Sul ‘rischio ragionato’ di Draghi, mi dispiace dirlo, ma temo il peggio… Che cosa è un rischio? È la probabilità che qualcosa possa accadere. E che cosa è la probabilità? È un rischio che valutando certe circostanze ci si può attendere. Il premier Mario Draghi ha annunciato poco più di una settimana fa un allentamento delle restrizioni quindi l’avvio delle riaperture a partire da oggi 26 aprile dicendo che si tratta di un “rischio ragionato”. A vedere e sentire il gran “can can” di Salvini e dei suoi sul coprifuoco (la raccolta di firme #nocoprifuoco lanciata ieri è l’ultima “ciliegina” sulla torta) con quant’altro… di ragionato c’è poco e nulla, siamo alle solite spallate e al rifiuto di ogni leadership che non sia la sua… Infatti, se calcoliamo effettivamente come stanno andando nel nostro Paese le performance della pandemia (sabato 13814 nuovi casi e 322 decessi e ieri domenica 25 aprile: 13.158 nuovi casi e 217 morti) anche tenendo conto delle evoluzioni positive dei vari indici di misurazione, quello che Draghi chiama “rischio ragionato” in realtà è un grado di rischio inevitabile… quanto tranquillamente accertabile come tale è ancora presto per dirlo. Cioè Draghi non ragiona con il rischio zero ma con un rischio che, punto più punto in meno, resta comunque un rischio reale. Il che vuol dire che la sua decisione di riaprire costituisce con assoluta certezza una maggiore probabilità di ripresa della pandemia. Che è come dire: “buttare benzina sul fuoco”. Questa decisione, giusta o sbagliata che sia, stabilisce una discontinuità epistemica importante, nel senso che le scelte politiche di Draghi che sino ad ora sono state suggerite dalle evidenze scientifiche ora dipendono sempre più da quelle che potremmo definire “rilevanze politiche”. Innegabili rilevanze politiche sia chiaro. Infatti, la sua decisione, a dire il vero, sembra rispondere più alla piazza esasperata e alle pressioni della destra di Salvini, che oltre ogni ipocrisia fa il paio con quella della Meloni… che non alla scienza. E questo per me… lo dico chiaramente è un segno di grande preoccupazione. Draghi certamente è il grande banchiere che tutti conosciamo, ma essere un grande banchiere non vuol dire essere automaticamente un grande politico. Il banchiere segue le regole economiche come un astrofisico segue le leggi dell’universo, ma il politico naviga a vista, accetta l’estemporaneo, la sfida della complessità dell’imprevisto, si confronta con le situazioni e decide senza evidenze davvero ragionando a 360 gradi. Il banchiere è attento ai significati finanziari dei fatti, un politico è attento al senso del mondo in cui avvengono i fatti. Ho paura che sia più facile governare la Bce che non una pandemia… E comunque senza ormai alcuna illusione, abbiamo imparato che tutt’al più i leader dei partiti italiani hanno come orizzonte d’insieme della politica solo il proprio ombelico. Quindi riaperture: ma con un rischio ragionato, che prevede che le norme restino scrupolose. Resta per tutti l’obbligo di indossare la mascherina sempre anche all’aperto e di osservare il distanziamento minimo di un metro dalle altre persone. Nessuno è esentato dall’obbligo, ne chi è stato vaccinato (anche con doppia dose) ne chi è guarito dal Covid e può esibire un certificato medico. E tantomeno chi è in possesso del solo esito negativo di un tampone effettuato nelle 48 ore. Un caffè solo seduti al tavolo fuori oppure al banco ma esclusivamente se il bar ne dispone di uno all’aperto. Niente consumazioni all’interno, né in piedi né seduti fino all’1 giugno. La circolare del Viminale inviata ai prefetti dal capo di gabinetto Bruno Frattasi conferma che, in zona gialla, bar, ristoranti, gelaterie, pub potranno riprendere a servire i clienti nei locali solo all’aperto. Per chi non dispone di dehors anche in zona gialla resta consentito solo l’asporto, fino alle 18 per i locali senza cucina. I pasti vanno serviti all’aperto. A pranzo o a cena fuori con l’occhio al meteo. La riapertura dei ristoranti prevede esclusivamente il servizio al tavolo all’aperto. Restano chiuse le sale interne fino all’1 giugno. Si potrà mangiare sotto gli ombrelloni, riscaldati dalle stufe a fungo la sera, ma nessuna deroga per gli interni. Quattro il numero massimo di commensali al tavolo a meno che non si tratti di persone dello stesso nucleo familiare convivente. Richiesta la prenotazione e obbligo di mantenere i registri delle presenze per 14 giorni. Tornare a casa dopo le 22. Pagato il conto bisogna quindi correre… Al momento il termine fissato per il rientro a casa resta le 22. Chi decide di andare a cena fuori o all’aperitivo dovrà lasciare il locale in tempo utile per rispettare l’orario del coprifuoco. I controlli delle forze dell’ordine si concentreranno proprio nelle ore serali e nei luoghi della movida. Chiunque verrà sorpreso in strada dopo le 22 senza una giustificazione (lavoro, salute, necessità) potrà essere multato fino a 400 euro. Svanita, almeno fino a metà maggio, la possibilità di tornare a fare acquisiti nei centri commerciali e nelle grandi strutture di vendita durante i fine settimana. Il governo ha deciso di non inserire nel decreto che entra in vigore oggi la norma su cui non c’era accordo e che prevedeva da subito la riapertura dei centri commerciali anche nei giorni festivi e prefestivi. La possibile ripresa verrà valutata al primo step di controllo sull’impatto delle riaperture previsto per metà maggio. A casa non più di quattro ospiti. Aggiungiamo quattro posti a tavola, ma non di più. Da domani e fino al 15 giugno aumenta il numero di amici e parenti che possiamo ospitare in casa tra le 5 del mattino e le 10 di sera: si passa da due a quattro, e nel conto non valgono figli minorenni, disabili e persone non autosufficienti conviventi. Se si è in zona gialla si può andare a trovare qualcuno anche fuori Regione, purché sia gialla anch’essa; in zona arancione invece le visite sono consentite solo nel proprio Comune; in zona rossa restano vietate. Andare in zone rosse o arancioni. Per arrivarci occorre avere il pass. I confini delle regioni rosse e arancioni restano semi-blindati: ingressi e uscite non sono liberi ma controllati. Ci si può entrare per motivi di studio, lavoro, salute o necessità con l’autocertificazione oppure per far rientro alla propria residenza, abitazione, domicilio, comprese le seconde case. Per tutte le altre ragioni servirà il certificato verde: possono ottenerlo i vaccinati e i guariti dal Covid (varrà 6 mesi dall’iniezione o dalla guarigione) o chi ha fatto un test antigenico o molecolare nelle ultime 48 ore risultato negativo. La partitella di calcetto settimanale con gli amici sembrava dimenticata. Da oggi in zona gialla si potrà riorganizzare. E così pure quella di basket, di pallavolo e di qualsiasi altro sport di squadra, praticato in forma amatoriale. Via libera pure agli sport di contatto come le arti marziali. Purché match, incontri e allenamenti di gruppo vengano svolti all’aperto. Attenzione però: la doccia si farà a casa perché l’uso degli spogliatoi resta ancora interdetto. Palestre, terme e piscine, ovvero il benessere può attendere. Niente aerobica, tuffi, vasche o giornate in spa e centri benessere. La riapertura di palestre, piscine e terme deve ancora attendere. Solo in zona gialla, dal 15 maggio, si potrà tornare a nuotare ma solo nelle piscine all’aperto. Per gli impianti al chiuso non c’è ancora una data. Dal 1° giugno riapriranno invece le palestre con l’obbligo di igienizzare gli attrezzi e di stare a due metri di distanza dagli altri atleti. Per parchi acquatici, lunapark e centri termali, bisognerà attendere il 1° luglio. Sapremo veramente rispettare tutto ciò? Oppure come già ci dicono le prime immagini di questi ultimi due giorni il “rischio ragionato” e già diventato: “tana liberi tutti”? In conclusione, mi pare rispetto alla pandemia sia cambiata da parte di Draghi quella che gli esperti definiscono “la percezione del rischio”, quella che in genere fino ad ora ha orientato le sue scelte politiche. Per uno come lui allontanarsi dalle evidenze scientifiche è molto pericoloso. Non solo, ma allontanarsi dalle evidenze scientifiche affidandosi al senso civico degli italiani, bombardati da 20 e più anni di politica dei partiti divisiva su ogni cosa… non mi sembra una situazione tale da sostenere il rischio ragionato di Draghi e le sue aperture mi sembrano un rischio nel rischio. Per cui mi dispiace dirlo ma temo il peggio. Per me non si tratta di un rischio ragionato ma esattamente il contrario… lo vedremo vivendo… sempre che il virus ce lo permetta…
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