Lockdown: per fermare la diffusione del virus dovremo tornare al fatto che un metro è un metro, in ogni dove della nostra vita, nelle nostre case come anche in autobus o al ristorante e al bar…

basta: contro tutto e tutti a prescindere“…

C’è stato un breve periodo in cui un metro era un metro sugli autobus come nei locali pubblici i posti erano tutti sfalsati e distanziati. Dopodiché il governo, non riuscendo a risolvere i problemi che ciò comportava nella vita sociale di tutti i giorni ha deciso di adattare le misure di sicurezza alle esigenze pratiche, invece del contrario. Ricordo che un metro è un metro anche a casa di ognuno di noi. Non ci sono ormai più dubbi sul fatto che da giugno a oggi abbiamo sperperato il frutto di tutti i sacrifici fatti durante il lockdown. E ancor meno sul fatto che, conseguentemente, a breve ci toccherà ricominciare da capo. Anzi, a rigore, più aspettiamo e peggio sarà, almeno in certe zone d’Italia; ma più aspettiamo e più è probabile che tali zone corrispondano di fatto a tutta l’Italia… Detto questo, e sperando che non si perda altro tempo nel prendere le decisioni necessarie a evitare il peggio, o quanto meno il peggio del peggio, è inutile piangere sul latte versato. Semmai, sarebbe il caso di provare a imparare qualcosa dagli errori compiuti, per evitare che al termine della nuova e durissima fase di restrizioni che ci aspetta, ci tocchi di ricominciare il giro ancora una volta, dalla sottovalutazione al panico, con una nuova ondata di contagi e conseguenti lockdown all’infinito, in un loop che forse solo con l’arrivo e la completa diffusione del vaccino si potrà interrompere.  Per quanto riguarda gli errori commessi sul tracciamento, la tragedia dei tamponi  e la farsa dell’app Immuni, è stato già scritto tutto quello che c’era da scrivere e abbiamo letto persino che: “tra i misteri della fase due, non è scomparsa solo l’app Immuni ma mancano anche seimila tracciatori di contatti”.  E  del resto anche su questo come su  altro della pandemia  salvo un residuale gruppone di cronici ‘scettici’ (di quelli che sanno tutto loro, salvo non rendersi conto nemmeno del perché sono al mondo) giovani o di mezza età che siano…  praticamente ‘succubi’ di un’informazione fatta di fake news e di una concezione della politica che li spinge a essere quelli del: “contro tutto e tutti” e come diceva il grande Toto: “a prescindere”. Di ciò, l’opinione pubblica ha ormai preso coscienza… confermando il fatto che di solito il ‘popolo’ sopravanza i ‘governanti’. C’è però un grave errore di fondo, legato alle responsabilità diffuse, che va messo a fuoco, se davvero vogliamo avere qualche speranza di uscire dal circolo vizioso in cui ci troviamo. In poche parole: “dobbiamo smetterla di prenderci per il culo”. Dobbiamo ripartire dai fondamentali, ad esempio riconoscendo il fatto che un metro resta sempre un metro, ovunque ci troviamo. Per quanto ad alcuni Ministri possa apparire strano, non c’è nessuna curvatura dello spazio-tempo, nessuna sovrapposizione quantistica, nessuna misteriosa alterazione delle leggi della fisica che intervenga a cambiare questo dato nel momento in cui varchiamo la soglia di un ristorante, saliamo su un autobus o prendiamo la metropolitana e (udite, udite) anche se stiamo a casa nostra. Se ci pensiamo bene, c’è stato un brevissimo periodo – la famosa «fase 2» – in cui il governo ha provato a indicare regole più stringenti. E per un po’ ha quasi funzionato. Nei locali i posti a uno stesso tavolo erano sfalsati e debitamente distanziati ricordate? E qualcosa del genere si faceva anche sui trasporti pubblici (ovviamente con mille problemi e contraddizioni, ma era evidente lo sforzo di adeguarsi alla nuova situazione da parte di tutti, anche con sacrifici e ulteriori investimenti in una fase già tremendamente difficile). Il guaio è che è durato pochissimo. Un attimo dopo, si è deciso che i posti a tavola potevano tornare esattamente come prima (si è deciso piuttosto di distanziare i tavoli, e poi di limitare il numero dei commensali, che è un altro discorso).  Ecco, quello è stato l’esatto momento in cui le cose hanno cominciato ad andare in malora. Senza che nessuno ci facesse nemmeno troppo caso, a un certo punto si è deciso  e non per qualche misteriosa ragione, ma solo per il primato dell’economia rispetto alla stessa vita delle persone, soprattutto di quelle che non producono più e campano troppo a lungo… Il tutto puntualmente corroborato dagli studi statistico-epidemiologici dell’Università di …Vattelappesca, esibiti in TV dal Ministro di turno con il consueto latinorum giuridico-virologico, potevamo quindi di nuovo accalcarci sui mezzi di trasporto come se niente fosse, potevamo riempire le scuole, senza nemmeno misurare la febbre all’ingresso con il termo-scanner, potevamo pure sederci a tavola a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altro (ovviamente senza  la mascherina per poter pranzare o cenare in comodità). In sostanza, quando seguire le norme si è rivelato troppo complicato, faticoso e soprattutto anti economico è diventato tutto alquanto impopolare. Il Governo e le sue varie articolazioni istituzionali sul territorio (Regioni e Comuni) hanno deciso che, non potendo rimangiarsi le regole e non potendole applicare sul serio, le avremmo potute interpretare, ovviamente a seconda dei contesti. E quando la realtà si è dimostrata troppo testarda, anche di fronte alle interpretazioni più creative, è stato capace di riscrivere persino le leggi della fisica (in particolare con la teoria delle cinque persone per metro quadro sui mezzi pubblici che in ragione dei tempi di permanenza sui mezzi e della loro aereazione sarebbero comunque state perfettamente in linea con i protocolli di sicurezza). Ecco la vera caratteristica del ‘modello italiano’: negare anche l’evidenza dei fatti, pensando solo come sempre è stato fatto da un quarto di secolo addietro fino a oggi: di rinviare qualsiasi problema spinoso fino alla settimana, al mese o alla legislatura successiva, nella speranza che nel frattempo le cose si sistemino da sole, per poi ritrovarsi sempre al punto di partenza, senza altra scelta salvo quella di ricominciare sempre tutto da capo. Viviamo così in un grande… immenso loop-down delle idee sul futuro del Paese. Ecco perché di conseguenza la ‘seconda ondata’ del virus si è abbattuta su tutti noi come un torrente in piena travolgendo previsioni, auspici e promesse. Gli argini costruiti dal governo si sono dimostrati fragili, incapaci di contenere un contagio dilagante. Così, se a marzo l’esecutivo veniva ampiamente promosso dai cittadini nella gestione della pandemia (voto 6,6), adesso invece riceve una bocciatura alquanto netta (5,4). Un segno evidente che siamo ormai lontani dall’effetto “rally ’round the flag” (stringersi attorno alla bandiera) della primavera scorsa, quando il Paese dava il suo forte consenso al Premier. Oggi l’Esecutivo è sempre più fragile attraversato da varie ‘crepe’ ma potremmo parlare di una vera spaccatura al suo interno che lo rende ‘prigioniero’ dello scontro tra i cosiddetti “rigoristi” che vorrebbero subito ulteriori restrizioni e cosiddetti “aperturisti” che preferiscono attendere gli effetti delle misure già in vigore. Ed ecco evidenziarsi una grande contraddizione: la maggioranza dei cittadini rimprovera al governo di agire sempre in ritardo rispetto alla pandemia temendo per la propria salute (58%) ma anche con le sue misure restrittive anti-covid di mettere a repentaglio la tenuta economica loro e in definitiva quella del Paese (56%). Certo, non tutto appare ancora ‘nero’, a fianco le critiche ci sono però, anche delle qualità che gli italiani continuano a riconoscere a questo governo. In particolare, viene apprezzata la capacità complessiva di rendersi conto della situazione reale (49%) e alla fine di assumere decisioni reali di buon senso (44%). E’ chiaro che per la maggioranza giallorossa la sfida del Governo Conte 2, si gioca sul terreno franoso del compromesso tra economia e salute. Ma visto l’aggravarsi della situazione sanitaria, la sensazione dominante è che la coperta sia troppo corta e che alla fine lascerà scoperte parecchie cose, lasciando scontenta una parte importante del Paese. Si va  ulteriormente acuendo il solito conflitto tra le varie categorie le loro rappresentanze sociali (partiti, associazioni e quant’altro persino le generazioni e le confessioni religiose). E pensare che se vogliamo uscirne davvero, una volta riabbassata la curva con altre chiusure e restrizioni ormai inevitabili, dovremo tutti quanti cominciare ad accettare anche le verità che non ci piacciono e che non vogliamo sentirci dire. In questo diniego (quant’anche rifiuto) dei cittadini verso la politica e le istituzioni, va detto per amor di verità che: c’è stata una costante e non rassicurante affinità tra il comportamento del governo (per la verità di più governi anche quelli prima di questo) e quello del ‘popolo’. Volete un esempio per tutti? Prendiamo l’app Immuni: per quante critiche si possano fare a come è stata progettata e pubblicizzata… tutte sacrosante, però nessuna di queste giustifica il fatto che a scaricarla siano stati appena nove milioni e mezzo di italiani… con la balla della privacy, nella realtà hanno contato soprattutto le urla dei “contro tutti e tutto a prescindere”, così facendo perdere ancora una volta il Paese…

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