Italia: l’ultima spiaggia si chiama Draghi…

“Finalmente Conte se ne va a casa. E’ finita la farsa, di una Italia governata e governata bene… mentre la realtà è un disastro totale con la gente che non ne può ormai più”. Un giudizio severissimo? Forse. Ma, il Conte 2 era il frutto di quella che si chiama ‘crisi organica’ di un sistema Paese. Vale a dire la disgregazione dei partiti senza più alcuna base di massa in rappresentanza di corpi sociali riconoscibili, il deterioramento dei vari livelli delle nostre Istituzioni spesso in conflitto tra loro e spesso immobilizzate dall’eccesso della burocrazia. Un sistema politico incontrollabile a se stesso e sempre più sottoposto soltanto alle scorribande di lobby economiche nazionali e/o internazionali dedite al puro saccheggio di ogni risorsa… lasciando il Paese senza alcuna prospettiva futura. “Questo è un Paese che non amo” come titola un saggio di Antonio Pascale. E’ venuto il momento di prender atto della nostra tragedia politica, economica e sociale irrimediabilmente aggravata dalla pandemia di Covid-19. Una tragedia nel senso classico, da vivere come una vera e propria catarsi… Alla fine è arrivata l’ora di Mario Draghi come fosse “l’ultima spiaggia” (titolo di un noto film di Stanley Kramer del 1959) per salvare il Paese. Draghi ha davanti a se una ‘mission impossible’, visto che rimettere in piedi l’Italia in questo preciso momento storico sicuramente lo è. Ma la scelta di Mattarella rappresenta, oltre che una scelta di buon senso, l’unica possibile di fronte allo sfacelo della classe dirigente dei partiti ormai priva di ogni credibilità. Ecco la differenza: Mario Draghi ha proprio quella cosa che nessuno ha più in Italia, oggi. Si chiama credibilità. Il buon Fico non ha trovato altre alternative, un Conte-ter era diventata una soluzione impraticabile dopo l’ennesimo assalto di Renzi alla maggioranza giallorossa e allora, con la coda tra le gambe, è tornato dal Presidente della Repubblica. Lo spettacolo cui abbiamo assistito in quei giorni è stato avvilente.  Il Capo dello Stato ha preso atto che le forze politiche rappresentate in Parlamento non sono state capaci di cavare un ragno da un buco. Non è il fallimento della politica, ma sicuramente di questa classe politica, che ci ha portato per l’appunto all’ultima spiaggia. Mattarella senza forzare le prerogative che gli affida la Costituzione, e mantenendo la sua funzione di garante, ha scelto Draghi individuandolo come la persona più adatta per prestigio e levatura, autorevolezza e respiro internazionale a cavare dal fuoco le castagne. Mattarella ha letteralmente sillabato emergenze e tabella di marcia. Ha anche individuato un metodo: governo sostenuto da un arco di forze più ampio delle precedenti coalizioni. Un governo, se così si può dire, di ‘salute pubblica’. E quello di Draghi sarà quindi un esecutivo figlio diretto del Presidente della Repubblica. Ora tutti i partiti e i loro leader cercano di metterci sopra il cappello e tirare Draghi per la proverbiale giacchetta (a partire da Renzi dichiaratosi vittorioso per la chiamata in campo di Draghi dopo aver provocato la crisi del governo Conte). Quello che invece Draghi programmerà e proporrà, sarà principalmente quello che ci chiede Bruxelles per aiutarci con i famosi 209 miliardi del Recovery Fund. Un programma di medio/lungo termine per far ripartire l’Italia. L’alternativa? Erano le elezioni, ma Mattarella sapeva benissimo che rischiavano di essere la catastrofe nella catastrofe. Così Mario Draghi è stato chiamato al colle e gli è  stata affidata l’impresa. E speriamo che possa farcela, non scordiamoci mai, che anche il suo governo dovrà ricevere la fiducia, la più ampia possibile, da un Parlamento che come abbiamo ormai ben capito, con un voto di irrazionale protesta, abbiamo fatto invadere dai “barbari”. Si, le elezioni del 2018, si sono rivelate l’ennesima occasione di un agognato cambiamento che gli italiani hanno di fatto “buttato alle ortiche. Tant’è che per Draghi ecco subito un “piccolo” problema. Si chiama debito pubblico. E già oggi, vale circa 2.600 miliardi di euro. Significa circa 43.000 € per ogni italiano. Questo sarà la quota di debito pubblico che ci ritroveremo pro capite alla fine della pandemia. Naturalmente: il PIL è destinato a crollare (-8,8% per il 2020 vedremo quel che sarà alla fine del 2021), la nostra spesa pubblica sta di nuovo impazzendo nel tentativo di salvare imprese, famiglie, autonomi e indigenti. Secondo voi Draghi non metterà in un programma di governo, che una volta passata la buriana, occorrerà un piano di rientro dal debito importante? E magari già fin partendo da subito, prendendo i soldi dove ci sono, Combattendo l’evasione fiscale che ha raggiunto centinaia di milioni l’anno. Riuscirà Draghi a mettere nero su bianco per attuarlo in concreto un piano condiviso dal Parlamento e gestito da un Governo che adesso ancora fatichiamo tutti a immaginare? Non dimentichiamo che c’è poi il Recovery Plan da gestire in modo produttivo… Insomma, per l’Italia si apre un capitolo fondamentale per la sua storia. E questo capitolo come possiamo chiamarlo se non “Ultima spiaggia”? Sì, perché nel bene o nel male, questa per noi è veramente l’ultima spiaggia e ci vorranno una serie di “whatever it takes” che dovranno convincere tutti in Europa e forse non convinceranno molti italiani. Draghi conosce bene il nostro Paese e conosce le cose da fare e dovrà convincere gli italiani di dire basta a sussidi a pioggia, basta helicopter money, basta debito cattivo… dovremo saper puntare invece sugli investimenti che generano profitto al capitale investito nel lavoro e in grado di pagare conseguenti buoni salari. Pensando così una volta per tutte alle future generazioni, ai figli e ai nipoti, offrendogli un possibile futuro. Tra qualche ora vedremo come si svilupperà questo “capitolo” degno del miglior thriller di Stephen King… E poi ricordiamocelo c’è anche un risvolto internazionale che senza se e senza ma deve saper indicare al Mondo con chiarezza da che parte si colloca l’Italia…

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