Fuori da ogni polemica: il lavoro non da segnali significativi di risveglio…

Il rischio è quello di continuare a ripeterci.., avvitandosi in polemiche senza sbocco… ma mese su mese, anno dopo anno il mercato del lavoro italiano purtroppo non dà segnali significativi di risveglio. D’altronde come potrebbe darli se ancora numerose aziende – soprattutto piccole – muoiano ogni giorno? Le chiusure di negozi e imprese sono solo in minima parte compensate da nuove avventure imprenditoriali. Ma il bilancio, fra chi rischia con nuove aperture e le chiusure, è largamente a favore di queste ultime. La crisi economica continua a mordere qui da noi, come e più degli altri paesi europei (Germania esclusa), e una vera e continuativa ripresa sembra ancora lontana… Si, certo gli indicatori economici segnalano che quest’anno il nostro PIL crescerà più di quello che inizialmente era stato previsto… ma sono stime previsionali… non certezze tant’è che alle migliori stime di quest’anno fanno seguito le proiezioni di un PIL 2018 ancora in calo. Qualche dato positivo, almeno per i paesi europei più grandi, già si va rivelando, a giudicare anche dai recenti dati Ocse. Per l’Italia l’uscita dalla crisi è più lenta e comunque presenta ancora parecchie contraddizioni per la sua evoluzione futura. Ripresa, ripresina o semplici segnali positivi sul superamento della crisi? Il linguaggio dei media è sempre più colorito, ottimistico per alcuni aspetti negativo per altri fattori… come la ulteriore crescita del nostro debito pubblico. Giustamente il presidente della Bce, Mario Draghi, avverte che ancora vi sono problemi, anche gravi, dell’economia italiana e che l’ombrello del QE sta per chiudersi e che potremmo trovarci di nuovo nella spirale della recessione. Del resto negli ultimi dati del mercato del lavoro possiamo dire di avvertire qualcosa di veramente nuovo, rispetto al passato? Il lavoro continua ad essere l’emergenza assoluta e l’instabilità politica legata al perenne clima elettorale non aiuta certamente la ripresa economica. Non possiamo quindi definirci ottimisti per il prossimo futuro. L’occupazione o meglio la disoccupazione italiana è risalita sopra l’undici per cento (11,1%) e soprattutto quella giovanile è tornata al 37%. Continua dunque a permanere un clima di instabilità, precarietà e sfiducia. Le strumentalizzazioni politiche sono, come è noto, ormai il pane quotidiano dentro e fuori la maggioranza di governo. Il Ministro Poletti, Difende il job Act … ma al di là di dati altalenanti e di alcuni incrementi occupazionali nella fascia d’eta sopra i 50 anni… il mercato del lavoro è comunque complessivamente statico e con scarse prospettive di un reale miglioramento. Il mercato del lavoro è fermo, anche se qualche timido risveglio si avverte nelle aziende del nord mentre al Sud Il mercato del lavoro rimane stagnante, anzi il barometro segnala sempre “maltempo” e il lavoro continua a mancare. E’ come un cantiere fermo quello del lavoro, soprattutto per i giovani. Qualche timido segnale comincia ad affiorare, ma è ancora troppo piccolo per rappresentare una vera e propria inversione di tendenza. L’altro dato allarmante è che almeno due milioni di giovani hanno rinunciato a cercare lavoro. Non sono bamboccioni, ma semplicemente sfiduciati: ragazzi che non vogliono perdere tempo a sfogliare sui giornali le offerte di lavoro o a inviare curriculum perché giudicano tutto questo inutile. Non crediamo che tutto questo sia positivo ma testimonia della crescente sfiducia sulle possibilità del nostro mercato del lavoro, ancora debole. Come conferma anche la ripresa dell’emigrazione dei nostri giovani all’estero, Ora non rimane che sperare che questo governo (o un altro che succederà a Gentiloni) dopo le elezioni della primavera prossima, deciderà di approntare misure più incisive per il rilancio della nostra economia. In questa ormai fine legislatura tutte le nostre star della politica ripetono vecchie “ricette”, con tanti luoghi comuni. Convinti che cambiare o meglio… che la flessibilità introdotta con l’Ape sull’uscita anticipata dal lavoro dei lavoratori che a 63anni, pagandosi il prestito dalle Banche necessario all’anticipazione pensionistica, correggendo così la rigidità della legge Fornero sull’età necessaria all’uscita dal mercato del lavoro… età che ha già raggiunto i 67 anni… e che continuerà a salire… più l’impianto del job act siano di per sé sufficienti a rilanciare l’occupazione. Non a caso Confindustria e Confederazioni sindacali fanno presente che il rilancio dell’economia (fondamentale per ridare vigore alla ripresa dell’economia) non passa solo con una riforma della legge sul lavoro… Vedremo se la proposta del contratto unico (che aggira l’articolo 18), ammesso che passerà, quanto inciderà nella creazione di nuovi posti di lavoro. Rischiamo di ripeterci perché il mercato del lavoro, anche questo mese, non sta mostrando segni di miglioramento. Anzi, i nuovi dati sulla disoccupazione e quelli sull’occupazione giovanile confermano che il barometro va di nuovo verso il basso. Ciò significa, ovviamente, che senza la ripresa dell’economia (che ancora quando si vede è particolarmente lentissima) non può verificarsi alcun miglioramento sul piano dell’incremento dei posti di lavoro. Il lavoro per i giovani? Continua a “latitare”, insieme a quello per i lavoratori che lo perdono per la continua chiusura di aziende dell’industria e del terziario che continuano a chiudere. La sensazione è che, al di là delle promesse e delle inutili “chiacchiere” elettoralistiche dei nostri politici, non si manifesta alcuna reale intenzione e possibilità, almeno a breve termine, di varare provvedimenti che possano incoraggiare e sostenere la ripresa economica… al miglioramento delle stime di aumento del nostro PIL 2017… corrisponde un già previsto (dal FMI) decremento dello stesso PIL italiano nel 2018…

“E’ sempre tempo di Coaching!”

Se hai domande o riflessioni da fare, ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una sessione di coaching gratuita

 

0

Aggiungi un commento