Politica: siamo il paese “dell’operazione speciale” di Putin che va in diretta Tv quotidianamente. E assistiamo ad un dibattito politico “lunare”, mentre appare sempre più chiaro che il Cremlino ha dichiarato guerra alla democrazia liberale. I nostri partiti discutono praticamente su loro stessi, ovvero sul nulla…

“In Italia si fa un dibattito lunare sull’Ucraina”

Palazzo Chigi e il Quirinale sono solidamente atlantici. Ma con Conte il predecessore di Draghi e con le manovre sul dopo Mattarella (leggasi Salvini) abbiamo rischiato di avere anche le principali istituzioni repubblicane più vicine al Cremlino. Già lo sono alcuni dei nostri partiti o pezzi di questi. Quasi tutte le trasmissioni televisive, i giornali del populismo e le chiacchiere da bar discettano quotidianamente: di guerra e pace, armi difensive e offensive, diplomazie e trattative, di possibili e impossibili “cessate il fuoco”, di occupazioni e annessioni… interpretando quanto succede sul campo nella devastata Ucraina e mostrando le paure i disagi di un popolo quotidianamente “assassinato” nell’anima e nella carne. Quali le ragioni di tanta e si fatta discussione? Principalmente tre: un antiamericanismo assai diffuso, la rincorsa allo share con un cinismo irresponsabile, oltre a un numero sempre più rilevante di imbecilli, utili idioti e ‘picchiatelli’, che riempiono lo spazio della comunicazione dei e nei vari talk show trasmessi dai Media. C’è ormai da chiedersi perché l’Italia sia diventata una specie di ‘Babilonia’ della comunicazione politica nostrana e internazionale… Come dice Lia Quartapelle: “In Italia si fa un dibattito lunare sull’Ucraina”. Un tempo c’era un’ideologia, c’era una visione del mondo, c’era l’illusione di costruire l’uomo nuovo, con centinaia di milioni di seguaci in tutto il mondo e rispondevano a una divisione del pianeta in blocchi contrapposti. Non solo, allora c’era anche un minimo di autonomia locale con l’Eurocomunismo, altra illusione, ma che perlomeno provava a prendere le distanze dalle atrocità più evidenti commesse da Mosca e poneva domande sulle contraddizioni palesi della stessa Democrazia occidentale. E c’era qui in Italia un leader popolare di nome Enrico Berlinguer. Mentre oggi, c’è un appiattimento totale alle ragioni dell’imperialismo russo come di quello americano, buttando l’occhio ad altre altrettanto imperiali presenze nella nuova geopolitica del Globo (la guerra in Ucraina,  un contenimento della Cina con un avvicinamento dell’India all’Europa. Oggi la Russia non ha nessuna capacità attrattiva, né culturale né economica, con una società chiusa, un prodotto interno lordo inferiore a quello dell’Italia nonostante le ingenti riserve energetiche e una povertà diffusa da paese sottosviluppato. Putin non ha nemmeno un’ideologia alternativa a quella dello stato di diritto e della società aperta occidentale da offrire ai suoi ammiratori europei, fatti salvi gli eventuali kompromat (i dossier compromettenti), se non quella revanscista russa che ovviamente non può che interessare soltanto i russi e nemmeno gli ucraini russofoni. La domanda è perché l’Italia sia diventata una sorta di ‘Bieloitalia’. Ovviamente non lo è a livello di leadership istituzionale nei posti che contano, dal Quirinale a Palazzo Chigi, dove invece è saldamente atlantica, ma non possiamo dimenticare quanto abbiamo rischiato col predecessore di Mario Draghi che ha tentato in tutti i modi di restare al governo col famigerato Conte Ter e che ancora oggi ogni giorno prova a mettere in discussione, invocando comprensione alla linea del Cremlino contro la legittima difesa ucraina, le attività del governo. Abbiamo rischiato anche con le manovre della destra sulla Presidenza della Repubblica, con almeno una candidatura apertamente vicina al Cremlino offerta da Salvini a Conte. Ricordate il candidato Frattini? Siamo il paese in cui due dei tre principali partiti politici venerano il principe delle fake news Donald Trump e uno dei due ha appena invitato alla sua conferenza programmatica Rudy Giuliani, l’intrallazzatore dell’ex Cialtrone in chef nonché protagonista di affari fetidi per conto di Trump al fine di sabotare le elezioni a Washington e di infangare il figlio di Joe Biden in Ucraina. E che disastro il duo ormai separato Salvini-Meloni! Siamo anche il paese dove il primo partito dell’attuale Parlamento, i Cinquestelle, si è presentato al voto del 2018 con un programma di politica estera ispirato dalle missioni russe di Manlio Di Stefano e di Alessandro Di Battista contro l’Europa, contro la Nato e contro l’Ucraina e che una volta al potere con Salvini ha governato da lacchè del Cremlino in particolare sulle politiche energetiche… oltre ad aver consentito quella sfilata militare russa in Val Brembana durante la prima fase della pandemia da Covid che all’armata rossa non è riuscita nemmeno in Donbass. In quel momento, all’opposizione c’era un partito che aveva siglato un accordo politico con Russia Unita e che invocava l’adozione del vaccino Sputnik di produzione russa, senza alcuna autorizzazione delle agenzie del farmaco, mentre lisciava il pelo ai novax sostenuti dal Cremlino… I nostri partiti costituzionali e repubblicani sembra non si rendano ancora conto della posta in gioco e continuano a preoccuparsi di strappare uno zerovirgola al vicino di banco. Le forze politiche costituzionali e repubblicane dell’Italia 2022 probabilmente non hanno ben capito la portata delle cose che stanno succedendo e si comportano come se la guerra al confine europeo, la strenua resistenza  del popolo ucraino, la richiesta di ingresso nella Nato di due Paesi tradizionalmente neutrali come la Finlandia e la Svezia, consapevoli però di cosa voglia dire vivere ai confini dell’impero Russo sotto minaccia d’invasione di un regime autoritario, siano eventi ordinari e non, invece, la fase finale di una grande battaglia civile e purtroppo anche militare in difesa della democrazia liberale, della società aperta e della libera circolazione delle idee, delle persone e delle merci. Le forze politiche costituzionali e quelle repubblicane dell’Italia 2022, quelle che vanno dal Partito democratico a Forza Italia, passando per il mondo radicale, liberal democratico e liberal socialista che va da Calenda a Bonino a Renzi, si comportano come se il nemico fosse il vicino di banco che alle elezioni del 2023 potrebbe rosicchiare qualche punto percentuale e non capiscono che in gioco non ci sono zerovirgola in più o in meno ma la possibile fine della democrazia italiana ed europea. Non capiscono e quindi non fanno nulla di rilevante per organizzare la difesa della società aperta, non prendono nessuna iniziativa politica, non organizzano nessuna mobilitazione nazionale. Niente di niente. Enrico Letta si barcamena tra un solido e limpido atlantismo personale e la resa politica di una parte della sua classe dirigente cui ogni tanto deve dare un contentino via Twitter. Carlo Calenda come sempre è il più attivo, ma l’invasione russa gli ha rovinato il progetto di consolidamento di Azione: presenta ottimi dossier da centro studi su vari temi, a cominciare da quello energetico, ha appena scritto un libro sui limiti del liberalismo che è condivisibile in linea teorica, ma un po’ meno se consideriamo che gli avversari al momento non sono pericolosi libertini ma i sodali, se non gli agenti, dei nemici della società aperta. Ma, in generale, sulla guerra di Putin il mondo liberal democratico italiano, per intenderci, Calenda si è tenuto lontano dall’assumere in Italia la leadership churchilliana a lui molto cara. Anche Matteo Renzi ha un libro in uscita con cui denuncia il processo di mostrificazione da lui subìto dai bipopulisti politici, togati e giornalistici, ma non si vedono iniziative politiche di Italia viva come quelle con cui in questa legislatura ha dato una mano al Paese per ben due volte, la prima arginando la richiesta dei “pieni poteri” chiesti da Salvini e la seconda impedendo la formazione del governo Conte Ter. Anzi Italia Viva mostra un’inusuale timidezza ad affrontare la questione più importante della nostra epoca… tutta presa com’è nello “sputtanamento” della Magistratura che indaga il Capo. Forza Italia è invece ostaggio dei sovranisti di destra che promettono di garantire una manciata di seggi al circolo ristretto berlusconiano e quindi va nella direzione sbagliata, basta guardare il grottesco palinsesto informativo Mediaset. Forza Italia, poi, non fa squadra con Mara Carfagna e le buone iniziative di governo del ministro come quella sul mezzogiorno organizzata in questi giorni. Al contrario, invece, i populisti italiani hanno bene in mente quale sia la posta in gioco e di conseguenza fanno politica sapendo che questa è la loro grande occasione. Trump è temporaneamente fuorigioco, Putin è diventato impresentabile ovunque tranne che nei talk show nostrani, Marine Le Pen ha perso. La partita va giocata senza sponde, al momento. Così Giorgia Meloni sta provando a costruirsi un profilo nazionale e atlantico, anche per differenziarsi da Salvini, ma resta la leader dei neo, ex post-fascisti italiani, alleata dell’alleato del Cremlino Viktor Orbán e il suo atlantismo è quello dei para golpisti del giro Trump e della Conservative Political Action Conference, un’iniziativa di picchiatelli reazionari ed eversivi. Matteo Salvini è notoriamente il politico più incapace del panorama italiano, forse anche europeo, è costretto a rincorrere Meloni e quindi prova ad annettersi Forza Italia per aspirare al primo posto alle elezioni e rilascia grottesche interviste da statista al Corriere della Sera in apertura della sua conferenza programmatica di Roma, salvo poi dire no all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, rimettendosi di fatto la maglietta di Putin. A Roma ha invitato come ospite d’onore il più screditato dei “tentato golpisti trumpiani”, Rudy Giuliani, cui hanno sospeso la licenza ad esercitare la professione d’avvocato. Resta un mistero come possa essere venuto in mente a Salvini di invitare una macchietta come Giuliani, vent’anni fa l’eroe post 11 settembre e ora un personaggio caricaturale, peraltro, protagonista delle fetide manovre trumpiane anti Biden proprio in Ucraina. Con perentori penultimatum, che regolarmente rientrano, Conte sabota quotidianamente le attività del governo e sull’aggressione imperialista di Putin, Conte è diventato ancor più di Salvini il primo ostacolo italiano agli aiuti militari all’Ucraina, grazie ai quali Kiev si è potuta e si può difendere da Mosca… così le cose per i russi nel teatro di guerra, continuano a non andar bene e forse Putin sarà costretto a ritirarsi su Crimea e Donbass… e forse la pace si avvicinerà. Ma stando alla politica in Italia è sempre più chiaro che la difesa della ‘società aperta’ italiana non può che passare dall’adozione di una legge elettorale proporzionale per risparmiarci la macabra roulette russa del maggioritario al tempo del populismo e quindi scongiurare la pallottola fatale alla tempia che i francesi hanno schivato per miracolo qualche domenica fa. Orbene il traversale populismo italiano fa il suo mestiere di apologeta dell’illiberalismo in attesa di raccogliere i frutti della propaganda illiberale, antioccidentale e antiatlantica alle elezioni del prossimo anno… mentre i nostri partiti costituzionali si apprestano in questa prevista calda estate a mangiar gelati…

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