LA FATICA DELL’ESSENZIALITA’…

…rimango anche oggi sul tema dell’essenzialità e sulla fatica per perseguirla.

Discernere le cose importanti da quelle superflue e saper evitare vuoti formalismi.

“Addio, disse la volpe. Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

Queste poche righe sono tratte da “IL PICCOLO PRINCIPE” di Antoine de Saint Exupéry, una fiaba che può essere considerata valida anche per i più grandi…

L’essenziale è così prezioso, a volte è difficile riuscire a discernere le cose veramente importanti da quelle superflue.

Quante volte con i ragazzi ci si è trovati a valutare se un oggetto, un gesto, un atteggiamento fossero davvero essenziali… Dietro la parola essenzialità quanto significato c’è da trasmettere. Ma cosa è poi mai questa essenzialità, che più volte emerge da tanti discorsi… Sarebbe opportuno, come sempre, valutare di volta in volta se ciò che testimoniamo e proponiamo rappresenti solo un atteggiamento formale o se celato, è invisibile agli occhi ed è un vero tesoro.

E’ fondamentale mettere in atto un vero e proprio lavoro sulla persona che punta ad incidere sull’essere e non sul fare, sul cambiamento scelto consapevolmente e con vigore; in questo modo lo stile di vita darà sostanza e valore alle scelte fatte che altrimenti rimarrebbero solamente un vuoto formalismo.

L’essenziale è così prezioso, ma a volte è difficile riuscire a discernere le cose veramente importanti da quelle superflue. Essenzialità come capacità di saper scegliere, di cogliere il valore autentico, anteponendo il bene comune al tornaconto personale. Riuscire quindi ad acquisire una identità personale solida e chiara, coerente nell’essere e nel fare, che attraverso il servizio permetta di mettere a frutto i doni della vita che ognuno di noi ha ricevuto con la nascita.

Essere essenziali non per soffrire, ma per condividere, per essere parte integrante del creato senza esserne solo utilizzatori. Ma nel tempo del benessere sfrenato, proporre l’essenzialità come modo di essere e di vivere la vita è ancora possibile?

Viviamo nel tempo del benessere più sfrenato: acquistiamo e consumiamo più di quanto ci occorre in barba alla considerazione che tale condizione appartiene solo a poco più di un terzo della popolazione del pianeta e che il resto patisce fame e miseria.

Acquistiamo e consumiamo anche l’inutile: ciò di cui non si ha bisogno per il gusto e il piacere di possedere. Magari anche senza utilizzare e consumare. E così, anche la vita stessa produce “vite di scarto”: persone tagliate fuori da ogni circuito poiché impossibilitate a consumare o perché loro stesse oggetto di consumo. Spesso anche le relazioni sono vissute nell’ottica del consumo.

Oggi i giovani possiedono di tutto e anche più di quanto occorra loro. Finito il tempo in cui le cose andavano conquistate, sudate, meritate in funzione di una qualche azione, nella stragrande maggioranza dei casi basta chiedere e si ottiene di tutto e di più.

Il possesso di beni, oggetti vari, vestiti, scarpe, fa parte da sempre del meccanismo attraverso il quale, in particolare in età adolescenziale, si entra a far parte del gruppo dei coetanei. È la “condizione” per essere accettati, accolti dal gruppo dei coetanei. Tale tendenza, in considerazione anche di una sorta di restrizione, o di congiuntura, dei consumi è diventata oggi però escludente, discriminante: vale a dire, chi non possiede non appartiene; è fuori dal circuito.

Certo non è facile proporre rinunce alle quali difficilmente bambini, ragazzi e giovani si sentono pronti e, soprattutto, comprendono con difficoltà. Non se ne danno una ragione: sono disponibili in quantità. Dunque, perché rinunciarvi?

L’obiettivo educativo più importante è far comprendere loro che se ne può fare senza. Che si possono consumare risorse vitali, acqua, cibo, “denaro”, con parsimonia, con rispetto, pensando che non sono illimitate. Che l’essenzialità è un modo di essere e di vivere la vita, prima ancora che una modalità con la quale utilizzare le risorse disponibili. Che il vestito o le scarpe firmate escludono invece di aggregare e che, decisamente, è più bello confrontarsi tra pari…

I ragazzi hanno paura di esser tagliati fuori dagli altri circuiti relazionali?

Sforziamoci come adulti, attenti anche alle nostre contraddizioni, di proporre loro la ricerca di beni ben più durevoli, illimitati, capaci di creare legami: l’amicizia, la solidarietà, l’accoglienza di tutti.

Occorrono il coraggio e la forza dell’esempio: due elementi validi in ogni azione educativa.

“E’ sempre tempo di Coaching!” 

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