Politica Italiana: si ricomincia… elezioni anticipate per far che cosa?

Un nuovo accordo Pd-M5s-Fi-Lega si va perfezionando in queste ore che raccoglie alcune fra le diverse obiezioni suscitate dal primo testo e dà vita al “Germanichellum”: una revisione in chiave Mattarrelum del “Germanicum” di tre giorni fa. Tre, in particolare, sarebbero i punti cardine del nuovo accordo: la riduzione dei collegi della Camera che andranno a coincidere con quelli previsti per il Senato dal Mattarellum (saranno 232 alla Camera – compresi Trentino e Valdaosta) l’aumento da 27 a 29 delle circoscrizioni elettorali, la cancellazione della possibilità di candidature plurime in 3 diverse liste bloccate proporzionali oggi previste nel “Germanichellum”, ciascun candidato potrà candidarsi al massimo in un collegio e in una lista. La soglia di sbarramento resta, come più volte preannunciato, al 5%. Non avrebbero, invece, trovato accoglienza nel nuovo accordo a quattro le diverse richieste presenti in numerosi emendamenti depositati di introdurre le preferenze, di doppia scheda e voto disgiunto e di superamento della priorità di elezioni prevista per il capolista bloccato rispetto ai più votati nei collegi della stessa lista. Ma la riduzione notevole dei collegi operata dal “Germanichellum” realizza di fatto una riduzione assai consistente della possibilità che chi vince la gara uninominale poi non entri in Parlamento perché superato dal capolista del suo partito in quella circoscrizione. Si diceva che l’intesa tra Renzi, Berlusconi e Grillo, avrebbe spalancato le porte a una rapida conclusione dell’Iter parlamentare della nuova legge elettorale e quindi a un ricorso anticipato alle urne, presumibilmente ad ottobre. I fatti invece s’incaricano di sottolineare tutte le difficoltà di questa operazione in stile “larghe intese”.  I tempi sono stretti e le forze in campo troppo esigue: agli osservatori, in particolare agli editorialisti dei principali quotidiani, non sfugge l’elemento di fragilità del redivivo e strascicato “Patto del Nazareno”. L’iniziativa di Renzi mostra la corda e patisce la manovra dell’alleato-principe, forse più principe – nel senso di padrone del gioco – che alleato.  Berlusconi ha riportato il suo partito al centro dei giochi, facendo intanto fibrillare la maggioranza di governo, con Alfano sull’orlo di una crisi di nervi carica di conseguenze negative, soprattutto per Gentiloni. Nondimeno, grazie alla politica della mano tesa verso il Segretario dem, il leader di Forza Italia ha messo in difficoltà Salvini (che si è detto d’accordo su qualsiasi legge elettorale pur di andare a votare)  e sbloccato le resistenze e il rifiuto del Movimento 5 stelle ad ogni e qualsiasi patto con altri protagonisti dello scenario politico italiano… cosa che rendeva particolarmente “strano” tutto l’attivismo di Grillo & C. Appare ormai chiaro che in questa accelerazione sulla legge elettorale non c’è alcun respiro strategico. La volontà di tornare subito alle urne appare un espediente grossolano, che non incrocia affatto gli interessi del Paese ma solo quello personale dei leader degli partiti e /o movimenti. Questo è il giudizio degli ambienti che contano, specie quelli finanziari, dal momento che lo spettro di un’Italia senza legge di bilancio, e dunque costretta all’esercizio provvisorio, mette in allarme il nucleo duro degli investitori internazionali. Anche Banca d’Italia ha fatto le sue considerazioni a riguardo delle possibili elezioni anticipate. C’è una frase nella relazione che Ignazio Visco, governatore di Banca d’Italia ha letto qualche giorno fa in occasione della conferenza annuale dell’Istituto. Dice Visco: “La principale lezione della crisi è che gli squilibri vanno corretti tempestivamente altrimenti prima o poi si pagano”.  E proseguendo: “No a politiche di corto raggio”. Il Governatore, non si pronuncia direttamente sulle elezioni anticipate o meno. Ma lancia un messaggio, un monito a chi governa: “Il consenso va ricercato con la definizione e la comunicazione di programmi chiari, ambiziosi, saldamente fondati sulla realtà”. Perché dice ancora l’Italia viene: “dagli anni peggiori della sua storia in tempo di pace, le conseguenze della doppia recessione sono state più gravi di quelle della crisi degli anni ’30. Le eredità più pesanti sono il debito pubblico e i crediti deteriorati delle banche. Ma il Paese ce la può fare, si può riprendere, può tornare a crescere con energia, purché chi governa abbia a cuore i benefici per i cittadini”. Ribadendo che: “Al di là dell’incertezza del momento servono interventi nell’interesse generale che liberino l’economia da inutili vincoli, rendite di posizione, antichi e nuovi ritardi”. Dunque, c’è uno schieramento traversale contrario all’anticipo del voto, che si va formando. Sostanzialmente anche attorno al Ministro Calenda parte di Confindustria, la cui voce richiama l’attenzione sui rischi di una fuga dall’Italia dalla realtà o peggio: “di un golpe silenzioso, sul terreno dell’economia, ai danni di un’Italia vicina alla linea di default”. I dubbi sulla legge elettorale e le elezioni anticipate al prossimo settembre non sono confinati nell’area del dissenso tra partiti o correnti di partito. Nel PD l’area Orlandiana, ma anche le ultime insofferenze provenienti dal fronte grillino, seppur “represse” da Grillo, dimostrano che il ‘germanicum’ non può essere preso in blocco. Bisognerà quindi, fare il punto …giorno per giorno. Contestare aprioristicamente il risultato ottenuto, allo stato degli atti, di una legge elettorale per la prima volta dopo tanto tempo largamente condivisa, è perlomeno ingeneroso; fino a ieri, infatti, si polemizzava con Renzi per la pretesa di imporre una propria ipotesi di riforma. Ora si discute su un testo che incrocia il consenso di forze di maggioranza e di opposizione, senza pregiudiziali. Non è un dato che può essere trascurato. Seppur votare subito dopo l’estate significa penalizzare doppiamente i piccoli partiti: da un lato con lo sbarramento (5%), dall’altro con una data capestro è un quadro che induce a infiammare, giorno dopo giorno, la protesta dei più deboli. Nel merito, infine, la bozza di legge sembrerebbe ancora una volta non avere tutti i crismi della costituzionalità.  Nel corso del ricevimento al Quirinale per la Festa della Repubblica (lo scorso 2 giugno) più di un ospite ha riscontrato l’atmosfera di crescente disagio, che circonda il Palazzo. In particolare, l’ufficio legislativo intravede nelle liste bloccate un vulnus alla sentenza della Consulta, quella che decretò la bocciatura del Porcellum, proprio perché in essa campeggiava il rilievo di legittimità in ordine a una formula irrispettosa e lesiva della sovranità degli elettori. La qual cosa chiede evidentemente un’ulteriore riflessione.   Al Capo dello Stato non spetta scrivere le leggi, ma aiutare il legislatore a non scivolare sul terreno sbagliato appartiene alla sfera della moral suasion presidenziale (anche perché al Quirinale spetta la firma delle leggi prima ancora del pronunciamento della Consulta). Tanto Renzi quanto Berlusconi, messi in allarme a riguardo dalla irrequietezza dei grillini, dovranno tenerne conto. Aver cooptato la Casaleggio Associati, autorizzata con la nuova legge a scegliere i candidati più affidabili per il futuro, non offre nessuna garanzia di tenuta. Inoltre è risaputa la personale contraddittorietà del Presidente Mattarella ad una nuova e ulteriore anticipata crisi di Governo (quello Gentiloni) a causa della fretta di Renzi , Berlusconi e Grillo di andare a votare con una qualsivoglia legge elettorale.  il Quirinale, se non si è messo di traverso, poco ci manca… 

Qualche pezzo, il neo Patto del Nazareno, lo può ulteriormente perdere anche per il bersagliamento continuo dei vari D’Alema, Bersani e Letta (ancora loquace e violento contro il “ritorno alla prima repubblica”). Sì può solo prevedere, a questo punto, che i prossimi giorni saranno decisivi. O l’asse Renzi-Berlusconi-Grillo e “annessi” sarà in grado di vincere, anche senza convincere, o perderà clamorosamente il controllo della situazione…

 

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