Il lavoro del futuro “preoccupa gli italiani”. Per affrontare la sfida serve formazione…

I lavoratori chiedono più formazione per riuscire a stare su un mercato del lavoro che vive il massiccio ingresso dell’automazione intelligente. Il futuro ecosistema dell’occupazione sara? molto piu? accessibile per tutti coloro che sapranno “parlare” con la tecnologia e governarla e coloro che riescono a comprendere e a gestire l’universo social. Si tratta di vere e proprie categorie “privilegiate” di persone che” surferanno” sul nuovo mercato del lavoro agevolmente. E’ quanto emerge da un focus elaborato da Findomestic che indaga la vita lavorativa degli italiani e la pianificazione delle imprese. Una indagine che mette in evidenza come “formazione continua, adattabilita?, capacita? informatiche e digitali, teamowrking, attitudine al problem solving, capacita? relazionali, comunicative e voglia di imparare cose nuove sono gli ingredienti da mettere nel kit di sopravvivenza. Certamente le fasce piu? anziane di lavoratori saranno svantaggiate nell’affrontare questi cambiamenti”. Dalle interviste che Doxa ha rivolto a consumatori, aziende e un ristretto numero di “osservatori privilegiati” addetti ai lavori, l’esigenza di formazione risulta il tema più avvertito dai lavoratori: tra loro, 7 su 10 (ma anche il 47% delle aziende intervistate) ritengono che il sistema educativo italiano non sia adeguato a preparare i giovani ad affrontare il mondo del lavoro del 2030. Infatti per il 46% la formazione e? troppo teorica, per il 30% i programmi non sono a passo con i tempi, per il 38% il sistema di insegnamento e? troppo tradizionale e infine per il 25% vi e? un limitato uso di strumenti tecnologici e digitali. Se per i lavoratori la soluzione per stare al passo coi tempi sta nell’acquisizione di competenze digitali e specialistiche, le aziende vedono nelle soft skills i pre requisiti per trovare il lavoro del futuro e ricercano sempre piu? chi e? dotato di “intelligenza creativa”. “Non e? quindi un caso che il tradizionale acronimo STEM (Science, Technology, Engineering, Math) sia stato recentemente mutato in STEAM, aggiungendo la parola Art”. I consumatori hanno percepito la “crisi economica” come il fattore che maggiormente ha contribuito (67%) all’evoluzione del lavoro negli ultimi dieci anni, mentre le imprese attribuiscono pari valore a Internet e Innovazione tecnologica. Nel decennio, il lavoro è diventato “più digitale”, ma anche “più precario” e “con ritmi più incalzanti” – secondo le definizioni più gettonate – tanto da portare lo stress ai primi posti della rilevazione. Oggigiorno, il lavoro è visto come “una necessità che permette di realizzare altri progetti di vita” per il 41% dei rispondenti, mentre soltanto il 23% vi scorge una occasione di realizzazione personale. Il lavoro del futuro preoccupa gli italiani. Per affrontare la sfida serve formazioneGuardando invece al futuro più a lungo termine (il 2030 nell’indagine), filtra “preoccupazione”. E’ questo il sentimento che indicano i consumatori alla domanda su come sarà il lavoro nel 2030, mentre il 37% esprime fiducia e il 12% non manifesta interesse. Gli italiani si spaccano sul ruolo della tecnologia: per il 51% creerà più posti di lavoro di quanti ne distruggerà, per il 49% invece il saldo sarà negativo. Il lavoro del futuro preoccupa gli italiani. Per affrontare la sfida serve formazione…

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