Quirinale & Governo: continuano i paradossi della politica italiana. Il governo Draghi senza Draghi non ha senso. La situazione richiederebbe un suo rafforzamento, ma la maggioranza che l’aveva voluto Premier non c’è più…

Pensare di proporre un esecutivo fotocopia, ma con un diverso presidente del Consiglio, è sicuramente paradossale per non dire assurdo. O si va a elezioni (ma probabilmente sarebbe alquanto infausto) oppure le forze veramente responsabili devono stringere i bulloni del quadro politico e andare avanti, con chi ci sta… Alcuni osservatori (pochi veramente seri) vanno sostenendo che Mario Draghi ha sostanzialmente esaurito la sua spinta propulsiva: prova ne è il compromesso di due giorni fa sull’obbligo vaccinale per gli over 50 e le altre misure anti Covid. S’é ormai scatenata una moltitudine di “bartaliani” che strilla: “l’è tutto sbagliato e tutto da rifare”. Scrive Mario Lavia su Linkiesta quotidian0 online: “A parte il fatto che è curioso che protagonisti o studiosi della politica si scandalizzino per il fatto che il premier abbia dovuto mediare, come se non fosse a capo di una maggioranza larghissima e dunque super-composita (e questa contrapposizione tra mediazione e decisionismo appare davvero fuori dalla logica della politica), si scopre adesso che Draghi stia operando in una situazione diversa da quella di cinque mesi fa. Ma di cosa ci si stupisce? In questo “prologo quirinalizio” i partiti rialzano tutti la testa e questo non può non determinare un contraccolpo negativo sulla maggioranza; e sentono odore di ritorno pieno al potere in nome dell’ipocrita primato della politica”. Una politica che si esaurisce nella sua postura dopo aver implorato l’aiuto di qualcuno; appare impotente, ma resta capace di affondare il presunto salvatore. Per questo, la scelta del nuovo presidente della Repubblica, le successive dimissioni del governo in carica e la designazione di chi dovrebbe formare quello nuovo, aprono un periodo di ulteriore incertezze di cui parleremo a lungo. La speranza è che sia per narrare la saggezza delle scelte che in parlamento si faranno, e non dell’insipienza di chi, come lo scorpione del noto apologo, affogò se stesso e la rana salvatrice. Infatti, in molti hanno ‘l’acquolina in bocca’ sognando un panorama senza più Draghi. Vediamo nomi e cognomi: Salvini e la Lega che ormai non fa più nulla per mediare; e un M5s iconoclasta che contraddice Conte e ha cambiato tre linee in due giorni a causa di uno sbandamento ormai irreversibile. Non c’è dubbio: il Pd in questo frangente ha tenuto bene, ma ogni tanto qualcuno disegna scenari diversi (vedi quel “giovane turco” di Orfini) che da solo con gli altri due della sua corrente, decide che al Quirinale ci voglia il Mattarella bis. Questo improvviso riformarsi di un possibile tandem gialloverde su alcune questioni è in sé sicuramente preoccupante, dato il noto tasso di volubilità di Salvini e di molti del M5s. Ma mentre quest’ultimi non sono in grado di avere una linea, il capo leghista sembra entrato di nuovo in modalità-Papeete, stanco sembrerebbe di fare una parte che non gli è propria, quello del ‘responsabile’ al servizio di un premier come Draghi… E il Pd, tra le dichiarazioni di D’Alema sulla malattia (guarita) del renzismo percui rientrerà nel PD e le repliche di Renzi e dell’ex renziano (?) Marcucci, sulla malattia antiriformista del Pd senza Renzi & C., alla quale per l’appunto si aggiungono le dichiarazioni di quell’irriducibile “battitore libero” di Bettini, nonché l’ultima uscita di Orfini (ex dalemiano) … ha poco di cui star “sereno” l’Enrico Letta Segretario. Stando così le cose è un miracolo il fatto che il presidente del Consiglio è riuscito a introdurre una serie di norme (che magari andranno meglio specificate e coordinate) per arginare l’ondata spaventosa di Omicron, la quale va ricordato ai sapientoni di ogni tipo  è piombata come un tornado senza peraltro che Delta fosse stata debellata. Pertanto la situazione è diventata molto fluida. Di fronte al Paese ci sono sostanzialmente due strade. O si stabilisce che effettivamente il governo Draghi ha esaurito la sua funzione (ma ci vuole un partito che lo dica ed esca dal governo) e allora si deve andare a elezioni anticipate perché la democrazia esige che ci sia un governo che governi, tanto più in una situazione come questa. Oppure si sceglie di andare avanti con questo governo (che equivale a dire: con questo Premier) ovviamente rinegoziando il programma e le priorità per andare dritti verso la fine naturale della legislatura. Tertium non datur. Le ipotesi di un governo Draghi senza Draghi e sempre stato un ‘ossimoro’ se non addirittura una presa in giro degli italiani. Ma quale “fotocopia” sarebbe senza il suo pivot? E poi chi sarebbe questa controfigura di Super Mario? Un tecnico non avrebbe la sua forza, un politico avrebbe automaticamente contro mezza maggioranza. Perché mai Matteo Salvini dovrebbe appoggiare un governo a guida Pd, se già fa tanta fatica a stare dietro Draghi? E perché Enrico Letta dovrebbe dire sì a un governo Di Maio? O c’è chi pensa a una maggioranza diversa, più stretta dell’attuale, (sarebbe la quarta maggioranza della legislatura), mi pare tutto …molto, molto debole. Rafforzare Draghi, dunque, pare la scelta più ragionevole. Dovrebbe essere questa la posizione dei tre partiti che mercoledì sera in Consiglio dei ministri sono stati dalla parte di Draghi e delle misure adottate: Pd, Italia viva e Forza Italia (più LeU, che ormai va considerata come una corrente del Pd, anzi, è molto più disciplinata di certe correnti dem). Se una lezione politica si può trarre dalle ultime scelte del governo è proprio questa, che uno “zoccolo duro”, di un “campo draghiano” esiste e deve esistere anche in vista delle future elezioni. Sta soprattutto al Pd ragionare sul da farsi, essendo il partito di Letta il più politicamente attrezzato per individuare una corretta via d’uscita da una situazione potenzialmente pericolosissima, quella del salto nel buio verso elezioni che darebbero un esito infausto per il Pd medesimo. Enrico Letta ha l’occasione per svolgere un’iniziativa che stringa i bulloni del quadro politico, con Mario Draghi e con chi ci vorrà stare… sfidando il centrodestra con una proposta (non Draghi che resta dov’è) per la nomina del nuovo Presidente della Repubblica (un candidato che possa andar bene a molti… anche a Berlusconi c’è). Ma bisogna far presto, se non si vuole che il Paese scivoli di nuovo nella palude…

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