Governo: il Paese a rischio sopravvivenza. La politica è senza idee, ci restano solo i problemi caratteriali dei leader…

Ci siamo: «o la va o la spacca». Giuseppe Conte è pronto o ottiene una maggioranza giallorossa striata d’azzurro, ovvero i neo-responsabili di matrice belusconian-mastelliana che – come ha detto ieri sera Goffredo Bettini – «si paleseranno» o va sotto e dunque a casa per sempre… Evidentemente sembra a lui la strada migliore e in un certo senso più eroica, morire al Senato come Romano Prodi, che perse per un solo voto. Prodi ieri sera nel ricordarlo, ha paragonato Renzi a Bertinotti: “vuole solo rompere”. Oppure Conte vuole continuare a vivere (stentatamente) senza più Matteo Renzi fra i piedi e tirando a campare con la signora Mastella e qualche forzista che si trova sempre. I margini di mediazione sembrano tutti saltati. Matteo Renzi oggi (forse) ufficializzerà la rottura con le dimissioni di Teresa Bellanova e Elena Bonetti (è tutto gente)  e spiegherà che la colpa del crac non è del Recovery Plan, ieri approvato dal Consiglio dei ministri, con l’astensione di Italia viva, ma di un problema politico a monte, l’incapacità dell’avvocato di prospettare l’Italia post-pandemia  senza sorvolare sulle défaillances nella lotta al Covid (per Renzi sembra che chiunque stia a palazzo Chigi, dopo che c’è stato lui, manchi di idee e di capacità, booh!?). A proposito, qualcuno ha capito quali idee ha Renzi sull’Italia nel prossimo futuro? E cosa farebbe di diverso da tutto il Mondo sul coronavirus? Io francamente no!  Dunque, non c’è più alcun margine? Conte, dopo averlo sperato lo ha capito definitivamente… e ieri mattina ha espresso una ovvietà: se “Renzi rompe non sarà possibile più averlo come alleato”. Si sono alzate subito le grida: ma cosa dice? Così, sega il ramo del Conte ter, cioè di un governo nuovo ma con la stessa maggioranza di oggi… Francamente non capisco. Se Renzi dice che il problema non è nemmeno il Recovery Plan, ma l’incapacità politica di Conte (chissà perché non pensa alla sua, visti i suoi palesi insuccessi) il ramo del Conte ter è Renzi che l’ha già  tagliato… non vi pare? «Conte, va alla conta». Guardate che alla fine sono d’accordo tutti, al di là delle dichiarazioni ufficiali. Si è d’accordo pure Nicola Zingaretti. In effetti il Pd ha sentito nel proprio elettorato un umore molto ostile (eufemismo) alla campagna renziana e si è sintonizzato sulla frase che vola di bocca in bocca a sinistra ma anche a destra: “ma sono pazzi a fare una crisi in piena pandemia?” In questi giorni Bettini ha fatto la parte dei generali napoleonici che nelle battaglie leggevano le mosse degli avversari e le portavano a Bonaparte: ma a Waterloo sbagliarono tutto. In ogni caso stavolta il Pd (senza dirlo) ha scelto: che andrebbe bene anche un governo giallorosso con sfumature azzurrognole. Tant’é che un autorevole esponente Pd Zanda dichiara: “Politica stupida se spinge crisi fino a elezioni. Così perdiamo la reputazione in Europa”. Certo è anche possibile che nella disfida di palazzo Madama Conte si trasformi in un attimo in un ex presidente del Consiglio che con la conta perderebbe anche la possibilità di un nuovo incarico. Una Waterloo personale e politica. Si aprirebbe così quella crisi al buio che il Pd ha sempre detto di voler evitare, e che potrebbe evitare se decidesse di andare a guidare il governo in prima persona. Ci vorrebbe molto coraggio. E la capacità di convincere un Parlamento ancora molto grillinizzato. Un’ipotesi impossibile? Ma se è vero che i 5stelle sono i più spaventati delle elezioni (i sondaggi lì danno presso che dimezzati dal 32 al 16/17 per cento) perché invece non sarebbe possibile? Non è chiaro cosa pensi di tutto ciò, Sergio Mattarella. Può accettare che un governo si giochi la vita a testa o croce in un voto da 1X2 in quel posto strano che è diventato il Senato? Possibile che il presidente della Repubblica non tenti ancora di rimettere insieme quel che resta di una maggioranza che si sta frantumando senza che un cittadino normale riesca a comprenderne bene le ragioni? Possibile che accetti, se ci fossero i numeri, una specie di Conte2 bis con i responsabili al posto di Italia viva senza passare per il Quirinale, cioè che accetti senza battere ciglio una clamorosa operazione trasformistica da anni Settanta, ma dell’Ottocento? Il mood maggioritario nel paese è riassumibile con quanto scrive Michele Serra su La Repubblica: “…qualunque cosa accada, mi sento un elettore di questo governo, anzi lo sono di fatto. Così come mi sentivo oppositore di quello precedente, e lo ero di fatto. Non sono sicuro, invece, di avere un’opinione chiara su eventuali future maggioranze. Spero, nel caso, non siano troppo cervellotiche o troppo astute, non abbiamo più il fisico e nemmeno la voglia, dopo quasi un anno di pandemia, per decifrare un terzo governo in tre anni”. In ogni caso, bisogna fare in fretta. Giunti a questo punto la storia si sta trascinando come quei film che non sanno come chiudere, se col lieto fine o la tragedia, e i protagonisti non capiscono se devono mostrarsi sorridenti o disperati. E c’è il rischio che il pubblico rivoglia indietro i soldi del biglietto. Il bandolo sembra che sfugga di mano a tutti. Le elezioni non le vuole nessuno ma intanto sembrerebbe (chissà se vero o falso?) che l’avvocato del popolo abbia preparato le carte e il suo partito si chiamerà “Insieme”. Facile la battuta: insieme a chi?! E se fosse il modo di risolvere l’enigma 5Stelle? Ri-aggregando in un nuovo partito e con un “nuovo” leader un 14/15 per cento dell’elettorato di quella che fu la galassia grillina, forse non sarebbe poi così male. Meditate gente meditate…

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