PD: quel vecchio titolo dell’Unità «Eccoci», è quel che serve al Pd…

La Conferenza nazionale del Pd di Bologna tenuta a metà dello scorso mese di novembre, è stata un importante fatto politico. Non era scontato. Anzi, per la verità: nei giorni precedenti era accompagnata da abbondanti dosi di scetticismo. L’attesa era per 700/800 partecipanti. Grazie al lavoro di chi l’ha organizzata (Gianni Cuperlo in primis) si è visto invece un confronto molto ricco e costituito da tante voci diverse. Anno partecipato numerose associazioni e organizzazioni sociali, numerosi intellettuali non di area, professori e ricercatori in varie materie che influenzano la politica oggi. Ridurla quindi a un tentativo di “spostare a sinistra” la linea, come si è letto da qualche parte, è profondamente sbagliato e riduttivo. Appiccicare l’etichetta “…più a sinistra”. E’ solo l’ennesimo tentativo di coloro che ideologicamente indicano il possibile ritorno dei “comunisti” per contrastare il Partito Democratico… sono alla ricerca spasmodica di riaggregare un consenso moderato (che oggi non c’è più) al centro dello schieramento politico. Principalmente è una buona parte di Forza Italia che non vuole morire Salviniana e Italia Viva di Renzi. con l’aggiunta di un sempre più incazzato Calenda. Nella discutibile ricerca di mantenere o conquistare un ruolo e una leadership che possa essere giocata come “l’ago della bilancia” nella competizione elettorale nazionale che prima o poi avverrà. Con al centro ciò che resta del Berlusconismo e del Renzismo dopo l’uscita dal Pd di Renzi, che ormai mostra chiaramente di avere lo sguardo rivolto anche lui a destra. Il Pd, finalmente “derenzizzato” (al netto di qualche prossima nuova uscita di coloro che al momento topico delle nuove elezioni disturberanno il partito… perché non troveranno comunque  spazio nelle nuove liste elettorali Zingarettiane”. La cosa più interessante, di gran lunga, vista a Bologna, per merito delle sardine, sembra il riproporsi di una scommessa che ha accompagnato la nascita del Partito Democratico, proprio a partire dal “Lingotto” e dal discorso di fondazione di Veltroni. La scommessa è quella del “riformismo radicale”. Viviamo un tempo nel quale le parole della politica finiscono per perdere senso e questo binomio rischia di comunicare ben poco. Ma la sinistra nel mondo e ancor più qui da noi, in questa fase storica ha evidentemente l’enorme necessità di ricostruire la propria funzione di governo senza renderla opaca e ripetitiva, fine a sé stessa e al gioco del potere… soprattutto senza ritenere che sia sufficiente combattere il neonazionalismo o sovranismo che dir si voglia solo a colpi di slogan. Come ha dimostrato Corbyn con la sconfitta del Labor inglese mostratosi troppo ambiguo sulla Brexit, ormai inarrestabile… Lotta alle diseguaglianze, la crisi climatica, uno sviluppo che sia vero e quindi sostenibile, la libertà e diritti delle persone nell’era dell’iper-connessione: tutto ciò, infatti, richiede una politica molto più coraggiosa e per quel che riguarda noi,  un Pd che si ricostruisca lottando in maniera riconoscibile. Che alzi lo sguardo, e che ritenga che la propria agenda di priorità faccia i conti con l’attuale azione di governo (che deve aggredire evidentemente in maniera più visibile alcuni temi, a partire da quelli del lavoro) ma che non si esaurisca in essa… il Pd, deve seminare senza avere fretta, rimanendo attento al disagio sociale, al lavoro e ai diritti civili. Solo così riconquisterà il suo popolo. Che in buona parte torna nelle piazze autonomamente per dire no a Salvini & C. componendo il numeroso banco delle “sardine”. Le prove generali a Bologna e Modena prima e poi Firenze Milano ecc. nelle scorse settimane nelle numerose piazze italiane dove Salvini andava a comiziare. Ma soprattutto i 100.000 e passa di P,zza San Giovanni sabato scorso a Roma… ci dicono di un clima civico ritrovato, di una Costituzione che è nei cuori della gente, di un antifascismo diffuso e valore costitutivo della nostra repubblica. “Le sardine fanno paura a Salvini perché sono la sinistra  democratica che finalmente non fa paura. Ed è emozionante il contagio, da Bologna sino a Palermo, di questo dolce stil novo di piazza che disorienta, e non solo Salvini.” Scriveva così Merlo su Repubblica. E vedremo presto se la svolta complessiva (cambiato anche lo statuto) del Pd avvenuta a Bologna nel tentativo di raccontare un futuro. Vedremo se ”Tutta un’altra storia”, porterà i suoi frutti già nei prossimi sondaggi. L’assemblea di Bologna ha avuto una buona stampa e univocamente è sembrato a tutti gli osservatori che il Pd di Nicola Zingaretti, ma con alla regia Gianni Cuperlo, abbia voluto lanciare un segnale forte all’Italia che ha votato a sinistra e che tuttora vota a sinistra. Personalmente avrei aggiunto ai punti sui diritti civili – cioè l’abolizione delle leggi Salvini e l’approvazione di quelle favorevoli alla cittadinanza a chi in Italia è nato e studia figlio di immigranti che qui lavorano e pagano le tasse – un pacchetto di misure per il lavoro, a cominciare da emendamenti che rendano più forte l’iniziativa sullo scudo fiscale. Penso comunque che questo accadrà presto dopo l’approvazione della manovra… altrimenti se l’attuale maggioranza non si darà una prospettiva temporale vera costruita su contenuti sociali e economici che guardino a contenere e ridurre le diseguaglianze che oggi cambiano in peggio le condizioni di vita dei cittadini italiani… obbligato sarà il voto anticipato. E i 5stelle dovranno fare i conti con loro stessi e le loro insipienze. Pd, tutto chiaro e a posto, dunque? Ovviamente no, il passaggio che aspetta il Pd è quello più difficile ora. Si tratta di tradurre in iniziative sul territorio e in organizzazione di eventi politici tutto quel ben di dio di intenzioni e di ragionamenti operosi, fatti nella tre giorni Bolognese. Come si diceva una volta, dopo la teoria ora tocca alla prassi. Le polemiche di Matteo Renzi e dei renziani contano ormai poco. Il dado è tratto e il gioco è scoperto. È lui che se ne è andato, e con lui che sono andati via gli e le esponenti del Pd che più sono state premiate/i dalla sua gestione, tutti loro vorrebbero fare un rassemblement di destra-sinistra. Se a Renzi riesce di prendere un po’ di voti a destra è grasso che cola. Sicuramente un po’ debole il suo fianco sinistro. Accadrà o non accadrà? La destra ha già casa sua, ne ha addirittura tre. Il fascino renziano dovrebbe accecare l’ala più moderata della destra e quella più moderata della sinistra. A occhio e croce stiamo parlando di un 4-5% elettorale, da non buttar via, che tuttavia non cambierà in profondità la fisionomia politica del Paese… Il Pd, invece, deve radicalizzare in modo netto, senza ricorrere solo allo stigma del fascismo, per giustificare la propria contrapposizione a una destra che le uniche idee le prende dal mercato dell’usato, che è tornata a tuonare contro neri e migranti, che è piena di giornalisti che nei talk show fanno a gara a dire stronzate… Come quella che la Nilde Iotti: “era brava a letto”. È in atto la più straordinaria operazione di brutalizzazione della politica. Se non ci fossero Maurizio Crozza e altri comici a far sorridere ci sarebbe da preoccuparsi ad ascoltare un mare di menzogne e una quantità belluina di incitamenti all’odio. Arriverà un tempo in cui la destra pagherà questa stagione di follia. Il Pd deve essere tutt’altra cosa. Fermo, rigorosamente legato alle istituzioni, movimentista di fronte al disagio sociale e nelle lotte per la difesa delle fabbriche (a cominciare dall’Ilva), deve insomma seminare senza avere fretta. Non sappiamo se il raccolto toccherà al Pd che Zingaretti e Cuperlo hanno riportato al confronto la scorsa settimana, guardando avanti verso il futuro o toccherà alla fine a un altro soggetto del tutto nuovo. È fondamentale che l’impressione di questi settimane si consolidi. Ricordando il bellissimo titolo dell’l’Unità nel numero del quotidiano che accolse i lavoratori per una grande manifestazione a Roma e che Enrico Berlinguer mostrava avendo il giornale tra le mani. Diceva semplicemente: «Eccoci». Bene il Pd alle piazze che si riempiono di “sardine” e che gli dicono solo «eccoci»… deve saper dare (senza metterci sopra alcun cappello) una alternativa vera alla destra destra di Salvini e deve inoltre comprendere che avere le piazze piene significava tanta roba allora, quando c’era Berlinguer… e significa ancor di più oggi… un’opportunità unica per ricostruire quel “rapporto sentimentale” rotto dal neoliberismo della globalizzazione e esaltato prima dal berlusconismo e poi dal renzismo sia nel partito democratico che nella società italiana…

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