposte da dare. E riunire i 7 G …randi leader serve solo a fotografare questa loro paralisi politica e gli sfoggi delle mise di mogli e compagne. La questione della “accountability”. Se la polizia inglese o francese o tedesca o belga fallisce nella prevenzione di un attentato, i cittadini vogliono risposte immediate dai propri governi. Non dal G7. In un periodo di sfiducia verso le democrazie, a maggior ragione si percepisce la grande distanza tra la ‘società civile’ e queste sempre più inutili e costose “super-strutture sovranazionali” che non devono mai affrontare un giudizio degli elettori.  L’esito di questo G7 è quindi modesto e come detto non è certo per demerito dell’Italia… che lo ha ospitato e gestito l’agenda. E neppure di Trump da solo. E’ proprio la formula del G7 ad essere superato… per un tempo nuovo contrassegnato da fenomeni “nuovi” o forse da semplici “…ritorni della storia” che sono il Nazionalismo oggi nuovo solo perché chiamato “Sovranismo” (con un ritorno alla centralità dello Stato-nazione). C’è poi la questione dell’identificazione dei guai economici e del crescere delle diseguaglianze a livello globale con le responsabilità delle istituzioni sovranazionali e con gli interessi delle élite e dell’establishment… E infine, lo spostamento del baricentro dell’economia mondiale verso i paesi emergenti. Gli elettori di Trump e della May …ma anche di Salvini e Meloni e “anche” di parte di altri Partiti e Movimenti (Forza Italia, M5S, lo dello stesso PD e “cespugli” vari) vogliono dei leader che vadano ai vertici a fare il muso duro per difendere le identità nazionali, non a concordare decisioni comuni. Il G7 nacque – in realtà come G5 a un’epoca in cui non c’erano ancora Italia e Canada – dopo i primi due shock petroliferi, per concordare una risposta dei paesi industrializzati a un problema comune. Metà anni Settanta, dunque. Con differenze enormi rispetto ad oggi. Problemi globali ce ne sono anche oggi ovviamente, dal cambiamento climatico all’emergenza-profughi. Ma c’era negli anni Settanta un’apertura di credito verso la governance globale, anche nelle opinioni pubbliche. C’era un’Europa più piccola ma più coesa, con un binomio franco-tedesco (Giscard-Schmidt) che addirittura ebbe un ruolo di supplenza rispetto ad un presidente americano debole (Carter). I paesi emergenti avevano un peso molto ridotto nell’economia globale, anche se stava iniziando uno spostamento di risorse Nord-Sud, limitato ai paesi Opec; e di lì a poco l’avvento della teocrazia khomeinista in Iran che avrebbe aperto per la prima volta il problema islamico… E’ in questo contesto che vanno inquadrati l’esperimento dei G7, poi G8, infine con l’aggiunta dei G20. Sono stati per una certa fase la cabina di regia della globalizzazione. Ebbero ruolo dopo la caduta del Muro di Berlino per indirizzare la Russia verso le privatizzazioni… sempre nell’ambito della globalizzazione l’America di Bush padre e Bill Clinton progettò il passaggio al WTO con la cooptazione della Cina nell’economia globale. Oggi, tutto il bilancio di quelle scelte è sotto attacco, e gran parte dell’opinione pubblica occidentale (e lo sottolineo di nuovo, non solo gli elettori dei partiti populisti) rivede tutta quell’epoca come una grande delusione. Inevitabile quindi che le architravi istituzionali come il G7 subiscano un invecchiamento e siano avvolte in una diffidenza che le rende impotenti… Quel che aumenta è solo il disincanto popolare verso la politica e i suoi “ricchi” e sempre più inutili riti, che non riescono più a nascondere agli occhi di una sempre più irritata opinione pubblica, quanto: “…siano piccoli questi Grandi della terra!”

E’ sempre tempo di Coaching!”

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