Politica: Il Mondo gioca a Risiko. La partita la perde l’Europa…

Tra accordi fino a ieri impensabili, come quello fra sauditi e Iran, e nuovi protagonisti come Brasile e India che evitano di schierarsi nettamente, la Cina continua ad espandere la sua influenza. Il centro del mondo è ormai nel Pacifico mentre il “Vecchio continente” è sempre più periferico. E il declino dell’Ue nella riorganizzazione globale è sempre più evidente. La guerra in corso in Ucraina, che coinvolge più o meno direttamente l’intero sistema intercontinentale, non ha precedenti dopo la Seconda guerra mondiale. L’esito non può essere previsto. Ma quello che appare ormai evidente è la sostanziale subalternità dell’Europa, incapace di prendere iniziative autonomamente… Predire il futuro nelle questioni politiche è sempre stato rischioso. Lo è particolarmente in un contesto caratterizzato dalla guerra. Quella che inizialmente sembrava riguardare i confini dell’Ucraina con la Russia è oggi diventa uno scontro che coinvolge una larga parte del sistema globale. Alla fine del 2021, sembrava che tutto volgesse in direzione di nuovi rapporti di collaborazione in Europa. Non a caso, Angela Merkel, alla vigilia del suo ritiro dopo 16 anni di cancellierato, aveva stabilito importanti rapporti di collaborazione con la Russia. Nell’incontro a Mosca del mese di settembre era stata definita l’apertura del secondo gasdotto che avrebbe fornito gas russo alla Germania e ad altri paesi europei. Tra il ritiro di Angela Merkel a dicembre del 2021 e l’apertura del conflitto passarono meno di due mesi. Gli storici che approfonderanno il tema sapranno darci migliori spiegazioni per un cambiamento, per molti versi imprevedibile, in grado di mutare radicalmente lo scenario internazionale. In un paese con storia e lingue diverse come l’Ucraina la soluzione appropriata era sembrata, fino allo scoppio del conflitto nell’inverno nel 2014, un’articolazione regionale. Non sarebbe stata una novità. Belgio e Spagna hanno una configurazione regionale e lingue diverse. In Belgio sono parlate il vallone e il fiammingo; in Spagna, a fianco del castigliano, dieci milioni di cittadini parlano la lingua catalana. Si poteva riconoscere in Ucraina la legittimità della lingua russa nelle regioni dove il russo è la lingua storicamente e popolarmente usata. Ma oggi è inutile ritornare su ciò che poteva essere fatto e non è stato fatto. La guerra in corso coinvolge non solo l’Ucraina, ma, più o meno direttamente, grande parte dell’assetto globale. Il gas russo che doveva scorrere verso l’Europa ha trovato nuovi sbocchi in Cina e in India. Se, da una parte, vediamo la Russia alleata della Cina, dall’altra si distingue l’alleanza che comprende i paesi più sviluppati dell’emisfero settentrionale: Stati Uniti, Canada, Giappone e, in Europa, Regno Unito, Germania, Francia e Italia. L’Australia, a sua volta, è parte di una nuova alleanza triangolare con Stati Uniti e Regno Unito, gli impegnati nella costruzione di sottomarini a trazione nucleare. In sostanza, nello schieramento che fiancheggia l’Ucraina vediamo i maggiori paesi del capitalismo mondiale. Nell’emisfero meridionale se si sono formate altre alleanze, in parte imprevedibili. È il caso dell’accordo triangolare tra Cina, Arabia Saudita e Iran. Un accordo che ha generato sconcerto a Washington, essendo l’Arabia Saudita il principale alleato degli Stati Uniti nel Medio Oriente. L’influenza della Cina si estende anche in Asia centrale. Nel mese di maggio XI Jinping ha incontrato a Pechino le delegazioni di cinque paesi dell’Asia centrale che hanno importanti rapporti con la Russia: Kazakhstan, Kyrgyzstan, Tajikistan, Uzbekistan e Turkmenistan. Oltre all’intensificazione dei rapporti economici e commerciali, la Cina ha concordato la costruzione di una nuova linea ferroviaria che punta a occidente con un percorso alternativo a quello della Transiberiana, – un percorso in grado di collegare la Cina alla Turchia e all’Europa senza passare attraverso la Russia. La Russia, a sua volta, ha stabilito un accordo con Teheran in grado di trasferire gas dalla Russia al Golfo Persico, e da qui connettersi al Pakistan e all’India. Un’importante alternativa all’attuale rotta che, partendo da Vladivostok nel nord della Russia, deve raggiungere, con apposite “metaniere” che trasportano gas liquido, gli oceani Pacifico e Indiano per approdare nei porti dei due maggiori paesi asiatici. Il riallineamento delle alleanze investe l’insieme del Medio Oriente. Dopo oltre dieci anni di rottura dei rapporti. il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita ha visitato Damasco inaugurando una nuova fase di collaborazione col governo di Bashar al Assad che, a sua volta, ha stretti rapporti con la Russia. La Siria è così rientrata nella Lega araba che comprende, fra gli altri, gli Emirati Arabi Uniti, l’Iraq, l’Egitto, l’Algeria e il Marocco. In sostanza, un riassetto politico del Medio Oriente guidato dall’Arabia Saudita i cui rapporti si estendono dalla Cina alle soglie dell’Europa. Il ruolo del Brasile… a riconfigurazione dei rapporti politici in Asia non è l’unica novità. Il presidente del Brasile, Lula da Siva, si è recato in Cina dopo essere stato a Washington dove ha incontrato il presidente Biden. Nell’incontro con Xi Jinping a Pechino Lula a ha ribadito la posizione di neutralità del Brasile rispetto al conflitto in Ucraina ribadendo la volontà di operare a favore di una mediazione in grado di risolvere il problema dei confini, riconoscendo al tempo stesso la storica appartenenza della Crimea alla Russia. Altri aspetti dell’incontro hanno investito l’intero arco di rapporti internazionali. Per il Brasile è necessario superare il dominio del dollaro negli scambi internazionali e nel campo delle riserve valutarie – dominio attualmente garantito dal ruolo del Fondo Monetario internazionale. Una critica del dominio monetario americano non priva di autorevoli precedenti. I premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen hanno considerato l’imposizione del dollaro negli scambi internazionali come una misura a vantaggio degli Stati Uniti e a danno dei paesi in via di sviluppo sottoposti alle oscillazioni della valuta americana. Nell’incontro di Pechino Cina e Brasile hanno riaffermato la decisione di utilizzare nei rapporti commerciali, le rispettive valute nazionali, Yuan e Real, in sostituzione del dollaro. In questa prospettiva la Nuova Banca di Sviluppo, formata dai cinque paesi appartenenti ai Brics – Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica deve diventare uno strumento essenziale per sottrarsi alla tela di ragno del dollaro. E, non a caso, nell’incontro di Pechino è stata decisa la designazione di Vilma Rousseff, già due volte presidente del Brasile, a capo della Nuova Banca di Sviluppo. Alla quale hanno chiesto di aderire paesi di diversi continenti e di diversa colorazione politica con l’obiettivo di formare un sistema monetario policentrico, in alternativa al dominio del dollaro e del FMI. L’Europa divisa… la definizione di nuovi assetti economici internazionali ha trovato una sponda importante quanto imprevista in Europa. Emmanuel Macron, nel viaggio a Pechino del mese di aprile, ha innanzitutto discusso col presidente Xi Jinping del conflitto in Ucraina. Com’era prevedibile, la Cina ha ribadito la sua posizione a favore di un confronto diretto fra Russia e Ucraina in grado di individuare una soluzione. Ma l’aspetto più importante dell’incontro fra XI e Macron – assistito da circa 50 rappresentanti del sistema economico e imprenditoriale francese – è stata la riconferma e l’ampliamento dei rapporti economici e commerciali fra i due paesi. Non è stato, tuttavia, l’unico aspetto rilevante del viaggio. Ha, Infatti, generato sorpresa e allarme negli stati Uniti e nell’Unione europea la posizione di Macron su Taiwan, quando ha affermato che la questione deve essere affrontata e risolta mediante rapporti diretti fra Cina e Stati, Uniti. “Non possiamo – ha sostenuto – essere coinvolti in crisi che non ci appartengono” – essere alleati non deve significare essere “vassalli”. Una posizione non estranea alla tradizione francese. Charles de Gaulle, al quale Macron ama richiamarsi, era convinto che, con la fine della guerra fredda e dell’isolamento della Russia, l’Europa avrebbe potuto assumere un ruolo globale estendendo la rete dei rapporti politici “dall’Atlantico agli Urali”. Sulla base delle posizioni attuali, lo scontro con la Russia potrebbe avere una durata e conseguenze difficilmente prevedibili in Europa e nel mondo. Le sanzioni che fanno parte del conflitto colpiscono gli strati più fragili delle popolazioni. “Negli ultimi anni – scrive Francisco Rodriguez, professore di Affari internazionali dell’Università di Denver – le sanzioni…. strumento di politica estera preferito dai paesi occidentali per trattare con attori internazionali ostili… sono tipicamente seguite da cali della spesa per la sanità pubblica, istruzione e assistenza … le prove dimostrano che, se costretti a tagliare le spese, le conseguenze si riflettono a danno della popolazione più vulnerabile”. (Financial Times, 5 maggio 2023). Il caso più evidente delle conseguenze del conflitto è proprio la Germania, la più importante economia europea, soggetta a un’inaspettata recessione nell’ultimo trimestre del 2022 e a un successivo azzeramento della crescita nei primi mesi del nuovo anno. Secondo gli istituti di previsione tedeschi, il 2023 si chiuderà con una crescita dello 0,4%, sorprendentemente inferiore a quella prevista dal FMI dello 0,7% per la Russia. Un ribaltamento delle previsioni che assegnavano alla Russia una profonda recessione. Il Financial Times offre un’inconsueta sintesi degli effetti e della guerra nei paesi occidentali. “I margini di profitto delle società statunitensi – scrive – hanno raggiunto il loro livello più alto dall’indomani della seconda guerra mondiale nel 2022…Secondo una ricerca della banca francese Natixis, le imprese dell’Eurozona hanno registrato negli ultimi due anni la più grande espansione della loro redditività dopo la crisi finanziaria del 2008” (“Central banks warn business over price gouging”,31 marzo 2023). Lo scontro con la Russia può avere una durata difficile da prevedere. Gli Stati Uniti si sono ritirati prima dal Vietnam e infine dall’ Afghanistan dopo due guerre durate per un tempo compreso fra dieci e venti anni. Ora le novità stanno nel fatto che la guerra coinvolge le maggiori potenze a livello globale. La durata e le conseguenze sono difficilmente prevedibili. È difficile e improprio profetizzare il futuro. Ma i cambiamenti in corso hanno già mutato lo scenario globale. Le relazioni economiche e politiche internazionali hanno ormai il loro centro sulle sponde del Pacifico dove si affacciano, da un lato, gli Stati Uniti, dall’altro la Cina alleata della Russia. E quello che ormai si delinea chiaramente come già accennato è la sostanziale subalternità dell’Europa nello scenario che principalmente coinvolge proprio gli Stati Uniti e Russia. E, di riflesso, la Cina insieme con i maggiori paesi dell’Asia, ai quali si aggiunge, come abbiamo visto la posizione di neutralità dei grandi paesi del Medio Oriente. Se consideriamo che la negoziazione è l’unica alternativa a una catastrofe globale, ciò che oggi appare più sconcertante è l’assenza di un ruolo significativo dell’Europa. Il ritorno europeo sullo scenario globale in direzione di una soluzione in grado di fermare il conflitto sarebbe un importante passo avanti. Ma, allo stato attuale, non se ne intravedono le premesse. L’Europa si è confinata in una posizione periferica. Ha rinunciato alla possibilità di svolgere un proprio ruolo, prendendo parte a un conflitto che non ha precedenti nella storia del secondo dopoguerra che non era nelle sue intenzioni e ancora meno nei suoi interessi…

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