Russia e Ucraina; tra “guerra e pace” …quali sono le possibili soluzioni della crisi…

“Non applicheremo una no-fly zone sull’Ucraina. Questo significherebbe un diretto confronto militare con la Russia, con aerei da combattimento russi”. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz intervenendo a un convegno organizzato dal quotidiano Die Welt. “Con il presidente americano Joe Biden, con il presidente francese Emmanuel Macron e gli altri alleati siamo d’accordo che non ci debba essere alcun conflitto armato tra la Nato e la Russia. Nessuno può volere questo”, ha spiegato… Arriva anche la conferma che Joe Biden parteciperà al vertice straordinario della Nato che si svolgerà la prossima settimana a Bruxelles per discutere con gli altri leader della guerra tra Russia e Ucraina. Il vertice si svolgerà il 24 marzo. In quella data si svolgerà anche il Consiglio europeo. Sul fronte diplomatico continua l’intensa attività della Turchia per la pace. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu si recherà in settimana a Mosca e a Leopoli nell’ambito degli sforzi di mediazione messi in atto da Ankara nella crisi ucraina. Lo ha annunciato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. A Mosca Cavusoglu avrà colloqui con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, mentre a Leopoli incontrerà il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. Il capo della diplomazia turca, ha spiegato Erdogan, «continuerà i nostri sforzi per raggiungere un cessate il fuoco e la pace attraverso colloqui con entrambe le parti». La Turchia aveva già ospitato ad Antalya l’incontro tra Kuleba e Lavrov. Infine, il Premier ucraino Zelensky ha detto ai tre premier Ue capi dei governi di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia, Mateusz Morawiecki, Petr Fiala e Janez Jansa, in visita a Kiev: “La vostra visita è un forte segno di sostegno. I russi bombardano ovunque”. A 3 settimane dall’inizio della guerra, c’è quindi un modo diverso per fermare il fuoco e smorzare il conflitto e per risolvere la guerra tra Russia e Ucraina? La domanda resta più che mai aperta. Anche perché tutti dicono di volere la pace ma intanto la guerra avanza e l’allarme non cala. Dopo gli incontri tra i più alti esponenti dei Governi di Usa e Russia, le missioni diplomatiche di Presidenti, cancellieri, primi ministri e ministri di ogni genere, le infinite telefonate da una capitale all’altra, ma ancora non si capisce come se ne esce… Un buon primo passo, per chi guarda da fuori, è rendersi conto che l’Ucraina (la sua indipendenza, il suo essere più o meno vicina a Mosca o a Washington), oggi come già nel 2014, è solo un pretesto, il campo di una battaglia che in realtà si svolge tra Usa e Russia e che va avanti da molti anni. In pratica da quando l’Unione Sovietica crollò e l’influenza occidentale, attraverso le relazioni diplomatiche degli Usa, l’Unione Europea e la Nato, cominciò a espandersi verso Est. La Russia, a torto o a ragione, ha sempre pensato di avere il diritto e il potere di esercitare una certa influenza sui Paesi diventati indipendenti dopo la fine dell’Urss. La cosa le è riuscita in Asia Centrale ma non sul fronte Ovest: qui i Paesi baltici (Lettonia, Lituania, Estonia) e l’Ucraina si sono rapidamente “occidentalizzati”, come pure i Paesi che erano parte del “blocco sovietico” come Polonia, Bulgaria, Romania, Repubblica Ceca, Slovacchia. Persino l’Ungheria, che è forse il Paese più sensibile alle ragioni di Mosca, è sia nella Ue sia nella Nato. E Mosca, di nuovo a torto o a ragione, vive questo come un assedio e una minaccia. Questa premessa era indispensabile per sottolineare una caratteristica di questa crisi: è del tutto possibile che prima o poi Russia e Ucraina riescano a mettersi d’accordo – Ucraina nella UE ma neutrale e quindi non ingresso nella Nato – visto anche la presa d’atto di Zelensky che l’Ucraina non entrerà nel sistema difensivo Atlantico, ma che si mettano d’accordo Russia e Usa, resta un’impresa. E può succedere invece che trovino alla fine un’intesa anche Russia e Usa ma che sia l’Ucraina ad avere idee diverse. In questo sta tutta la difficoltà a uscirne. Tra Russia e Stati Uniti il problema è chiaro: Mosca vuole che Washington retroceda, ritiri le truppe e gli armamenti (suoi e della Nato) da quella che una volta chiamavamo “Europa dell’Est” e dichiari in un trattato vincolante che l’Ucraina non entrerà mai nella Nato, cosa che la Russia considera una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale. Gli Usa rispondono che i Paesi dell’Est sono entrati nella Nato per libera scelta e che non si può impedire a nessuno di decidere in quali alleanze entrare e in quali no. Entrambi hanno in parte ragione e in parte torto: è ovvio che se gli Usa e/o la Nato piazzassero missili in Ucraina (come, per esempio, è avvenuto in Italia o in Germania) la Russia sarebbe minacciata. Come è ovvio che non può essere la Russia a decidere la politica estera di Paesi indipendenti. Per far valere le proprie ragioni, entrambi usano l’Ucraina. La Russia occupandone parte del territorio dal 2014 (circa il 7% del totale, tra la Crimea riannessa e il Donbass ribelle), e oggi riconoscendo ufficialmente le due Repubbliche autoproclamate filorusse del Donbass (Lugansk e Donetsk) e facendo pesare la potenza del proprio apparato militare attaccando tutte le città ucraine. Gli Usa usandola come elemento di disturbo nei confronti di Mosca, armandola, e con i continui allarmi sulla guerra d’invasione russa tenendo alta una tensione che ostacola la Russia ma intanto rischia di distruggere l’economia della stessa Ucraina assieme a quella russa. Secondo dati forniti dallo stesso presidente ucraino Zelensky, il Paese perdeva già tra 2 e 3 miliardi di dollari al mese in fuga di capitali e mancati investimenti, prima della guerra d’invasione… e le sanzioni economiche americane e europee già strangolano la già critica economia russa. Però mentre gli eserciti combattono, continuano i contatti e si tratta. Quindi vedremo (si spera presto) come e dove potrebbe essere trovato un accordo. L’idea più interessante, a questo punto con alcune modifiche determinate dai rapporti di forza sul campo, è quella dall’ambasciatore ucraino a Londra, Vadim Prystaiko, che l’aveva espressa e poi in parte corretta, forse in accordo con il proprio ministero degli Esteri, visto gli attacchi in corso. In sostanza, Prystaiko aveva detto che, viste le tensioni e i rischi, l’Ucraina poteva rinunciare all’idea di entrare nella Nato (come peraltro la Costituzione ucraina richiede dal 2019), rimanendo però libera di stipulare altre alleanze. In sostanza diceva: se a Putin dà tanto fastidio la Nato, ok, ne stiamo fuori. Ma per il resto facciamo quel che ci pare. Alla Russia l’idea era sembrata insufficiente. Alla Russia lo star fuori dalla Nato dell’Ucraina sta bene, ma vuole annettersi la Crimea e le Repubbliche del Donbass, mettendo l’Ucraina nella condizione di lottare economicamente per non essere il Paese più povero d’Europa, come dicono le statistiche. È l’obiettivo minimo. Avendo a questo punto sempre, a voler essere pessimisti, la soluzione militare di un’occupazione totale dell’Ucraina… risultato temuto, da entrambi i belligeranti e tutti capiamo in perché… Ma come mettere d’accordo Russia e Usa, dando per scontato che né gli uni né l’altra concederanno ciò che reciprocamente si chiedono? L’Ucraina che rinuncia alla Nato sminerebbe un bel po’ di strada. Anche perché, al di là delle questioni di principio, nessuno vuole davvero questa grana. Gli Usa perché non ne hanno bisogno: potrebbero siglare domani un trattato di assistenza politico-militare con gli ucraini, se lo volessero. E in queste settimane hanno comunque inviato a Kiev tonnellate di armi. Molti Paesi europei perché lo temono. Il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e altri pezzi grossi hanno ripetuto che l’ingresso dell’Ucraina nella Nato “non è in agenda”, come dire: non ci pensiamo nemmeno. E un’Europa più tranquilla, che non teme una guerra sul continente o l’interruzione delle forniture di gas dalla Russia, potrebbe fare da calmante anche per Russia e Usa. I quali, a loro volta, potrebbero sfruttare alcune delle ipotesi fatte nella prima proposta Usa. Ovvero: le truppe americane o quelle Nato non se ne vanno dai Paesi dell’Est dove sono insediate (Baltici, Romania, Bulgaria, Polonia, senza dimenticare che sull’altra sponda del Mar Nero, di fronte alla Russia, c’è la Turchia, secondo esercito Nato dopo quello Usa e grande fornitore di armi all’Ucraina) ma vengono stabiliti dei protocolli per cui la Russia può controllare le guarnigioni Nato o Usa e gli Usa e la Nato quelle russe. Sarebbe l’occasione, tra l’altro, per ripristinare anche alcuni dei Trattati sul controllo degli armamenti nucleari che sono stati disdetti negli scorsi anni, tra cui lo Start 1 (firmato da Gorbaciov e Bush nel 1991 e l’INF, il trattato sui missili atomici e medio raggio (anche in questo caso, buoni per una guerra da combattere in Europa) firmato da Mikhail Gorbaciov e Ronald Reagan addirittura nel 1987. Il martellamento degli allarmi quotidiani legati al conflitto in essere è terribile ed è difficile da ignorare. Ma intanto non c’è soluzione se i pezzi grossi non trattassero. La guerra è una tragedia per tutti. Lo sappiamo noi ma lo sanno anche loro, l’Ucraina e la Russia… quindi: “cessate il fuoco” e trattative serrate per arrivare all’accordo…

 

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