Sviluppare l’“Employability”: ovvero come diventare più occupabili…

L’ occupabilità sta cambiamento orientamento. Gli studi sulle evoluzioni dell’economia, della società e del lavoro, sostengono ormai all’unanimità che viviamo nell’epoca del cambiamento, che viaggia sulle rotaie super veloci dell’innovazione e della globalizzazione, diventando sempre più complesso e imprevedibile.
Ciò significa che il lavoro che abbiamo fatto finora o l’azienda per cui stiamo lavorando, potrebbe non esserci più domani (o comunque saranno diversi da come sono oggi), che tra 5 anni (o anche meno) potremmo occuparci di un’attività che adesso ancora non esiste, e così via! Questo non vale solo per la realtà esterna: il vostro percorso di vita molto probabilmente non sarà lineare come quello dei vostri genitori (dalla culla alla…pensione), perché i nostri stessi obiettivi, le nostre esigenze potrebbero cambiare anche in modo considerevole in breve tempo. Alcuni Psicologi del lavoro già sostengono che le carriere saranno sempre più autodefinite, fondate su “molte esperienze lavorative attuate in più organizzazioni”, che implicano “forme diverse di mobilità occupazionale e di bilanciamento tra lavoro e non lavoro” (dal libro di Toderi, “Sviluppare la Carriera Lavorativa”, 2013). Questa visione ad un primo impatto può comprensibilmente spaventare, ma se la osserviamo con serenità e lucidità, ci apre ad un mondo di nuovi stimoli e possibilità che nel “vecchio mondo” stabile e prevedibile, erano inaccessibili e inimmaginabili. Quello che conta adesso non è tanto se siamo occupati (o meno) e per quanto tempo lo saremo, ma piuttosto quanto siamo occupabili, ossia re-impiegabili nel mercato del lavoro. Che cos’è quindi l’employability? Per l’appunto “l’occupabilità”: rappresenta la capacità non solo di ottenere un nuovo lavoro e di mantenerlo, ma anche di essere in grado di cambiare ruolo all’interno della stessa organizzazione o di trovarne un altro all’esterno.

  • frecceAlcuni ricercatori: Fugate, Kinickyi e Anshfort l’hanno definita come “una forma di adattabilità lavorativa specifica che permette di identificare e realizzare opportunità di carriera”.

    Essere occupabili implica:

    • essere adattabili, pronti a provare nuovi compiti e a sperimentarsi in nuove situazioni;

    • essere aperti al cambiamento e tolleranti nei confronti del rischio e dell’incertezza;

    • essere resilienti di fronte alle difficoltà quali fasi di disoccupazione, delusioni o fallimenti;

    • essere convinti del proprio valore professionale attuale e potenziale;

    • essere attivi nel procurarsi opportunità di lavoro, di crescita e di apprendimento. In poche parole, un ingrediente fondamentale dell’occupabilità è la capacità di cogliere le occasioni che si presentano, cercando di trarne il meglio, anche se magari sono diverse da quelle che ci attendevamo, e mantenendo alta la fiducia sulle proprie possibilità di riuscita e trovare lavoro. L’employability quindi non è un concetto meramente teorico o astratto, ma si manifesta in scelte e azioni concrete che esprimono la nostra percezione del mondo e di noi stessi e il nostro atteggiamento nei confronti della vita, oltre che del lavoro. Inoltre essa dipende anche dalla quantità e dalla qualità del proprio “capitale”: non quello economico, ma quello umano e sociale. Non-e-solo-questione-di-soldiIl capitale che “conta” infatti comprende ciò che “i soldi non possono comprare”:  le nostre conoscenze, capacità e qualità, l’intelligenza (razionale ed emotiva), le esperienze fatte ed i successi ottenuti (che vanno a formare il capitale umano);  le nostre reti sociali, ovvero il cosiddetto “network“, che fornisce informazioni, ci segnala opportunità e ci supporta nei momenti più critici (che rappresenta il nostro capitale sociale). Il quarto elemento che costituisce l’occupabilità è l’identità di carriera, ossia la visione che abbiamo di noi stessi dal punto di vista lavorativo, il significato che diamo al nostro percorso professionale passato, presente e futuro. L’identità è una sorta di bussola che serve per orientarci nella navigazione nel “mare” del lavoro, per darci degli obiettivi (formativi e professionali) ed anche per scegliere in che misura vogliamo essere “adattabili”. In questo senso l’identità è il solido pilastro sul quale si fonda il nostro capitale (umano e sociale), la nostra motivazione ad accrescerlo, la nostra capacità di scegliere e di trarre frutto dalle occasioni che ci si presentano. Avere consapevolezza della nostra identità infatti, ci consente di mantenere salda la nostra meta e al contempo di cambiare rotta, se questo si rivela necessario o proficuo per noi, senza perderci tra gli innumerevoli bivi della vita.  Come accrescere l’occupabilità? Per incrementare la nostra occupabilità possiamo rafforzare ciascuna delle 4 componenti: 1. Il nostro capitale umano può essere sviluppato in svariati modi. Per quanto riguarda il bagaglio di conoscenze, possiamo partecipare a workshop, corsi e master ma non solo… Nell’era del world wide web, l’informazione e la formazione sono a portata di click e molto spesso anche a costo zero o comunque ad un costo accessibile! Ci sono siti, blog, videotutorial, corsi online, tenuti anche da esperti o da prestigiose università, su quasi qualunque argomento.  2. Se dalla teoria vogliamo passare alla pratica, il modo migliore per farlo è dedicandoci a nuovi progetti che ci vengono proposti o che proponiamo noi stessi in ufficio, oppure a nostre iniziative di carattere personale o di volontariato. Possiamo decidere di concentrarci sul nostro ambito / settore di appartenenza, oppure su uno dei nostri hobby / passioni, oppure ancora ampliare il nostro orizzonte, facendoci contaminare da altri ambiti. 3. Aprirci ad ambienti e argomenti al di fuori del “conosciuto”  ha anche il vantaggio di consentirci di ampliare la nostra rete sociale: abbiamo infatti la possibilità di fare nuovi incontri, di instaurare nuove relazioni, di “scovare” nuove opportunità… Non dobbiamo però dimenticare che: Il nostro capitale sociale si nutre degli scambi umani oltre che professionali che abbiamo con gli altri. Per attivarli dobbiamo essere pronti a dare (informazioni, supporto e…tempo!), ancora più che a ricevere! 4. In ultimo, ma non certo per importanza, è necessario dedicarci alla nostra identità, attraverso la conoscenza di noi stessi e della nostra storia, attraverso l’ascolto delle nostre  intuizioni e sensazioni e attraverso la nostra capacità di sognare ed immaginare. competenze3 Per definire o ridefinire la nostra identità, risulta molto efficace e potente lo strumento del Bilancio delle competenze, all’interno di un percorso di Coaching, che, partendo dal passato, arrivi a definire il nostro profilo attuale, valorizzando le nostre risorse, spesso inconsapevoli, ed a tracciare così …un ponte verso il nostro futuro.

E’ sempre tempo di Coaching!

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