Politica: Renzi si pensa il Centro. Ma cos’è o cosa può essere questo nuovo Centro?

Undicesima Leopolda. Assistiamo a un rito evanescente… fatto di polemiche feroci, annunci roboanti, ma soprattutto di nostalgia per sé stesso e per quel che è stato. Continuano così le suggestioni del “popolo” della Leopolda, che  aspetta i proclami dell’ultima giornata dell’ennesima kermesse renziana. Ma (ed è più di una sensazione) senza che ci sia una vera chiave di lettura politica della realtà. E soprattutto senza una reale prospettiva. Il ricordo va a De Gasperi che sulle macerie del fascismo e della guerra, costruì un partito di Centro che guardava al futuro… Renzi un nuovo De Gasperi? Scrisse un primo libro a riguardo. Ma parlava soprattutto di se e dei suoi trent’anni. La solita presunzione?! Certo il governo di Mario Draghi ha riaperto (una volta ancora) il dibattitto sul Centro politico. Un dibattito che si arresta il più delle volte allo stile, perché, è vero, il Centro è equilibrio, buona educazione, sentito amore per la democrazia e per le sue forme e capacità di mediazione, qualunque cosa voglia dire. In genere ci si ferma qui, senza specificare ciò che deve fare oggi il Centro come mezzo, cioè strumento politico utile al paese. E’ così anche per la Leopolda 11? Non sembra proprio. Il Centro scriveva qualche tempo fa su Domani Enzo Carra riporta alla mente: “…un metronomo che scandisce il tempo della destra e della sinistra, o appare come un accento che cade delicatamente su una o l’altra parte”. Questo succede da moltissimi anni, da quando, con la fine della Democrazia Cristiana, il Centro si è trasformato in una sorta di “mistero buffo” …ricordate Dario Fo e il suo premio Nobel per la Letteratura e il Teatro? Un mistero buffo,  che nell’attesa del disvelamento, ha sospinto i suoi fedeli, donne e uomini a cercarsi una collocazione vantaggiosa, a destra o a sinistra. Ovvero il Centro si è polarizzato un po’ di qui e un po’ di là. Su questa linea, diciamo così esoterica, piuttosto di scavare intorno alle proprie radici e offrire risposte al tempo presente, i nostri centristi hanno assunto valori altrui, adattandoli alle loro immaginarie sensibilità in un “ibrido sfacciato”.  Questa Leopolda mostra un “Renzi solo contro tutti”, il caso giudiziario Open si divora la Leopolda. Scompare la politica. Resta, un’ora di difesa da imputato in un processo show. È un crescendo di: “Questa inchiesta è un’operazione politica che, in termini tecnici, si chiama sputtanamento mediatico”. Di qui l’annuncio che risponderà colpo su colpo, udienza dopo udienza: “Procederò a sporgere denuncia in tutte le sedi, penali, civili, chiedendo i danni a chi diffama. Lo faccio per i miei figli. Sono i giudici ad aver violato la legge, non io”. Matteo Renzi inizia la sua arringa. Seduto, pila di fogli davanti, calma apparente, di quelle che a stento celano un groviglio di sentimenti: rabbia, rancore verso gli ex compagni di partito, anche volontà di mostrarsi ancora padrone della situazione e innocente, qui, in casa sua. È, innanzitutto, uno che si sente già imputato e si difende senza la baldanza di quando accusa, segno che è, innanzitutto, un uomo molto ma molto “scosso”. Colpito nel cuore del suo sistema di potere, di relazioni e anche questa volta, soprattutto nel giudizio collettivo degli italiani per questa sua ennesima vicenda. Per la quale l’ex Presidente del Consiglio non avverte, attorno a sé, una solidarietà politica che vada oltre i confini della sua cerchia ristretta (e nemmeno tutta intera) e soprattutto che possa pareggiare il colpo incassato. E come scrive Alessandro De Angeli su Huffpost: “la Leopolda, il luogo dell’attacco per eccellenza, dello sfoggio del potere ai tempi d’oro, si trasforma nel set di “Un giorno in pretura”. Non è certo questo il clima ideale per lanciare la “rinascita” di un grande Centro che dia finalmente stabilità alla politica italiana… sempre più lacerata proprio sui destini personali dei leader dei singoli partiti, oltre che sui contenuti di una politica sociale ed economica. che offra una reale prospettiva agli italiani colpiti umanamente ed economicamente da una pandemia che non s’arresta mai… o non se ancora arrestata. Assistiamo a questo “commercio di contrabbando” di questioni che si riferiscono direttamente alla propria persona, alla propria famiglia, al proprio lavoro e che formano un “mercato politico sospetto”. Un esempio? La legge Zan che si prende cura di molti e delicati problemi può essere introdotta e approvata in parlamento dalle due Camere: solo secondo lo schema di alcuni dei suoi proponenti… è un prendere o lasciare, Se lo propone il Pd non va bene se non accetta queste modifiche… ma come alla camera dei deputati l’avete già approvata? La mediazione è già stata fatta. No non va più bene! Ma come? Se proprio un qualunque centrista sa bene che su certi temi spaccare il Parlamento, quando sarebbe a portata di mano il voto di maggioranza al Senato come è stata alla Camera è peggio di un errore. Alla fine si fa vincere l’avversario di sempre, ovvero chi a quella legge alla Camera ha votato contro perché non la vuole. E non perché al Senato non sono state accolte le sue proposte di modifica che avevano solo lo scopo di riportare la legge indietro e metterla su un binario morto. Su alcuni temi tutto diviene uno “scontro di civiltà!”. Renzi, dice di lavorare per un Centro, si augura per oggi la rinascita del Centro. Lo fa guardando Mario Draghi il quale, fino ad oggi, senza farsi intimorire, guida dal Centro un governo di “quasi tutti”. Renzi pensa (ancora una volta) di essere l’uomo del destino che offrirà all’attuale presidente del Consiglio “un nuovo e vero partito di Centro”. Mentre, sono stati in molti a pensare, nella lunghissima stagione della Seconda Repubblica, che la democrazia italiana dovesse fare a meno per sempre di un mezzo politico così, dopo che un tribunale della storia aveva deciso di “toglierlo di mezzo”. Oggi invece si infittiscono di nuovo, gli appelli, per un nuovo Centro a partire da “pezzettini” dell’ex centrodestra (Toti e Brugnaro con i governisti di Forza Italia e altri ancora). Sembrerebbe in minor misura da parte di Calenda che oggi in un’intervista dice no al grande Centro. Probabilmente, non siamo che all’inizio di un lungo discorso già in ritardo coi tempi di questa legislatura. E la palestra prescelta in cui si alleneranno questi “atleti” del nuovo “rassemblement” centrista è quella dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica tra un paio di mesi… Renzi ne vuole essere ancora una volta il principale “attore”, come lo fu per Mattarella quando era Segretario del Pd. Renzi vuole fare “l’ago della bilancia” per ritornare  ad essere l’ombelico del sistema politico italiano. Ora, i vari sostenitori di un modello di governo anglosassone anche per noi, non hanno mai seriamente riflettuto sul fatto che un tale modello da noi non è mai esistito, nemmeno nella prima Repubblica e non soltanto per ragioni legate al “fattore K”, ma anche perché la Democrazia Cristiana non è mai stato un partito conservatore di destra e il Partito Comunista è stato tutt’altra cosa dalla creatività libertaria delle sinistre. Finita la stagione dell’anticomunismo-comunismo, quella successiva ha visto da una parte Berlusconi, che era appunto Berlusconi e non la destra, e dall’altra un centrosinistra, con il trattino o senza, in una fusione più o meno riuscita tra eredi delle sinistre DC,  Socialista e post Comunista della Prima Repubblica. Insomma, ci sarà stata pure una ragione se la nostra democrazia non ha mai indossato abiti fumo di Londra e il massimo del maggioritario italiano che è riuscita a darsi è stato il paziente Mattarellum? Oggi rispunta in agenda il Centro e la costruzione di un strumento politico idoneo a questo scopo. Un partitino che sappia realizzare obiettivi negati a destre sovraniste e a sinistre puramente predicatorie. Un mezzo che abbia a cuore i valori della Nazione e quelli della persona e delle persone che bussano alla nostra porta. De Gasperi realizzò la riforma agraria senza dimenticare Trieste e gli esuli dalla Dalmazia. Ma francamente: Renzi non è De Gasperi!!!” L’incontro al Centro non potrà avvenire tra una figura autorevole come quella di Mario Draghi e i “nanerottoli” precocemente invecchiati e cinici praticanti una politica senza senso e una non reale identità, se non quello della massima resa personale con il minimo sforzo. Non potrà avvenire questo incontro in una “piazza dove non c’è nessuno” che li vota (1,5 – 2% costante nei sondaggi dalla nascita di Italia Viva). Dunque a cosa è servita, questa Leopolda numero 11?  Se non  al tentativo di compattare una truppa che viene ormai data in disarmo, a ridare un senso di identità anche facendo solamente quadrato contro i nemici: l’immagine della giornata diventano le lacrime di Maria Elena Boschi mentre addita “la macchina del fango di Di Maio e Salvini”. E nell’aria tersa fiorentina risuona ancora la requisitoria di Renzi contro i magistrati che indagano sul caso Open. Un attacco cui l’Anm replica con durezza: “Accuse gravissime e inaccettabili”. L’ex Rottamatore resta sulla scena, disposto a cambiare magari prospettiva politica e i compagni di viaggio. Renzi alla fine si mette già fuori dalla coalizione di centro sinistra. È triste vedere che chi diceva di volere riformare la sinistra, ora voglia costruire un Centro piccolo (forse un 10%) e che guarda a destra. Renzi quindi attacca tutti i partiti:  -«Vogliono votare nel 2022 ed è un errore… E il Centro che c’entra? Sarà decisivo per vincere le elezioni – strilla il leader di Italia Viva – Letta, Salvini, Conte e Meloni voglio portare il prima possibile in Parlamento i propri rappresentanti». Obiettivo minimo, visto che oggi in parlamento ci sono più “cani sciolti” per personale interesse, che politici di pensiero con a cuore il Paese e le sue istituzioni. Disarticolando definitivamente Politica e Istituzioni. Ponendo veti vari ai partiti che li hanno precedentemente eletti che hanno 10 volte di più dei loro voti sia nei sondaggi che nella realtà. Forse in futuro potrà avvenire un confronto tra posizioni politiche anche diverse, rappresentate da nuovi dirigenti ma che ignorino il passato non cristallino di quanti sono ormai al potere, di qua o di là da parecchi anni… Renzi vuole uscire dall’angolo, in cui si è messo per eccessiva presunzione… ma alla Leopolda quest’anno è andata in onda “l’ultima illusione” di Matteo Renzi, quella di pensarsi soprattutto  il “Centro del Mondo”.

E’ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

 

0

Aggiungi un commento