Italia: quanto è difficile essere equilibrati nell’Italia dominata dalla tifoseria…

Quelle del 2020 saranno le prime festività natalizie nell’epoca coronavirus e saranno quindi contrassegnate da misure anti-contagio… già si polemizza sul prossimo Dpcm e le misure che stabilirà ancor prima di conoscerle…

In Italia non ci si divide sulla base di un sapere approfondito, scientifico, onesto, che richiede anche una condotta proporzionata ai drammi che questi argomenti contengono, ma sempre sulla base delle viscere, delle faziosità politiche, dell’opportunismo economico. Ci si divide con sì o no, e si lucra su questa semplificazione senza sognarsi di approfondire mai nulla. Perché? Evidentemente perché non serve. Infatti, l’onestà intellettuale è merce rarissima, la cultura è lasciata a pochi. Non prevale lo studio dell’argomento ma il consenso strappato con la polemica. Cosa pericolosa, i cui effetti si vedranno a lungo… Un esempio, il dibattito attorno a come sarà il cenone il prossimo Natale o se si potrà sciare… indipendentemente dal fatto che solo in questo mese di Novembre il covid-19 abbia ucciso 10.000 italiani, e quotidianamente siamo costretti a prender atto, dei limiti della nostra sanità e quindi della capacità del Paese ad essere resiliente di fronte all’evento pandemico che ha e sta cambiando le nostre prospettive di vita e quindi la nostra società dentro ad un’economia globale che mostra molti limiti a partire dalla presunzione di uno sviluppo economico perenne che non ci sarà mai più… Una cultura cablata solo sul consumo a tutti i costi… subordinando a questo ogni logica politica e sottomettendovi ogni ragione e senso del pensiero umano: “si può morire di Covid, ma anche di fame”. E’ così da sempre in gran parte del Mondo… non ce ne siamo mai accorti?! Quando la Cultura è sottomessa alla logica politica e questa al libero mercato è il libero pensiero che muore, vi sopravvivono solo:  “teste vuote e lingue lunghe”. Ogni ragionamento su qualsiasi argomento: la Resistenza, le Foibe, l’eutanasia e/o il testamento biologico, i migranti e mille altri argomenti. Tutti vengono affrontati a parole ma senza alcuna onestà intellettuale. Già, l’onestà intellettuale è merce rarissima come il buon senso. Prevalgono anziché la cultura e una corretta informazione, i fini personali o politici, di un’Italia che si divide in tifoserie da squadre di calcio su tutto, anche se poi, all’italiana maniera, queste divisioni coprono aree nascoste e spesso miserabili di accomodamento. In più, cosa pericolosa, come già si accennava: conta la quantità del consenso su ogni argomento. Si scambia la maggioranza delle opinioni con la verità: se siamo in cinque, e quattro di noi dicono che la capitale d’Italia è New York, allora si  penserà che è vero. È esemplare il campo di battaglia sui vaccini, nel quale torme di soggetti imbufaliti accusano scienziati anche illustri di essere al soldo di interessi economici dal volto nascosto. Inoltre, in Italia, quando qualcuno sconfina nel campo della “squadra avversaria” sembra che lo faccia solo per opportunismo. Per esempio, se uno di sinistra commemora con onestà intellettuale la tragedia delle foibe, o uno di destra, non estremista, diciamo un conservatore liberale, commemora con sincerità la liberazione dal nazifascismo del 25 aprile, queste celebrazioni incrociate hanno il sapore del calcolo politico perché sullo sfondo è sempre in agguato un’atmosfera da stadio che trasforma la commemorazione in un discorso rivolto a una curva, più che essere espressione di onestà intellettuale. Da noi, tutto è girato in fazioni e bandiere. Spesso trasformate in pensieri estremi, il più delle volte senza alcuna prudenza e con grande ignoranza. E così tutto si converte in una politica che taglia fuori il pensiero libero. La stessa parola laicità, nel suo significato classico, diventa bandiera di gruppi perché in giro, anche tra i così detti intellettuali, c’è una diffusa ignoranza sulle religioni, un analfabetismo funzionale che diffonde pregiudizi su ebraismo, cristianesimo e islam, che sono i principali soggetti intorno ai quali si costruisce un discorso anche politico sull’integrazione, le migrazioni, il confronto tra usi e mentalità. Attenzione: la cultura non è solo libri, banchi di scuola e biblioteche, ma è la nostra armatura di giustizia e libertà. Ora pensiamo a questo: le mafie e la corruzione non sono armi contro il libero pensiero? Che libertà di pensiero ci può mai essere se un sistema è dominato da queste forze? Poi, altro esempio: è libero un pensiero che crede alle cospirazioni? Quanta fortuna ha avuto in Italia la mitologia sul «grande vecchio» che trama nell’ombra? Tutti pregiudizi, ma la conoscenza di un fatto, una persona, un popolo non si costruisce sul chissà, sul mi ha detto, sul figurati se non è così. Ancora: fare informazione politica parlando delle scorribande dei politici invece che dei problemi politici non è negare il nostro libero pensiero? Senza infierire, ma prima di costruire dobbiamo capire a che punto siamo. Le insidie sono ovunque… Andiamo avanti solo con parole d’ordine, si parla di fascismo e antifascismo senza conoscerli e approfondirli, e diversi esponenti politici sostengono questo andazzo… Questo modo di fare ci ha portato alla deriva populista e sovranista senza contrapporre ad essa argomenti e credibilità, bensì adottando frasi fatte e un linguaggio alquanto conservatore della nostra politica a destra come a sinistra. La nostra politica non ha saputo trovare nuovi argomenti, e questo cosa significa? Che non si è mai fatto un esame laico, un bilancio storico e culturale… di qui, la mancanza di idee come abbiamo già accennato…

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