Italicum, Politica e voto anticipato…

Non ho mai apprezzato l’ingerenza della Chiesa sulle vicende e le varie questioni della politica italiana… tuttavia questa volta mi è difficile non concordare con quanto sottolineato da Monsignor Nunzio Galantino segretario generale della Cei, che ha commentato la sentenza della Consulta sull’Italicum con una precisa sottolineatura: «La politica non ha fatto il suo mestiere! Mi pare che sia sotto gli occhi di tutti che ci siano   due leggi elettorali frutto del lavoro della Magistratura.  Non è normale un Paese in cui la Magistratura detta tempi e modi all’amministrazione …vuol dire che la politica non ha fatto il suo mestiere». «La politica deve riflettere e interrogarsi su questo»  ha concluso Galantino. Nella stessa direzione vanno le dichiarazioni del Presidente del Senato Grasso: «Serve un’intesa. Un’intesa tra partiti deve esserci. Sono convinto che debba esserci un testo parlamentare su cui i partiti si confrontino». Parlando con i giornalisti a palazzo Madama, a proposito della legge elettorale e in attesa delle motivazioni della sentenza della Consulta, Grasso ha osservato ancora che:  «Oggi sappiamo quello che è rimasto degli interventi della Corte costituzionale su due leggi elettorali: per il Senato il Porcellum modificato e ribattezzato Consultellum e alla Camera l’Italicum con le parziali bocciature di incostituzionalità.  Questo comporta che fin da ora possiamo vedere che ci sono parecchie differenze, di cui bisogna prendere atto; e queste differenze sono sotto gli occhi di tutti». Il presidente del Senato ha quindi elencato le differenze tra i due sistemi: «C’è un premio per la lista alla Camera, mentre al Senato ci sono le coalizioni; le soglie di sbarramento sono diverse: il 3% alla Camera e l’8% al Senato che però può ridursi al 3% nei partiti coalizzati ma se la coalizione supera il 20%; le preferenze di genere alla Camera e la preferenza unica al Senato; infine i capilista nominati alla Camera e la preferenza al Senato; le pluricandidature con sorteggio alla Camera e non al Senato».  Così facendo ha per l’appunto sollecitato (lo aveva già fatto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) la necessità di omogenizzare le due leggi attraverso un’intesa tra forze politiche. Già, perché in attesa della sentenza della Consulta. i vari apparati dei partiti e i loro leader erano restati per qualche tempo in silenzio, ma, una volta emanata ha fatto sì che, alla luce del fatto che la magistratura abbia preso delle decisioni sulla legge elettorale senza cancellarla del tutto e definendola quindi da subito utilizzabile, la nostra “politica” …è saltata sulla sedia e ha cominciato non già a discutere dei propri evidenti limiti e di come omogenizzare le evidenziate differenze, ma esclusivamente solo delle possibili date per le prossime elezioni anticipate. E come ha sempre sottolineato bene Monsignor Galantino: «…anziché domandarsi perché veniamo pagati per fare queste cose e c’è altra gente che le fa al posto nostro? Non è normale un Paese in cui per prendere decisioni si aspetta che sia qualcun altro a decidere, io lo trovo drammatico». Infatti, per il segretario dei vescovi «le elezioni devono essere uno strumento per dare risposte concrete ai problemi concreti della gente» e «non devono essere strumentalizzate per altro, occorre discutere sicuramente quando votare, ma, si rifletta soprattutto sui motivi per cui si vota e che hanno portato a questo». ha detto ancora il segretario generale della Cei… Personalmente (per quel che conta naturalmente) penso che il Paese sia arrivato al limite della sopportazione. Dopo la vittoria del NO al Referendum costituzionale del 4 dicembre i cittadini si aspettavano un cambio di rotta, che non è arrivato: è stato fatto un governo fotocopia di quello precedente… ma con un indirizzo preciso che guardando alla Consulta e a quanto avrebbe detto sull’Italicum… prima di andare anticipatamente o meno al voto vi fosse un quadro normativo elettorale omogeneo tra Camera e Senato (visto l’esito del referendum che conferma l’assetto istituzionale bicamerale costituzionalmente previsto) in modo di garantire una governabilità al Paese fondata su di una stessa unica maggioranza nelle due Camere. Ma questo governo a riguardo è stato completamente immobile e non da alcun segnale di volersene occupare prossimamente, e questa situazione non può andare avanti a lungo.Tutti dicono che «…l’Italia ha bisogno di risposte immediate alle esigenze sempre più pressanti e urgenti della popolazione. La disoccupazione inarrestabile, lo sfaldarsi del tessuto della piccola e media impresa, la svendita dei gioielli italiani all’estero, la povertà dilagante». Certo un governo immobile per non infastidire un segretario di partito già ex Premier, che tra l’altro stando alle parole dei vertici, sembra non avere ormai più il sostegno della maggioranza dei deputati …non può prendere sicuramente misure efficaci alla risoluzione di questi problemi. Non si può andare avanti così. Dunque una riflessione e scelte che lavorino perché il Parlamento si riappropri della propria potestà legislativa e vari o una nuova legge elettorale complessiva o che almeno armonizzi quanto delle due leggi (Camera e Senato) la Consulta ha lasciato in piedi, pare il minimo necessario. Perché… così con la sentenza dell’altro giorno, passiamo dalla legge più maggioritaria del mondo a una totalmente proporzionale e il proporzionale puro significa ulteriore frammentazione e che per fare un governo bisognerà trovare improbabili larghe intese, uno scenario possibilmente da evitare… visti gli esiti del passato…

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