Sono ben 10 i principali rischi che il Mondo dovrà affrontare nel 2017…

Non c’è alcun dubbio, il 2016 ha già visto grandi cambiamenti sulla mappa geopolitica, con eventi quali la crescita del populismo e il rigetto del globalismo, la Brexit, il fallito colpo di stato in Turchia, l’intervento russo in Siria, la fine della centralità degli Stati Uniti in Asia, e così via… Forse la sorpresa maggiore è stata l’elezione di Donald Trump, il cui slogan “Make America Great Again” potrebbe suggerire un mondo senza leader globale. “Il trionfo di ‘America first’ come faro della politica estera dell’unica superpotenza mondiale segna una rottura con decenni di eccezionalismo USA e con la convinzione nell’indispensabilità della leadership statunitense, per quanto imperfetta e incostante”, hanno scritto il presidente, Ian Bremmer, e il presidente del consiglio di amministrazione, Cliff Kupchan nel rapporto annuale di Eurasia Group sui rischi principali. “Finisce un’epoca geopolitica di Pax Americana durata 70 anni, in cui la globalizzazione e l’americanizzazione erano intimamente collegate, e l’egemonia americana nella sicurezza, il commercio e la promozione di valori forniva degli argini all’economia globale”, continuano. “Con il 2017, ci affacciamo su un periodo di recessione geopolitica”. A riguardo si può anche leggere: “Le previsioni shock per il 2017 nell’oroscopo finanziario” di Saxo Bank. Eurasia ha stilato un documento su quelli che sono i 10 principali rischi per il 2017, con le relative analisi e, mettendo come ‘bonus’, un elenco di false piste:

1. Isolazionismo americano. La filosofia “America first” del presidente eletto Donald Trump rifiuta il tradizionale approccio “wilsoniano” alla politica estera, incentrato su alleanze e istituzioni internazionali appoggiate dagli USA, considerando invece le istituzioni multilaterali e gli affari internazionali come frutto di compromessi. Invece di puntare a un ordine mondiale e a valori condivisi che durino nel tempo, Trump crede che gli USA dovrebbero perseguire interessi di breve termine ed essere più flessibili nel gestire i rapidi cambiamenti sul palcoscenico globale. Ciò crea sacche di rischio politico. Le principali sono, secondo Eurasia Group: caos a breve termine per l’assenza di una superpotenza, ulteriore indebolimento dell’architettura di istituzioni internazionali, ascesa della Cina con maggiori possibilità di conflitto con gli USA, oltre al fatto che la “Russia può agire autonomamente come forza disgregatrice, e farla franca”.

2. Reazione eccessiva della Cina. Per il leader cinese Xi Jinping., il 2017 è un anno importante in quanto il Partito Comunista Cinese, in autunno, organizzeà e celebrerà il 19° Congresso Nazionale, che eleggerà i capi supremi e definirà il futuro politico della nazione. Secondo Eurasia Group, “Dal prossimo consolidamento di potere derivano due rischi”. “Il primo: poiché [il presidente cinese Xi Jinping] sarà estremamente sensibile alle sfide esterne agli interessi della sua nazione, in un momento in cui tutti gli occhi dei cinesi sono puntati sulla sua leadership, è più probabile che reagisca energicamente alle sfide in politica estera, con il risultato di probabili impennate nelle tensioni tra USA e Cina. “Il secondo rischio: dando priorità alla stabilità rispetto a scelte politiche difficili nel periodo che precede il congresso, Xi potrebbe aumentare involontariamente le possibilità di gravi fallimenti politici“.

3. Una Merkel più debole. Dopo anni di forte leadership tedesca nella UE, la cancelliera Angela Merkel affronta varie sfide politiche ed economiche, compresa la costante insoddisfazione interna per la crisi dei rifugiati, crisi di grandi società quali la Deutsche Bank e l’ascesa del populismo. Per le elezioni nel settembre 2017 se prima pensava di non avere una seria opposizione, oggi, intravvede una rimonta elettorale della SPD con Martin Schulz, il duello tra i due competitors al Cancellierato, può essere un antidoto per il crescente populismo tedesco… ma non tranquillizza i critici di estrema destra che, secondo Eurasia Group, “la renderanno la Merchel ancor più debole”. La destra ha perso l’Austria, ma va comunque forte nel resto d’Europa. Oltretutto, anche la posizione della cancelliera sul fronte geopolitico europeo si sta erodendo. E se in Francia dovesse essere eletta la leader del Front National, Marine Le Pen, che indirà un referendum sull’adesione all’UE, allora “il governo francese diventerà antagonista di quello della Merkel”. Il 50% degli elettori tedeschi non crede che Schulz possa diventare il nuovo cancelliere tedesco.

4. Nessuna riforma. Quest’anno, i governi di molti Paesi rallenteranno sul fronte domestico. Eurasia Group evidenzia in particolare quattro ragioni per il rallentamento delle riforme in alcuni Paesi, ad esempio: alcuni Leader nazionali sentono di avere già fatto la loro parte, tra cui Narendra Modi in India e Enrique Pena Nieto in Messico. Leader politici di nazioni come Cina, Russia, Francia, Germania e Argentina, che probabilmente eviteranno riforme fino a dopo le elezioni. Coloro che non sono per niente interessati a riforme reali, come Turchia, Sudafrica, Italia e Gran Bretagna. Leader che si sforzeranno di portare avanti riforme ma che affronteranno una quantità di ostacoli, tra cui Mohammed bin Salman in Arabia Saudita e Muhammadu Buhari in Nigeria.

5. Tecnologia e Medio Oriente. Eurasia Group sottolinea molti modi in cui l’innovazione tecnologica potrebbe aumentare l’instabilità politica in Medio Oriente. Sul fronte economico, la rivoluzione energetica in USA che ha danneggiato l’OPEC, potrebbe indebolire il contratto sociale tra governi e cittadini. A questo fattore si affianca l’automazione che sta togliendo opportunità a una regione che soffre già un’elevata disoccupazione giovanile. Oltretutto, l’Iran ha adesso minori limitazioni nell’impiego di armi cibernetiche, e i terroristi della regione stanno sviluppando capacità crescenti di danneggiare i sistemi informatici.

6. Politicizzazione delle banche centrali. Le banche centrali nei mercati sviluppati sono state trascinate per la prima volta dopo decenni nella lotta politica, dato che i politici adesso indicano le banche come capri espiatori per i problemi economici interni. Secondo Eurasia Group: “Questi attacchi rappresentano nel 2017 un rischio per i mercati globali, minacciando di sovvertire il ruolo delle banche centrali di istituzioni tecnocratiche che forniscono stabilità finanziaria ed economica”. In particolare, a proposito della Federal Reserve, la società scrive che Trump, una volta che Janet Yellen lascerà nel gennaio 2018, potrebbe nominare un “alleato personale” come prossimo presidente della Fed; “una mossa che metterebbe a rischio la reputazione della Fed per molti anni”. “Per la Fed quest’anno potrebbe darsi una ‘no-win situation’; in ogni caso la sua reputazione subirò un duro colpo”.

7. La Casa Bianca contro la Silicon Valley. L’incontro di Trump con i leader della Silicon Valley. Ci sono molti settori in cui la Silicon Valley (eccezion fatta per Peter Thiel) e Trump potrebbero sfidarsi, secondo Eurasia Group. Innanzi tutto la sfera dei media, dove il programma di limitare la diffusione di “notizie false” e la proliferazione di bot rappresentano “una minaccia diretta, che [Trump] sentirà il bisogno di combattere, alla capacità di mantenere la propria popolarità – e l’attrattiva del proprio marchio”. Quindi tra i Leader delle società hi-tech e Trump: si profila un incontro carico di contraddizioni. Potrebbero anche sorgere tensioni riguardanti modelli economici più ampi. Anche se Trump ha messo spesso in discussione gli effetti negativi del commercio sull’occupazione statunitense, non è stato capace di affrontare i problemi associati all’automazione. Ma dato che questa continua a togliere lavoro alle persone, Trump dovrà considerare il problema e potrebbe prendere di mira le principali compagnie della Silicon Valley. “Le aziende che non sono accondiscendenti con lui, soprattutto quelle i cui modelli di business sono incentrati sull’uso dell’intelligenza artificiale e sull’esternalizzazione del lavoro, offriranno un facile obbiettivo politico”. Così ha scritto Eurasia Group.

8. Turchia. Dopo il fallito colpo di stato dello scorso luglio, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha represso duramente i settori giudiziario, accademico, burocratico e dei media. Adesso punta a legittimare la propria posizione, e in primavera in Turchia ci sarà un referendum sull’ampliamento dei poteri presidenziali. Secondo Eurasia Group: “La spinta di Erdogan verso la centralizzazione dei poteri esacerberà molte delle attuali pressioni su amministrazione interna, economia e relazioni estere della Turchia. Anche pochi controlli in più sul potere esecutivo renderanno il settore privato vulnerabile ai capricci politici”.

9. Corea del Nord. “Il 2017 sarà un grande anno per la Corea del Nord. E non è un bene”, ha scritto Eurasia Group. Il Paese ha portato avanti il proprio programma nucleare e missilistico ed è sulla buona strada verso la costruzione di un missile intercontinentale capace di colpire la costa occidentale degli USA. La Corea del Nord visto dove possono colpire i missili di Kim Jong Un, è oggi, la minaccia più concreta alla stabilità globale. La politica americana continua a spingere per l’eliminazione del programma nucleare. E “Ci sono due rischi principali. Il primo, l’amministrazione Trump inasprirà le azioni coercitive contro la Corea del Nord, peggiorando così la crisi nelle relazioni USA-Cina. Il secondo rischio: il presidente sud coreano Park Geun-hye viene obbligato a dimettersi e viene sostituito da un governo di centro-sinistra favorevole alle relazioni diplomatiche con la Corea del Nord piuttosto che ad azioni coercitive”.

10. Sudafrica. Con l’esacerbarsi dello scontro tra il presidente Jacob Zuma e gli oppositori interni ed esterni al partito di governo African National Congress, il Sudafrica ha attraversato anni di conflittualità interna. Queste lotte “indeboliranno il tradizionale ruolo del Paese come forza di sicurezza nella regione”, ha scritto Eurasia Group. “Il fallimento di questa leadership si sta aggravando proprio nel momento peggiore, dato che gli avvenimenti dei prossini mesi metteranno a dura prova la stabilità della regione”. Eurasia Group fa l’esempio dello Zimbabwe alla vigilia delle elezioni del 2018, dove il probabile aumento delle proteste dell’opposizione, causerà probabilmente la sua soppressione da parte del presidente Robert Mugabe. “Nel 2008, l’allora presidente sudafricano Thabo Mbeki ha contribuito a negoziare un patto di condivisione del potere quando le elezioni in Zimbabwe portarono il caos”. L’attuale Sudafrica diviso e distratto non riuscirà a mantenere lo stesso ruolo”.

Diamo uno sguardo al ‘bonus’: ovvero alle piste false del 2017. Nel suo rapporto, Eurasia Group ha incluso anche tre “piste false”: La politica interna USA. Il team scrive che il gabinetto Trump è “più coerente sulle questioni interne” e che, oltretutto, la struttura legislativa statunitense è decentralizzata. Poi India contro Pakistan. Anche se sono stati molti gli attacchi e le incursioni recenti lungo il confine, il team di Eurasia Group non prevede un più ampio conflitto militare nel 2017, dato che i primi ministri di entrambe le nazioni sono concentrati su questioni interne. Infine, il Brasile ha affrontato recentemente una lunga serie di crisi politiche ed economiche che, pur rappresentando delle sfide per l’attuale governo, costringeranno i legislatori ad agire velocemente in materia economica e anche istituzionale…

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