Ciao a tutti,
oggi iniziamo a parlare delle 4 radici che alimentano dentro di noi la paura. Come anticipato precedentemente partiamo dalle pretese, la peggiore di tutte. Cercando di fare in modo che alla fine di questo “mini percorso” sulla paura abbiate consapevolezza di tutte le risorse con le quali affrontarla e sconfiggerla. Torniamo al tema della pretesa. Vi propongo un “gioco”. Per aiutarvi a comprenderla. Vi racconterò tre storielle. Alla fine dovrete capire in quale di queste è descritta una pretesa…
PRIMA STORIA – Marcello chiama Giorgio, un suo caro amico, e gli chiede se può andarlo a trovare e dargli una mano a spostare un mobile. Giorgio risponde che non ci sono problemi, ma all’ultimo momento chiama Marcello per dirgli che ha avuto un imprevisto e non può esserci. Marcello ci resta un po’ male, crede che probabilmente Giorgio non aveva voglia di aiutarlo e si infastidisce all’idea che non gli abbia voluto dire la verità. In ogni caso, dopo un po’, non ci pensa più.
SECONDA STORIA – Alessia racconta a sua mamma di come si stia trovando con una nuova ragazza che è appena entrata nel suo gruppo di amici, ma la mamma di Alessia è distratta, ha “altro da fare” e non le da molta retta. Alessia esce a fare una passeggiata con un suo cugino e sfoga un po’ la sua tristezza per via della mamma che sembra sempre avere altro da fare piuttosto che ascoltarla, sin da quando era bambina. Qualche minuto, poi si sente meglio e si diverte come sempre.
TERZA STORIA – Luca ha preso un pessimo voto all’esame universitario che ha appena sostenuto. Probabilmente gli rovinerà la media e non gli piace per nulla questa cosa. Torna a casa molto deluso, quasi arrabbiato con se stesso. Così si mette d’impegno a studiare nei mesi successivi, organizza un programma, rinuncia a molte uscite e pensa solo al prossimo esame con l’intento di fare meglio e dimostrare che lui vale molto più di quel brutto voto.
Bene, in quale di queste tre storie il protagonista ha avuto una pretesa? E sapreste dire anche quale? Se continuate a leggere ve lo spiego, fermatevi adesso e rispondete alla domanda. Fatto? Bene! La pretesa è di Marcello, nei confronti di Giorgio, l’amico che avrebbe dovuto fargli un favore. Lo avevate capito, vero? Ottimo! Se ci fate caso, infatti, Marcello chiede qualcosa che Giorgio non deve fare per forza, non esiste una legge che imponga a un amico di fare un favore. Certo, sarebbe bello se tutti ci aiutassero quando ne abbiamo bisogno, ma pretendere questo ci porta sempre a stare male. Se notate, infatti, Marcello ci resta male, significa che prova, sapendo del rifiuto dell’amico, un’emozione negativa. Questo è l’indizio chiave per riconoscere una pretesa: proviamo un’emozione negativa. Posso anche dire così: se provate un’emozione negativa, c’è sempre una pretesa. Sempre. Esatto, anche Alessia ha provato un’emozione negativa quando sua mamma non le ha dato retta. avete ragione, anche Alessia pretendeva qualcosa da sua mamma: comprensione, attenzione, amore. Così ora abbiamo due indizi circa le nostre pretese: Sono sempre legate a un’emozione negativa. Non conta la sostanza. Infatti il problema della pretesa non è cosa chiedi. Ma come lo fai. Alessia vorrebbe da sua mamma comprensione e amore. Chiede cose belle e che ci si può attendere da una madre. Il problema è che Alessia non le chiede, le pretende. Se Marcello restasse sereno, accettando davvero che un amico possa rifiutargli una mano, significherebbe che la desidera, ma non la pretende. Così è bello per Alessia che sua mamma sia interessata a lei, e desidera attenzioni, ma se le pretende inizia a stare male ogni volta che queste attenzioni non vengono date come lei vorrebbe. Qualsiasi cosa tu possa pretendere, dagli altri o da te (anche Luca pretende da se stesso un buon voto), sarà fonte di emozioni negative, sarà qualcosa che tu devi assolutamente avere. Non accetti il contrario. La pretesa è sempre fonte di emozioni negative. La pretesa è un modo di porti, non conta cosa pretendi, la pretesa sta nel modo in cui vuoi qualcosa. La pretesa è rigida, perché significa che vuoi una cosa e non ti va bene nient’altro. E non basta ricevere quel che desideri. Perché se la mamma di Alessia la ascolta contro voglia, ad Alessia non sta bene. Se Giorgio aiuta Marcello frettolosamente, a Marcello non sta bene. La pretesa è rigida, esigente, impone qualcosa, fa la guerra a chi si rifiuta. E lo ripeto: dove c’è pretesa c’è sempre e immancabilmente un’emozione negativa. Ciò significa che ogni pretesa, anche la più piccola, è incompatibile con la felicità. Sono sassi che ci portiamo in tasca (ricordate la storia della volta scorsa?). Oggi iniziate a notare tutte le volte che pretendete. Con gli indizi che vi ho dato, vedrate che sarà semplice. Nel prossimo post vi spiego come iniziare ad eliminarle, e poi vi aiuto a capire meglio per quale ragione ogni pretesa, sempre e comunque, qualsiasi cosa voi possiate pretendere, porta emozioni negative. E se volete imparare a non far diventare pretese i vostri desideri, dovete imparare come nasce un desiderio e come noi siamo abili (involontariamente) a trasformarlo in pretesa.
Buona giornata!
E’ sempre tempo di Coaching!
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