La flat tax spiegata in due grafici…

È l’obiettivo dichiarato dal governo, ma per i lavoratori dipendenti è di quasi impossibile realizzazione, perché aprirebbe un buco” da 45-60 miliardi. Ma se si facesse avvantaggerebbe i redditi più alti non solo in valore assoluto, ma anche in percentuale, tanto più quanto cresce il reddito…

di Ruggero Paladini

La proposta di delega fiscale del governo tocca tutti gli aspetti del sistema tributario; vorrei soffermarmi su un punto particolare, ma di notevole importanza. Per quanto riguarda la revisione dell’Irpef, nell’art. 5 si sottolinea la “prospettiva della transizione del sistema verso l’aliquota impositiva unica”. L’obbiettivo è pertanto ciò che è nota come flat tax. Si tratta solo di una prospettiva (nella legislatura?), ma è lì che si vorrebbe arrivare. Nel grafico I° che segue si considera il lavoro dipendente; si guarda alla situazione attuale, partendo da un reddito di 14.000 euro, quando l’aliquota media, ancora sotto zero a 13.000, diviene positiva al 1%. Come si vede la curva sale molto rapidamente e, arrivata a 100.000, ha già superato il 35% (non si considerano forme di deduzione o detrazione).

Gli effetti della riforma fiscale. Le due curve di aliquote medie nettamente più in basso sono due ipotesi di flat tax con una deduzione di 13.000 euro in entrambi i casi ma con aliquote al 23% (quella del primo scaglione Irpef) in un caso e al 15% nel secondo (quella di cui godono oggi la maggioranza dei lavoratori autonomi). La differenza rispetto alla legislazione vigente fa capire quale possa essere la perdita di gettito che si avrebbe, nell’ordine di 45-60 miliardi. Ma non è questo l’aspetto che vorrei sottolineare. Piuttosto vediamo come si distribuisce il guadagno per i lavoratori ai diversi livelli di reddito. Per fare questo basta fare la differenza tra la curva dell’aliquota media attuale e quelle delle due ipotesi di flat tax. Se la differenza consistesse in due curve orizzontali all’ascissa allora il vantaggio sarebbe proporzionale al reddito; certo chi ha un reddito maggiore avrebbe una riduzione di imposta più alta (in valore assoluto), ma in percentuale tutti avrebbero lo stesso sgravio. Vediamo invece nel grafico II° lo scarto delle due curve di flat tax rispetto a quella vigente:

Chi più guadagna, più risparmia. Come si vede le due curve mostrano che il vantaggio percentuale cresce, in modo sensibile, al crescere del reddito. Non solo quindi il vantaggio è maggiore per chi ha un reddito più alto, ma anche il rapporto tra lo sgravio ed il reddito è crescente. Concludendo, la prospettiva della flat tax non si realizzerà, almeno per lavoratori dipendenti e pensionati. Innanzi tutto, per una questione di bilancio, cioè della perdita di gettito che ne deriverebbe. Ma anche perché fa apparire chiaramente chi sono i grandi beneficiari di questo tipo d’imposta, e questo dal punto di vista elettorale è piuttosto problematico per i partiti di governo. Certo i teorici della flat tax sostengono che chi guadagna di più, liberato dal vincolo di aliquote marginali elevate, produrrà molto di più e farà alla fine crescere la ricchezza di tutti. Ma queste sono solo argomentazioni, neppure troppo fondate, per ottenere la redistribuzione al contrario. Dire la verità nuda e cruda non sta bene. Non siamo più ai tempi dell’Isola dei pinguini di Anatole France, quando il nobile Greatauk “con la mano sull’elsa della spada”, dichiarava: “Come nobile, io non contribuirò, perché contribuire è ignobile. Spetta alla canaglia il pagare”.

E’ sempre tempo di Coaching! 

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuita

0

Aggiungi un commento