L’Italia che non c’è più…

L’immagine dell’Italia che si percepiva oltreconfine già da qualche anno era quella di “un Paese mediocre che vivesse sulle spalle di un grande passato”.
Ora questa mediocrità è palese a tutti noi… si vede ‘a occhio nudo’. E tentiamo di parlarne in questo post… succintamente e senza alcuna pretesa di ricerca esaustiva.
Il decadimento italico, parte in primis da fattori umani fortemente in crisi: il mondo giovanile che si trova in forte difficoltà a trovare lavoro, con un preoccupante diffondersi di condizioni di “non studio” e “non lavoro” contemporaneamente.

giovane italianoNegl’ultimi vent’anni è venuta meno l’Italia creativa fatta di artigiani sapienti nei loro mestieri. La nostra produzione manifatturiera che ancora adesso, (nonostante la crisi e il decadimento di tanti settori) la fanno secondo paese europeo nell’esportazione dopo la Germania. L’Italia che può godere di paesaggi così diversi e stupendi (e ora quasi sempre vituperati da un’espansione demografica ed economica fatta senza programmazione e desiderio di conservazione). Un’Italia patria di culture diverse, opere artistiche che non hanno pari al mondo (architettoniche, pittoriche…), ambienti di turismo di grande valore (zone costiere, le aree alpine, i laghi, le centinaia città d’arte…), ebbene tutto questo patrimonio di ricchezze non riesce ad essere incisivo nell’affrontare la crisi globale, nel mitigare le difficoltà mondiali, nel ritrovare uno sviluppo possibile.
Così che fenomeni sociologici come i giovani che ormai non protestano e che non cercano più lavoro …si mischiano alle peggiori condizioni di strutture sociali in grave crisi: la politica e il personale che vi si dedica “che non c’è” (non riesce ad esprimere progetti credibili); un mondo culturale spesso chiuso e altrettanto incapace di fare proposte.

pensare

Il mondo economico che “grida il suo dolore” (a volte più che giustificato, a volte seppur ‘negato’ frutto di errori e incapacità. In molti …non ce la fanno più! La necessità di creare lavoro, si “nuovi lavori” economicamente etici per una migliore società “da fare” e che diano reddito sufficiente… Qualcuno dice che i lavori nuovi da inventare saranno completamente diversi dagli attuali, e non catalogabili. Lavori che non riusciremmo a spiegare alle nostre mamme… ma che se ci fossero …darebbero nuova speranza in un futuro ormai alquanto incerto.

i-lavori-del-futuroInteressanti in questo senso sono i tentativi di incentivare un diverso approccio allo sviluppo della cultura, all’industria culturale da rilanciare, come elemento che potrebbe diventare un volano formidabile al ritorno di un benessere dirompente e diffuso: l’Italia appunto con le sue risorse di “saperi artigiani”, con le sue peculiarità artistiche applicate alla moda e all’artigianato, con le cucine regionali e i mille piatti proponibili, con prodotti agro-alimentari specialisti di valore mondiale (l’olio, la pasta, il vino, l’ortofrutta…). Ma è anche vero che questo non basterà, e che comunque è un nuovo modello di vita e di sviluppo quello che dovremmo avere il coraggio di affrontare: e l’approccio al nostro patrimonio culturale millenario potrebbe servire “all’Italia nuova”, ormai “meticcia” fatta di immigrati in parte oramai naturalizzati e ora di fatto già “italiani”, e fatta di indigeni, di lunga data. E’ proprio questo approccio italico millenario che dovrebbe servire a dare un contributo a noi stessi, all’Europa federata, al mondo, per mostrare che si può cambiare modo di vita, riuscendo a spiegare il mutamento economico e antropologico che stiamo vivendo: e capire se avremmo la capacità di pensare e di creare un nuovo futuro, diverso dalla crescita senza fine in cui siamo fin qui illusoriamente vissuti.
Sapendo che “NIENTE CULTURA significa NIENTE SVILUPPO!” biblio

Occorre quindi individuare pertanto percorsi concreti per sviluppare il potenziale, largamente inespresso, dell’industria culturale italiana, tornando a concepire la cultura come fonte di innovazione e di sviluppo economico.
Rilanciare il “made in Italy” attraverso una valorizzazione del patrimonio storico-artistico. Saperi e ricerca, cultura e beni ambientali (paesaggi da tutelare e conservare, forme d’arte da valorizzare, nuove innovazioni artistiche da incentivare…) che possono servire a rimettere in moto IDEE, proposte concrete e progetti nuovi che tornino a “fare benessere” …non solo materiale, ma anche nelle teste e nell’entusiasmo delle persone.

E’ sempre tempo di Coaching!

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