Politica: viviamo un’infinita campagna elettorale che distrae dai veri problemi…

La prendo alla larga… ma la faccio breve…

La vittoria alle regionali della Basilicata con il 56,6% di Bardi, candidato del centrodestra, farebbe pensare ad un trionfo politico. Ricordiamo però che ha votato solo il 49,8% dei circa 500.000 aventi diritto, cioè circa gli abitanti di un «quartiere» di Roma o Milano e allora viene da pensare quale valore politico possa avere questa affermazione dove, peraltro, la metà dei potenziali elettori ha disertato le urne? Sia chiaro non ho nulla contro la Basilicata, regione meravigliosa, ma ha senso un consiglio regionale per una così esigua popolazione? Forse anche la politica, visti gli alti costi dovrebbe valutare qualche «ottimizzazione». Le elezioni per il consiglio regionale della Basilicata sono state certamente un successo per la destra centro (anche grazie alla forza delle liste ‘centriste’ di Calenda e Renzi). Un piccolo test, ma che conferma il consenso di cui gode ancora la maggioranza del governo Meloni. Dobbiamo quindi già trarne indicazioni generali sulle future (2027) elezioni nazionali? Non più di tanto se si tiene conto di quanto possano pesare gli interessi locali e la presenza di alcuni grandi collettori di preferenze (Marcello Pittella) nella regione. Il vero problema però è lo stillicidio di chiamate alle urne e un sistema politico carico di appuntamenti che ogni volta vengono giudicati definitivi e quasi mai lo sono (vedi il successo di Pd e M5S in Sardegna). Non si capisce perché tutte queste elezioni non vengano accorpate in un’unica data per evitare una campagna elettorale permanente in cui leader e partiti sono distratti dai loro compiti fondamentali: governare il Paese o fare una buona opposizione. Viene perfino il sospetto che siccome non riescono a fare bene né l’una né l’altra cosa preferiscano concentrarsi su comizi, apparizioni televisive e slogan. Ora stiamo entrando nel vivo della campagna elettorale per il Parlamento europeo dove ognuno corre per sé e non esiste neppure il minimo vincolo di coalizione: tutti contro tutti per misurare il proprio peso e disinteressarsi completamente della posta in gioco per l’Europa. Poi ci sarà il Veneto, il voto in alcune grandi città, l’Emilia-Romagna se il suo presidente verrà eletto al Parlamento Ue. Insomma, il film non cambierà e ogni volta saremo impegnati a scrutare le percentuali per attribuire un valore assoluto alle scelte dei cittadini. E nei ritagli di tempo penseremo a economia, sanità, realizzazione del Pnrr e alle guerre che si stanno combattendo… e aumenterà l’astensionismo e si indebolisce (sic!) la democrazia…

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