Governo: lo stile europeo di Draghi e la fine della comunicazione populista…

Nei giorni scorsi su vari quotidiani e sulle Tv erano apparsi i primi articoli critici e altrettanti commenti in video, sulla mancanza di comunicazione da parte di Mario Draghi… come al solito la nostra stampa e i talk show dopo essersi tanto lamentati dell’abuso comunicativo del governo Conte 2, avevano cambiato registro e cominciato a lamentarsi del contrario… fa niente se il Draghi 1 è in carica da un mese soltanto. I ragionamenti giornalistici si reggevano sulla necessità di dare messaggi di fiducia ad un popolo frustrato da un anno di pandemia e dalle conseguenti difficoltà economiche e di mostrare così il tanto invocato cambio di passo, necessario a mostrare un’immagine di efficienza del nuovo Esecutivo, per dare significato all’avvenuto cambio del govermo e del suo leader… si insomma avendo sollevato un mare di aspettative… che Draghi mostrasse un miracoloso miglioramento della macchina istituzionale e burocratica italiana. Adombrando persino che Draghi non avesse la capacità di comunicare al popolo il lavoro del suo Governo. Ed ecco, che ieri, a un mese data, dal suo insediamento, il Premier ha dato la sua prima conferenza stampa con contorno di domande e risposte ai vari giornalisti presenti. Molto più a suo agio di quanto si poteva immaginare, Mario Draghi: buona la prima. Una conferenza stampa più francofortese che non in stile nazionalpopolare, ed è un bene per tutti: niente spettacolo, niente fuffa. Le conferenze di Giuseppe Conte erano intimamente populiste, nel senso che lui utilizzava la comunicazione istituzionale per rivolgersi al popolo, questa prima conferenza stampa di Draghi è scorsa via secondo modalità europee, con il presidente del Consiglio che rispondeva non al pubblico televisivo ma al giornalista che domandava (di qui il puntuale e reiterato «dov’è?» cercando con gli occhi il cronista di turno a cui fornire risposta). Nella conferenza stampa sul decreto ristori abbiamo visto un presidente del Consiglio normale, che sa quello che dice, che calibra le risposte, comprese quelle che convincono di meno (sul numero dei vaccini). Prima fa le cose e poi le comunica alla stampa, in modo puntuale e garbato. Dopo anni di stile casaliniano, tira finalmente aria nuova a Palazzo Chigi. Un’ora di domande, disciplinate dalla portavoce Paola Ansuini, con fugaci interventi del ministro dell’Economia Daniele Franco e del ministro del Lavoro Andrea Orlando, e lui, il presidente del Consiglio, molto secco, senza fronzoli ma anche senza infingimenti. Anzi, pure troppo chiaro: «Siamo pratici, se il coordinamento europeo funziona si segue, se non funziona si fa da soli. Questo ha detto la Merkel e questo penso io». Ben 32 miliardi, rimborsi entro aprile, la scuola che riaprirà per prima. La vaccinazione che riprenderà forte. Tutto spiegato con calma. Abbiamo visto insomma un presidente del Consiglio normale, che sa quello che dice, che calibra le risposte, abile nell’eludere le domande politiche sulla durata del suo governo, sullo scontro con la Lega che ha dominato tutta la giornata («È stata per me una prima esperienza ed è andata molto bene»), persino lievemente andreottiano, nel tono appena appena romanesco, quando ha detto «mi auguro che le delusioni non siano pari all’entusiasmo che c’ è adesso…». Stop alle polemiche su AstraZeneca, con i giornalisti che cercano di strappare qualcosa, forse un’autocritica. Macché, «voi cosa avreste fatto?», e via con la spiegazione che lo stop precauzionale era doveroso ma che le conseguenze non saranno terribili, un ritardo che verrà recuperato, e per dare un’idea che il problema superato arriva l’annuncio: «Mi vaccinerò con AstroZeneca, anche mio figlio lo ha fatto». Peccato che poi il presidente del Consiglio abbia esagerato affermando che in Europa solo il Regno Unito sta facendo meglio di noi. Dai dati non sembra esattamente così. Ha mediato ore e ore, il tecnico Draghi, più politico di tanti politici, ha accordato Lega e Partito democratico su una specie di condono fiscale, promettendo una riforma del meccanismo di riscossione, che è poi il vero problema. Ha fatto insomma quello che deve fare un presidente del Consiglio: fare le cose e poi comunicarle alla stampa, in modo puntuale e garbato. Un po’ di stile europeo dopo anni di casalinismo casinaro, quindi aria nuova a palazzo Chigi…

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