Politica: Crisi di governo, cosa succede ora? L’Italia al voto il 25 settembre. E’ iniziata la campagna elettorale mentre Draghi resta al timone per gli “affari correnti”…

Mattarella ha fatto in modo non accettandone le dimissioni e rimandando Draghi al Parlamento che nonostante la crisi di governo conclamata, di lasciare in carica il premier dimissionario per gli “affari correnti”, tra cui inflazione, energia, guerra, Pnrr, Covid. “Il periodo che attraversiamo non consente pause” a ribadito il Capo dello Stato. Il Centrodestra si mostra apparentemente compatto mentre si palesa la rottura definitiva tra Pd e M5s… Il Presidente Mattarella, dopo aver sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento,ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio… Il quadro ora è molto chiaro. Ed è un sollievo, dopo giorni di grande incertezza. Il 25 settembre la cittadinanza sarà chiamata alle urne per rinnovare le due Camere, con due grosse novità. La prima è che si eleggeranno meno parlamentari: seicento (400 alla Camera e 200 al Senato) invece dei 945 di tutte le legislature precedenti. La seconda è che tutti riceveranno due schede, anche i diciottenni: non c’è più la soglia dei 25 anni per partecipare alle elezioni del Senato. L’ulteriore data da segnare sul calendario è quella del 13 ottobre, quando si insedieranno le nuove camere e inizierà ufficialmente la XIX legislatura della Repubblica Italiana. Le date, come da procedure, sono state fissata da un decreto licenziato nella serata di giovedì dal governo e che il presidente del Consiglio Mario Draghi e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese hanno immediatamente portato al Quirinale per la firma del presidente Sergio Mattarella. Il 25 settembre è anche il Capodanno ebraico, ma l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha chiarito in una nota che la data non pone ostacoli. Né c’è necessità di ridisegnare i collegi elettorali: sono stati definiti a fine 2020 e restano validi. Un altro, importantissimo, punto fermo, è che frattanto l’Italia non sarà allo sbando. Draghi si è dimesso ma non è mai stato sfiduciato né dalla Camera né dal Senato, e accettando le dimissioni Mattarella lo ha lasciato in carica per sbrigare “gli affari correnti”, dice la formula ufficiale. Ma al di là della formula il Capo dello Stato, parlando dal Quirinale subito dopo aver firmato lo scioglimento delle camere, ha consegnato al governo dimissionario un mandato relativamente ampio: “È noto che il Governo, con lo scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni, incontra limitazioni nella sua attività – ha detto Mattarella – dispone comunque di strumenti per intervenire” e “il periodo che attraversiamo non consente pause negli interventi indispensabili per contrastare gli effetti della crisi economica e sociale e, in particolare, dell’aumento dell’inflazione che, causata soprattutto dal costo dell’energia e dei prodotti alimentari, comporta pesanti conseguenze per le famiglie e per le imprese. Interventi indispensabili, dunque, per fare fronte alle difficoltà economiche e alle loro ricadute sociali, soprattutto per quanto riguarda i nostri concittadini in condizioni più deboli. Indispensabili per contenere gli effetti della guerra della Russia contro l’Ucraina sul piano della sicurezza dell’Europa e del nostro paese. Indispensabili per la sempre più necessaria collaborazione a livello europeo e internazionale. A queste esigenze si affianca – con importanza decisiva – quella della attuazione nei tempi concordati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno. Né può essere ignorato il dovere di proseguire nell’azione di contrasto alla pandemia, che si manifesta tuttora pericolosamente diffusa”. “Ci sarà ancora tempo per i saluti. Ora rimettiamoci al lavoro”, ha detto Draghi nel Consiglio dei ministri riunito per stabilire la data del voto, “dobbiamo mantenere la stessa determinazione nell’attività che potremo svolgere nelle prossime settimane, nei limiti del perimetro che è stato disegnato”. Insomma, si continua a lavorare. A breve il governo licenzierà un nuovo decreto aiuti per affrontare il caro-energia, e le camere, anche se sciolte, saranno convocate per approvare il disegno di legge sulla Concorrenza, indispensabile per l’erogazione della seconda tranche dei fondi europei di Next generation EU. Sarà però stralciato l’articolo riguardante i taxi, inviso al centrodestra, mentre, a quanto è dato sapere, dovrebbero restare le norme riguardanti le concessioni balneari. A questa narrazione tutto sommato serena che proviene dai palazzi istituzionali fanno però da contraltare i partiti, ancora alle prese con le conseguenze dell’agitata settimana parlamentare e al contempo già in campagna elettorale. A trovarsi più di altri sotto i riflettori, nella giornata di giovedì, è stata Forza Italia: il ministro della pubblica Amministrazione Renato Brunetta e il senatore Andrea Cangini hanno annunciato la fuoriuscita dal partito. A loro e alla ministra agli Affari regionali Mariastella Gelmini, che ha dato addio agli azzurri già mercoledì, il presidente Silvio Berlusconi riserva in serata parole gelide: “Non sono abituato a commentare le decisioni di chi tradisce senza motivi e prospettive politiche”, dice al Tg2. La ministra per il Sud e la coesione territoriale Mara Carfagna anche lei parla di una “frattura” che le “impone di prendere le distanze e di avviare una seria riflessione politica”. Berlusconi interviene anche su Draghi: “Probabilmente era stanco e ha colto la palla al balzo per andarsene”, dice commentando la giornata di mercoledì. Il segretario della Lega Matteo Salvini intanto guarda avanti e al Tg1 elenca le priorità del centrodestra che, assicura, andrà compatto alle urne: riforma delle pensioni, pace fiscale, poi “il tema della sicurezza, baby gang ovunque, sbarchi continui non solo a Lampedusa. Sull’assunzione delle forze dell’ordine, sulla certezza delle regole, sulle espulsioni per chi non merita saremo assolutamente intransigenti”. La presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni dal canto suo rivendica la coerenza di una legislatura interamente passata all’opposizione: “Le nostre priorità, la nostra collocazione e la postura su come affrontare le crisi sono sempre state articolate chiaramente. Chi è in difficoltà sono altri che debbono reinventarsi una nuova identità”. Agli alleati, ha aggiunto, “chiederò maggiore impegno sull’indisponibilità a fare alleanze variabili: quando sei una squadra e ti avvii a una battaglia, la prima regola è che si vince e si perde insieme”. Poi c’è il campo largo, anzi non c’è più. “Penso che con i tre partiti che hanno fatto cadere Draghi sia impossibile immaginare alleanze in questa prossima tornata elettorale. Questo è il mio pensiero, ne discuterò con il mio partito e decideremo insieme”, dice in serata su La7 il segretario del Partito democratico Enrico Letta. Qualche ora prima lo aveva intervistato la Bbc ed era stato durissimo: “Credo che sia stata una vergogna, l’Italia è stata tradita perché quei partiti che hanno deciso di non votare la fiducia al governo lo hanno fatto soltanto per interessi egoistici. Gli italiani non volevano quello che è successo e sono sicuro che puniranno i partiti che hanno ucciso il governo”. Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, intervistato in serata su Rete 4, ha sottolineato che M5s è una forza “oggettivamente progressista” perché guarda a giustizia sociale, transizione ecologica e digitale: “Chi vuole lavorare su queste misure, può ritrovarsi a condividere con noi, o a confrontarsi con noi. Poi spetterà al Pd fare le sue scelte”. Ha inoltre confermato che si candiderà alle elezioni di settembre e assicurato che “fino all’ultimo abbiamo pensato di poter rinnovare la fiducia a questo governo”. “Gia un mese fa temevo che addirittura sulla politica estera Conte facesse saltare il Governo. Io avevo avvertito un po’ tutti”, ha detto invece il ministro degli Esteri e leader di Italia per il futuro Luigi Di Maio, “credo che i cittadini italiani non abbiano capito perché debbano andare a votare il 25 settembre. Perché le uniche ragioni alla base del motivo per cui Salvini e Conte hanno fatto saltare il Governo sono personali, sono legate al fatto che stavano precipitando nei sondaggi”. Di Maio ha anche annunciato “novità”, nei “prossimi giorni”, rispetto alle alleanze della giovane formazione in vista delle urne. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi, da parte sua, si dice pronto sia ad allearsi con il Pd sia a correre da solo e tira bordate sia a Forza Italia (“saranno divorati dalla Lega”) sia, anch’egli, ai Cinquestelle: “Il primo degli irresponsabili si chiama Giuseppe Conte, che non potendo arrivare al 2023 ha preferito aprire la crisi per salvare le poltrone di qualcuno dei suoi. Le prossime elezioni saranno tra chi ha voluto Draghi e chi lo ha buttato giù: sarà area Draghi contro area Putin”. “Si parte! Combattiamo i populisti di destra e di sinistra, cambiamo il paese con serietà e coerenza, respingiamo i putiniani d’Italia”, ha twittato infine il fondatore di Azione Carlo Calenda appena appresa la data delle urne, invocando un “Fronte repubblicano per salvare il paese” e rilanciando quindici “punti concreti dell’Agenda Draghi”, con in testa “rigassificatori e termovalorizzatori”, revisione del reddito di cittadinanza e fine del superbonus… E gli italiani? Sono sempre più disincantati…

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