Italia: un paese poco serio, siamo nel pieno di un incendio e governo e opposizione non la smettano col gioco del cerino…

Dopo tre dpcm in due settimane13ott.,18ott. e 25 ottobre 2020, accompagnati dalla consueta raffica di rassicurazioni destinate ad autodistruggersi entro la conferenza stampa successiva, era lecito attendersi un soprassalto di serietà e responsabilità, almeno davanti all’impennata dei contagi e alla gravità degli allarmi lanciati in questi giorni dagli ospedali di mezza Italia… A valle di una settimana cominciata con i fuochi di piazza di Napoli e proseguita con le violenze di Torino, Milano, Roma, di un nuovo Dpcm tarato sullo “scenario 3” che ha spento il nostro tempo libero, la cultura, e la sua industria, azzoppato la scuola, il Paese è entrato in una tempesta perfetta che toglie il sonno. Di cui conviene mettere in fila gli addendi perché ne sia chiara la portata e la posta in gioco. La pandemia di Covid 19 ha una progressione vertiginosa che ci lascia ormai un vantaggio di sole due settimane sulla Francia che si è arresa a un nuovo lockdown. E le proiezioni del Comitato tecnico scientifico indicano che il record di contagi di ieri +26.831 (l’altro ieri erano stati 24.991). I morti sono 217 (l’altro ieri erano stati 205), nuovo record di tamponi, 201.452 (circa 2.500 più dell’altro ieri), si noti l’aumento progressivo dei decessi, 217 contro i 205 dell’altro ieri, quattro in meno dei 221 di martedì e ben +76 dei 141 di lunedì, per un totale ormai di ben 38.122 vittime dall’inizio della pandemia. Numeri che saranno polverizzati da quelli di oggi, di domani e dopodomani. Gli ospedali sono al collasso. Avvicinandoci a quello “scenario 4” nel quale c’è un nuovo lockdown. Mentre Il governo mostra ormai una forza di coesione pari a quella della carta velina. Senza contare il senso di smarrimento che da giorni ormai trasmette il presidente del Consiglio il cui protagonismo estivo gli ha prima guadagnato la cordiale inimicizia dei suoi alleati di governo e ora la prigione di un’agenda che ha l’orizzonte medio delle 12 ore ed è ingessata dagli “obblighi politici di coalizione” su qualunque decisione, anche tecnica, vada assunta. Mentre l’opposizione, è divisa tra la tentazione di cavalcare il risentimento della piazza e quella di sedersi al tavolo della “leale collaborazione” con il governo, ma di fatto è un’attrice ancora non spendibile. Abbiamo dunque assistito a uno spettacolo fino ad oggi inedito. Il presidente del Consiglio parla di vaccini che dovrebbero arrivare già a dicembre e ci promette un Natale sereno. Quanto al leader dell’opposizione, per parte sua, passa dall’accusare il governo di conculcare le libertà degli italiani nascondendosi dietro il pretesto di un’inesistente seconda ondata ad accusare quello stesso governo di non essersi preparato per tempo contro l’imminente seconda ondata. Salvini confuso e Meloni sempre più trucida. Ma le cose non migliorano se dal livello nazionale passiamo ai tanto decantati presidenti di Regione nonché ai primi cittadini i Sindaci. Il presidente della Conferenza delle Regioni, per risolvere il problema del sovraccarico delle Asl, propone di limitare il tracciamento degl’infetti ai soli sintomatici (e ai loro contatti più stretti), che è un po’ come pensare di risolvere il problema della guida in stato di ebbrezza tagliando gli alcol test. E che dire del sindaco di Milano, che si preoccupa (non è la prima volta ricordate #milanononchiude) e si dichiara contrario a nuove chiusure proprio mentre nella sua città i responsabili dei pronto soccorso parlano di situazione già al collasso, e arriva a dire che «anche nella peggiore delle ipotesi avremo comunque dieci-quindici giorni per decidere un eventuale lockdown». Considerando il ritmo di crescita dei contagi e sapendo ormai tutti noi che ciò che vediamo oggi è il frutto dei contagi di dieci-quindici giorni fa, ci rendiamo conto di quale potrebbe essere la situazione non solo allo scadere del quindicesimo giorno, ma soprattutto altri dieci-quindici giorni dopo? Vale chiedersi di che cosa sia realmente preoccupato: della prevedibile morte di qualche centinaio di milanesi al giorno o delle condizioni della sua possibile ricandidatura. Come è possibile che tra maggioranza e opposizione, governo, presidenti di Regione e sindaci di ogni colore politico, nessuno avverta la necessità di interrompere un simile spettacolo? Le Regioni, in preda alla forza centripeta della ricerca del consenso dei territori e dei loro stessi errori, hanno interpretato e continuano a interpretare la loro autonomia come principio di eccezione alla regola stabilita dal centro. I Sindaci delle grandi città guardano alle elezioni di primavera e al rischio implicito che di lockdown in lockdown si rimandi l’appuntamento elettorale. Tutti politicamente miopi, chissà cosa pensano di guadagnarci? Credono davvero che qualcuno di loro possa uscire indenne da questo continuo scaricabarile tra governo e opposizione, e persino tra gli stessi partiti della maggioranza, dove ciascuno punta solo a occupare la posizione lasciata libera dall’altro, in una specie di gioco della sedia in cui se uno dice «chiudiamo» l’altro dice «apriamo» e viceversa, e si avanti così, scambiandosi continuamente di posto senza che se ne capisca il motivo, finché la musica suona e il ballo continua? Quanto possiamo andare avanti così? Con ogni singolo ministro a giurare e spergiurare che i contagi riguardano sempre gli altri, tanto che per la titolare dei Trasporti su autobus e metropolitane si può stare anche in cinque per metro quadro, perché tanto ci si sta poco (?), e poi c’è un continuo ricambio d’aria (??), e in ogni caso se si vuole, ridurre la capienza al 50 per cento dei mezzi, significherebbe lasciare a piedi duecentomila persone (ah, ecco). Con la ministra dell’Istruzione a ribadire ostinatamente che le scuole sono l’unico posto dove proprio non serve misurare la temperatura all’ingresso. Salvo scordarsi che ci si può contagiare durante il percorso per arrivarci e/o in ogni dove della quotidiana vita dei nostri ragazzi…  E così via, puntando solo a scaricare il problema sul vicino di posto e a prendere tempo a forza di supercazzole (vedi banchi con le rotelle), sperando che poi il vaccino offra la buona sorte a tutti quanti o magari più semplicemente sia proprio l’evidenza della tragedia in atto, e dell’aumentare conseguente necessità delle  misure emergenziali, tolgano a tutti le castagne dal fuoco… Perché è chiaro che siamo sempre lì, dove eravamo quando tutto è cominciato, con il rimpallo delle responsabilità tra governo e Regione di fronte all’urgenza di decretare la zona rossa in Val Seriana prima e in Lombardia poi (con giustificazioni risibili da entrambe le parti). L’impressione è che siamo ancora e sempre davanti allo stesso spettacolo, a tutti i livelli. E nemmeno il divampare dell’incendio pare capace di distogliere la nostra classe dirigente da questo assurdo ‘gioco del cerino’. Il presidente del Consiglio ci promette un sereno Natale, il leader dell’opposizione passa dal negazionismo all’allarmismo, presidenti di Regione, Sindaci e Ministri puntano solo a scaricare le responsabilità su qualcun altro. Quanto possiamo andare avanti così? Anche perché, stavolta, non ci saranno prove di appello o esami di riparazione…

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