Politica: Pd, partito parafulmine stretto nella tenaglia M5S-Renzi. Salari, lavoro, flessibilità. Su cosa puntare in campagna elettorale?

La composizione delle liste, per Enrico Letta, è stato un bagno di sangue. Come ha rilevato il sondaggista Giovanni Diamanti su Formiche.net: “la composizione delle liste è uno dei mestieri più infami che ci possano essere”. Polemiche e screzi, come spesso accade, non si limitano a coinvolgere i diretti interessati, siano essi paracadutati o esclusi. “Fa tutto parte di un gioco al massacro che vedrà probabilmente il Pd uscire da questa competizione elettorale con le ossa ammaccate”. Il sondaggista spiega: “Il Pd, essendo il partito di sistema per eccellenza, attira verso di sé i ‘fulmini’. In questo modo, le ‘saette’ degli altri partiti non si notano”. Un esempio, verso la destra: “c’è l’assuefazione dell’opinione pubblica al malcostume”. E il Movimento 5 Stelle alla fine: “prenderà più voti del previsto, grazie alla svolta laburista di Conte”. Rimane il fatto che il Pd, dopo la composizione delle liste, sta ricevendo attacchi estesi anche alle mogli di Frantoiani e Franceschini candidate ma politiche di lungo corso e con carriere del tutto autonome rispetto ai loro consorti. Questo è forse uno degli aspetti più vergognosi di questa campagna elettorale. Ma è vergognoso che le persone, le donne che fanno politica, siano considerate come ‘mogli di’ e non per quello che in questi anni hanno fatto a prescindere dai mariti e anche più dei mariti talvolta. Questa, purtroppo di là del maschilismo stucchevole, è solo la punta dell’iceberg di un atteggiamento piuttosto diffuso nell’opinione pubblica, che identifica nel Pd una sorta di parafulmine. Un parafulmine? Sì, ogni occasione è buona per attaccare il Pd. E in questi giorni lo abbiamo visto bene: dal fuoco amico degli scontenti a certa stampa che amplifica a dismisura il malumore che, comunque, nella composizione delle liste e con una prospettiva di minoranza nel prossimo esecutivo, era presso che inevitabile. Mentre sul versante del centrodestra, posto che la questione delle liste dovrebbe definirsi in queste ore, non ci si aspetta particolari screzi. D’altronde nel centrodestra ci saranno non solo più posti in parlamento, ma molte più risorse da gestire visto che la prospettiva è quella di un esecutivo a traino della coalizione. Ma su di loro c’è come già accennato un altro tipo di approccio da parte dell’opinione pubblica. Ovvero una sorta di assuefazione alle peggio pratiche della destra. La candidatura nel collegio europeo del virologo Crisanti ha destato non poche critiche. Tra questi, anche Matteo Renzi non ha lesinato più di qualche attacco. Eppure, anche Italia Viva non è sospettabile di simpatie ‘no-vax’. Ma non è questione di sì o no-vax. Il vero punto è che Renzi sta utilizzando tutte le frecce che ha nella sua faretra per indebolire il Pd. E l’erosione dei voti, anche in forza dell’operazione fatta con Calenda, potrebbe essere sostanziosa. Il Pd è stretto in una tenaglia: da una parte il terzo polo, dall’altra il Movimento 5 Stelle. I pentastellati potrebbero ottenere un buon risultato il prossimo 25 settembre? Probabilmente, superiore a quello stimato dai sondaggi. Per una serie di ragioni, a partire dalla svolta laburista impressa dal leader Giuseppe Conte. L’aver messo i temi del lavoro in cima alle priorità e l’aver abbandonato l’agenda ‘Draghi’, sono azioni premianti in termini elettorali. La campagna elettorale può essere l’occasione per riprendere un rapporto sinora compromesso con i lavoratori con una proposta complessiva che superi il trentennio orribile sul piano salariale per rispondere anche alla ulteriore erosione del reddito provocata dalla inflazione. Siamo in piena campagna elettorale e molti si chiedono: c’è uno schieramento politico che può affermare di rappresentare oggi il lavoro in chiave moderna, mandando in soffitta gli stereotipi superati di una visione puramente ideologica? L’area del lavoro dipendente è ancora molto vasta, ma appesantita ed esasperata da molti problemi insoluti, ed è facile preda di imbonitori, come è già accaduto in altre epoche storiche. I salariati in Italia sono circa 26 milioni, e nella storia della Repubblica, hanno avuto una grande importanza e influenza sulle scelte della politica e dei governi. Dalla Liberazione ai primi anni del nostro secolo, soprattutto i partiti che si dichiaravano progressisti, nei loro programmi e nelle loro decisioni, davano priorità alle esigenze del lavoro. Ma nel corso degli anni, quelli della cosiddetta Seconda Repubblica, questi temi non sono stati più centrali; sono stati prima inclusi nella tematica generale della produzione del lavoro, poi con il passare del tempo ed arrivando ai giorni d’oggi, è calato un pesante sipario. Sarà perché nel campo progressista è troppo diversa la valutazione tra conservatori e riformatori, sarà che la natura della Sinistra è profondamente cambiata e trova il suo nuovo modo di rappresentarsi nell’ambientalismo (spesso fuori luogo) e nelle frontiere delle cosiddette battaglie civili, cosicché i temi del lavoro sono diventati la “cenerentola” tra i problemi italici. La destra dal canto suo è in tutt’altre cose affaccendata, salvo un piccolo segmento delle destre estreme che interpretano i nodi del lavoro non troppo diversamente dalla sinistra conservatrice. Insomma, il lavoro industriale e dei servizi, che pure rappresenta grande parte dei pilastri economici su cui può contare il Paese per il proprio avvenire, non rappresenta più la prima preoccupazione della politica italiana. D’altronde le aree del populismo di sinistra e di destra, presenti come non mai nelle assemblee elettive nazionali e locali, quando si rapportano con lavoratori ed imprese lo fanno prevalentemente offrendo bonus, ma non sono interessati all’efficienza dei fattori dello sviluppo. Anzi non di rado favoriscono soluzioni demagogiche disastrose. E proprio in questo contesto che la condizione dei lavoratori è diventata peggiore di prima a causa della compromissione dei fattori dello sviluppo e dell’aumento vertiginoso del fisco sui salari medi. I salari bassi sono la conseguenza della situazione sopra descritta, È allarmante che i salari italiani abbiano subito dal 1990 ad oggi una riduzione del 2,9%, mentre i salari tedeschi nello stesso periodo sono cresciuti del 37,7%, quelli francesi al 31,10%, quelli polacchi il 96,5%. Persino in Grecia sono cresciuti addirittura il 30,5% e in Spagna il 7%. La campagna elettorale può essere l’occasione per riprendere un rapporto sinora compromesso con i lavoratori con una proposta complessiva che innanzitutto riduca le tasse sui salari medi su cui poggia ogni peso provocato dalla elusione ed evasione di altri soggetti; tasse zero sul salario di produttività per dare il segno forte che gli italiani per guadagnare di più devono produrre meglio e di più; superamento nei contratti collettivi nazionali dell’appiattimento retributivo preteso sinora dall’idea ingiusta e pedagogicamente sbagliata del salario uguale per tutti a prescindere dai meriti e professionalità; retribuire di più il lavoro flessibile e dotarlo di un welfare rafforzato per evitare ingiustizie; aprire la stagione contrattuale protesa a regolare i diritti e doveri di chi lavora in regime di telelavoro e smart working a partire dalla valutazione del salario non più legato all’orario ma alla qualità e quantità dei carichi di lavoro. Insomma, ai dannosi teorici della precarietà bisogna rispondere con nuovi propositi e opere per dimostrare che la flessibilità, sempre più necessaria nella organizzazione del lavoro, diventa precarietà quando ad essa si vogliono applicare regolazioni normative del passato. I “flessibili” dovranno essere pagati meglio persino di coloro che non lo sono. Essi diventano precari perché non sono pagati bene e sostenuti con un welfare progettato per loro. Sono convinto che il dibattito di questa campagna elettorale potrà contribuire a far venire alla luce un nuovo modo di concepire e sostenere il lavoro italiano. Questo molti elettori aspettano da tempo…

E’ sempre tempo di Coaching! 

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

0

Aggiungi un commento