Politica: il dopo elezioni. Il mio regno per Ronzulli! Tra Riccardo III e Meloneide, il governo di destra è già una tragedia…

A una settimana dall’incarico, la leader sovranista deve fare i conti con i veti di Berlusconi, che vuole imporre la sua deputata in un dicastero, uno qualsiasi, e la tentazione di dare il ministero dell’Economia a Giorgetti così da depotenziare lo scomodo Salvini. «Il mio regno per la Ronzulli», grida il vecchio Silvio Berlusconi-Riccardo III nel momento cruciale della battaglia tra gli alleati, proprio come Riccardo di Gloucester («Il mio regno per un cavallo!») all’acme della tragedia shakespeariana e nella vasta platea di chi segue le avventure di Giorgia Meloni ci si chiede se sia normale che una Licia Ronzulli possa addirittura inceppare il delicato ingranaggio della scenografia della Meloneide. E soprattutto se abbia una spiegazione razionale il tratto persino epico con cui Berlusconi sta affrontando la questione, come se si trattasse di vita o di morte: o Ronzulli o niente. Al punto che la fedelissima del Cavaliere – rozzamente definita la sua badante, dopo l’era di Maria Rosaria Rossi – pur di stare nel governo, sostiene Silvio, potrebbe allegramente andare alla Sanità, oppure all’Istruzione, oppure all’Agricoltura e via elencando i vari dicasteri: un vero mostro di bravura, Licia, per sostenere tutti questi ruoli. Dalla vicenda, in sé abbastanza penosa perché più che alla politica pare ascrivibile alle manie di un uomo anziano, si vedrà di che pasta è fatta Meloni, se acconsentirà cioè alla pretesa del vecchio padrone di Forza Italia, che comunque ha la forza per far cascare il castello di arte, o terrà una posizione intransigente in nome del «profilo altissimo» che ella ha assicurato a proposito del suo nascituro esecutivo. È in grado, la giovane leader, di mollare uno schiaffone non solo e non tanto alla bella Licia ma al suo leggendario Capo? Ecco un piccolo ma significativo banco di prova. Comunque, se non a Berlusconi, Giorgia sembra aver voglia di dare uno spintone all’altro alleato, il più pericoloso, Matteo Salvini. Se davvero Giancarlo Giorgetti finirà all’Economia – il ministero più importante – significherà che Meloni non si fa problema a mollare un cazzotto nell’occhio dell’amico Salvini, il quale, se gli va bene, avrà un ministero di seconda fascia. Sarebbe il frutto del 25 settembre, la Caporetto leghista. Malgrado l’ex Capitano abbia mostrato al mondo di essere saldamente in sella, si scopre oggi che quella sella è di cartapesta: sempre che tutto filasse liscio, l’uomo più importante della Lega diventerebbe Giorgetti. È con lui che dovranno parlare Confindustria, Confcommercio, Sindacati, Imprese del Nord – Salvini potrà continuare a figurare nei pastoni dei Tg e a presiedere le riunioni a via Bellerio. Certo, formalmente il capo è lui, anche se capo di un partito crollato dal 34 all’8%. Ma il leghista più importante del Paese sarebbe un altro, non una novità non da poco. Per Meloni sarebbe un bel regalo, perché l’ex ministro dello Sviluppo economico (dove peraltro non ha brillato) non è tipo da Papeete e se Salvini perdesse la brocca un’altra volta dovrebbe fare prima i conti col ministro dell’Economia e tutto quello che egli si troverebbe a rappresentare in termini di rapporti e interessi di tutto il mondo produttivo: per Giorgia, insomma, Giorgetti potrebbe essere un’assicurazione sulla vita, per Matteo invece il segno di un’incipiente marginalizzazione. Detto questo, l’incognita per l’Italia è grande. Si diceva della scarsa prova di Giorgetti al Mise, dove ha lasciato aperti un mare di tavoli di crisi e ha evidenziato anche una certa pigrizia, ma il problema soprattutto riguarda la competenza specifica e la capacità tecnica e politica di tenere i conti in ordine in un Paese che è tecnicamente in recessione. Senza tenere conto che Giorgetti non potrà certo fare la mitica flat tax promessa agli elettori e probabilmente avrà scarsissimi margini per rivedere la legge Fornero, l’altro cavallo di battaglia della Lega. Se dunque dal punto di vista strettamente politico il ridimensionamento di Salvini sarebbe per Meloni una opportunità, la debolezza del nuovo titolare di via XX Settembre un rischio serio. Ha promesso un governo di altissimo profilo: a una settimana, più o meno, dal conferimento dell’incarico, Giorgia Meloni sembra davvero avere poche frecce al suo arco…

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