Italia: #ioapro! Forte la strumentalizzazione della piazza… ma la rabbia è vera! Ora serve solo accelerare le vaccinazioni, prima anziani e fragili, poi da fine maggio si vaccineranno tutti gli altri…

La settimana si è aperta con la solita discussione sul quadro ormai distopico in cui versa il nostro Paese… sempre più in preda del caos determinato dalla pandemia ma con in più un sovraccarico di anni di lassismo istituzionale e politico che ci hanno spinto con un forte abbrivio nel centro del ciclone… Nelle ultime 48 ore ancora una volta la protesta e la politica si devono guardate negli occhi. Sono scesi ieri in piazza a Roma, migliaia di persone, ristoratori, albergatori, negozianti, scaricati da cento e più pullman. E chissà se c’è qualche finanziatore generoso dietro? E’ l’ennesima carica di “#ioapro”. Un ribollente magma sociale non si sa fino a che punto genuino e quanto invece alimentato dall’esterno per fini politici – è questa una domanda legittima – visto che martedì della scorsa settimana, a pochi metri della Camera dei Deputati, una manifestazione piuttosto piccola ma combattiva ha messo in evidenza la presenza di CasaPound e qualche bandiera di Fratelli d’Italia. D’altronde, ne abbiamo viste di cose analoghe nei decenni. È la strumentalizzazione del disagio e della disperazione da parte di ambienti e politici di vario tipo, quasi sempre di destra – una roba che solitamente funziona quando la rabbia è reale, come in questo caso, frutto di un anno di stentata gestione del governo Conte 2, una rabbia accumulata per ristori in molti casi arrivati tardi e insufficienti, ma soprattutto a causa di aperture annunciate e poi smentite, malgrado gli adeguamenti e le messe in sicurezza costate soldi a molte categorie che già non lavoravano da mesi. Una rabbia dietro cui si nascondono furbetti ed evasori incalliti, ma questo cambia poco la sostanza del problema. Gli “stop and go” non hanno certo giovato. A un certo punto si può perdere la calma, la pazienza di aspettare ristori che nemmeno lontanamente si avvicinano al fabbisogno reale di questo pezzo dell’Italia che non lavora e non produce più. Insomma, se non è pensabile che uno Stato possa farsi carico interamente delle perdite economiche di interi settori… certo ha però il dovere di dare maggiori certezze sulle possibilità reali di riapertura lì dove si può, dove la pandemia lo permette in sicurezza. Tutelando allo stesso tempo, chi non può ancora riaprire per colpa non solo del virus, ma anche di chi, sta gestendo la campagna di vaccinazione in modo dilettantistico, come hanno nei mesi scorsi e stanno ancora facendo alcune Regioni. Nel Paese, cresce il rischio di un attacco all’ordine pubblico… Risulta che la Questura di Roma ha negato ieri p.zza Montecitorio – nel senso dello spazio al di là dell’obelisco, per chi è pratico di Roma – perché già prenotato da un’associazione romana sempre di ristoratori, così che quelli di “#Io apro”, si accoderanno a loro (e non si capisce perché non gli sia stato concesso un altro spazio, fornendogli di fatto la scusa per andare davanti a Montecitorio). Si parla di migliaia di persone. In questa situazione l’incidente è dietro l’angolo, le condizioni purtroppo ci sono tutte… Ed è sicuro che Giorgia Meloni soffierà sul fuoco di questa protesta ergendosi a paladina del malessere sociale, un classico riflesso “lepenista” ma che viene da ben più lontano, essendo una costante nella storia della destra italiana fin dalla fine della Grande guerra, con “Giorgia” che avendo scelto la comodissima e sguarnita postazione dell’opposizione può dunque legittimamente impancarsi a punto di riferimento di tutto coloro che contestano il governo, una scelta cinica e “sudamericana” ma pagante soprattutto a scapito dell’alleato-avversario Matteo Salvini, stritolato fra la piazza filo-meloniana e un governo (di cui fa parte) che sin qui ha scelto la strada della fermezza verso ogni tentazione “aperturista”, la cosiddetta linea dura di Mario Draghi condivisa da Roberto Speranza e dal Partito democratico. È dunque Salvini che deve scegliere da che parte stare. L’impressione è che, giorno dopo giorno, stiamo smarrendo un’interpretazione condivisa della crisi in cui siamo immersi. Dopo un anno, il logoramento umano, economico e sociale operato dalla pandemia non si vede emergere la capacità di una necessaria ricomposizione sociale unitaria del fenomeno, ma si continua a lasciare via libera alle letture parziali, alle valutazioni contrapposte, alle strumentalizzazioni interessate. Lo Stato e le Regioni hanno punti di vista discordanti; i virologi non hanno ancora trovato una risposta univoca agli interrogativi dei cittadini; le aziende farmaceutiche si contraddicono sui rimedi; l’Europa sbaglia il calcolo dei vaccini e gli Stati nazionali lo stanno riformulando a modo loro esternando opzioni di appartenenze geopolitiche antistoriche; i partiti che sostengono il governo (praticamente tutti meno FdI) però hanno idee contrastanti sulla gestione dell’emergenza e sulla gerarchia delle urgenze… Dopo lo scontro con il Presidente della Campania De Luca (che si veste da Imperatore), il commissario dice: «Anche io voglio riaprire l’Italia, ma soltanto quando avrò messo al sicuro chi rischia la vita». Ci dovrebbe essere un’unica parola d’ordine: vaccinare, vaccinare, vaccinare e ancora vaccinare. Non c’è bisogno di essere virologi, epidemiologi, anestesisti o esperti di politica sanitaria per capire che il solo modo per uscire da questa terribile (e interminabile) pandemia è strutturare e accelerare la campagna vaccinale, senza che ogni Regione faccia a modo suo. Vantando scuse sulla scarsità dei vaccini. I tempi delle consegne dei vaccini si spera saranno rispettati. Il generale Francesco Paolo Figliuolo ieri ha incassato l’impegno dei rappresentanti di Johnson & Johnson e Pfizer e ha aggiornato il piano vaccinale. Anche se non riuscirà a raggiungere subito la quota di 500mila vaccinazioni al giorno che aveva promesso, Figliuolo dice al Corriere: «A fine maggio saremo comunque in grado di passare a vaccinare le categorie produttive e tutti quanti gl’altri cittadini, per far ripartire il Paese. Lo dicono i numeri: nel trimestre che va da aprile a giugno avremo 45 milioni di dosi, vuol dire 15 milioni al mese. È la quantità giusta». Al presidente della Campania Vincenzo De Luca che annuncia di voler vaccinare «altre categorie oltre agli over 80», Figliuolo risponde: «Sbaglia chi pensa di poter trascurare anziani e fragili. L’altro motivo di polemica con i governatori sono le isole «Covid-free», che alla fine diventeranno realtà. «Questione di numeri e io sono sicuro di non sbagliare». Ribadisce il Generale. La settimana cruciale è quella che va dal 15 al 22 aprile. Una nota ufficiale diramata ieri dettaglia le consegne: «Sono oltre 4,2 milioni i vaccini che verranno complessivamente consegnati tra il 15 e il 22 di aprile alle strutture sanitarie delle Regioni. È prevista la distribuzione di oltre tre milioni di Pfizer suddivisi in due mandate di 1,5 milioni, circa mezzo milione di Vaxzevria (AstraZeneca), oltre 400mila di Moderna, e di circa di 180mila e più dosi di Janssen (Johnson & Johnson)». Vuol dire, appunto, la possibilità di 315mila dosi da inoculate ogni giorno. Significa che bisogna fare di più, avere la certezza che le consegne siano davvero «spalmate» e non vengano concentrate alla fine di ogni mese quando sarebbe impossibile riuscire a rispettare i tempi previsti. Ecco perché si deve fare pressione sulle case farmaceutiche, obbligarle a rispettare i contratti stipulati con l’Unione europea ma soprattutto gli impegni presi con l’Italia. Dal 22 al 30 aprile è prevista la consegna di altre 4 milioni di dosi. Con circa 400mila dosi di Johnson & Johnson, che ha il pregio della dose unica, e almeno un altro milione da Pfizer. Il commissario ha messo nero su bianco i nuovi conti: tra il 15 e il 30 aprile ci saranno a disposizione oltre 8 milioni di dosi, «se le Regioni rispetteranno i tempi previsti non lasceremo indietro nessuno». Comunque, bisogna correre, recuperare il ritardo perché finora circa 9,2 milioni di italiani, pari al 15,4%, hanno ricevuto almeno una dose (di cui circa 4 milioni la seconda). Di questo passo il 70% della popolazione sarebbe vaccinato a dicembre e non agli inizi di settembre come aveva annunciato. Ma anche su questo Figliuolo dice di essere tranquillo: «Tra luglio e settembre avremo 84 milioni di dosi. Non ci sarà alcuno slittamento». Quello con i presidenti di Regione è un rapporto complicato, minato da mille difficoltà. E se le Regioni del Nord sono riuscite a mettersi in pari, al Sud rimangono ancora moltissimi problemi. Lo scontro con De Luca è pubblico ed eclatante, con altri la discussione è ancora aperta e per l’appunto non sempre facile. Molti, troppi sono ancora indietro. «Non possiamo accettare ultimatum – avverte Figliuolo –. Io sono qui per servire il Paese». La polemica sui vaccini di massa nelle isole in vista dell’estate, intanto, ha messo i governatori uno contro l’altro. Un problema che Figliuolo è convinto di poter risolvere entro la fine di maggio. La pianificazione, spiega, «è già stata affidata agli uffici, ma non potrà essere operativa prima che siano vaccinate le persone che hanno più di 60 anni». Se non ci saranno altri ritardi nelle consegne il piano prevede di individuare in ogni isola uno o due centri vaccinali. Saranno installati nei parcheggi, negli aeroporti e se non ci saranno spazi sufficienti «useremo le navi». Saranno utilizzati «mezzi e uomini della Protezione civile, volontari che già sono impegnati ogni giorno per dare supporto in quelle regioni dove ci sono maggiori difficoltà, e in una settimana saremo in grado di vaccinare tutti gli abitanti di ogni isola garantendo loro un’estate sicura». Eppure, nelle vaccinazioni, dal 3 al 9 aprile, siamo stati più lenti di Spagna, Germania, Regno Unito, Grecia, Austria, Francia e Belgio. «Stiamo crescendo lentamente, ma stiamo crescendo. Siamo arrivati a trecentomila iniezioni al giorno e andremo oltre. La questione vera è che i vaccini affluiscono più lentamente, per permettere alla macchina di girare al massimo. Andiamo, lo dice il generale Figliuolo, a 315 l’ora, potremmo andare a 600», spiega Curcio Capo della Protezione Civile. Il nodo dello scontro con le Regioni è quello della priorità: «Dobbiamo salvare vite, mettere in sicurezza gli anziani e i fragili. Come si può convivere con 358 morti al giorno? Si è ormai diffuso un “cinismo della tabella”, la conta quotidiana ci fa perdere il senso delle tragedie umana di miglia. Quando avremo messo in sicurezza gli over 80, gli over 70 e anche gli over 60 ia di persone e delle loro famiglie. Tra poco, potremo ragionare su un Piano vaccinazioni più flessibile, uscire dalla rigidità anagrafica». Gli over 80 saranno vaccinati entro «fine aprile, inizio maggio. Potremmo usare le dosi del Johnson (sempre che la scelta americana di sospendere il vaccino, per approfondimenti clinici su limitatissimi eventi con un solo morto, non ci complichi ulteriormente le possibilità di finire il lavoro sulla coorte degli anziani e fragili. Purtroppo il problema è che: «mancano ancora molti cittadini all’appello. Persone anziane o povere non raggiunte dalle informazioni. Vecchi senza figli che possano aiutarli. No vax silenti. Possiamo chiamarli i dispersi nelle pieghe di una Società italiana dalle mille “pieghe” e dai tanti volti. E’ una delle funzioni della Protezione civile che deve ritrovarli e portarli alla vaccinazione. Comuni e Asl della Lombardia e di altre Regioni in difficoltà stanno aiutando a cercarli». La linea del governo potrebbe quindi ammorbidirsi prima del previsto, e non in contraddizione con il Draghi-pensiero del: “più vaccinate e prima si riapre”. Questo è il punto, non certo abbassare la guardia in conseguenza delle agitazioni di piazza, tanto più se espresse in modo violento. E, tuttavia, da vari spifferi che vengono dal Palazzo, sembra che in settimana, ci possa essere un Consiglio dei ministri o quantomeno un vertice politico per decidere una prima programmazione delle riaperture, iniziando da palestre e ristoranti all’aperto (c’è chi sussurra la data del 20 aprile), ma naturalmente tutto questo dipende dall’andamento del contagio. Una certa velocizzazione delle vaccinazioni per gli over 70 effettivamente c’è stata, grazie alla “messa in riga” disposta dal generale Figliuolo. Eppure, è ancora troppo presto per capire se il contagio stia diminuendo in una misura tale da consentire seppur parziali riaperture, e dunque si attendono gli ultimi dati per verificare se è possibile almeno dare qualche primo segnale… anche per disinnescare derive lepeniste e possibili incidenti di piazza…

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