Governo: Conte non c’è più… anche i suoi sostenitori nel loro piccolo titubano sulla sua ricandidatura e il buio della crisi s’inspessisce…

In Europa è scoppiata la guerra sui vaccini. E qui in Italia, tocca ancora occuparsi di Matteo Renzi e della sua volontà — più o meno mascherata da formule stile “nessun veto sui nomi” — di far sloggiare Giuseppe Conte da Palazzo Chigi. Ieri il leader di Italia viva è tornato all’attacco con un video nel quale definisce “scandalosi i gruppi improvvisati in Parlamento”. Non che, intendiamoci, la caccia al senatore o i cambi di casacca dei deputati siano spettacoli particolarmente edificanti. Però — anche senza voler malignare, vale ricordare che pure gli eletti di Italia viva lo sono grazie ai voti presi in un altro partito — lo stesso Renzi ha sempre ripetuto che non si sarebbe mai andati alle elezioni anticipate. Perciò, una volta provocata la crisi di governo, la possibilità di un “calciomercato” parlamentare non poteva non averla messa in conto. La partita, al momento,  si gioca fra squadre (Pd, M5S, Iv) che predicano unità per mascherare in realtà le proprie divisioni e cercano di far leva su quelle altrui. Tattica rischiosa, perché l’arbitro che sorveglia dal Colle sa che la somma di tante debolezze raramente fa la forza e non è di un governo zoppicante che l’Italia ha bisogno. E, mentre la campagna di arruolamento di “europeisti” e “responsabili” va avanti con alterne fortune (Conte vorrebbe poter contare almeno su una “sua” maggioranza, prima di riaprire il dialogo con Renzi) e mentre Zingaretti e Di Maio ribadiscono di volere il Conte-ter. Quindi mentre i renziani assistono con piacere all’arrancare dell’ex premier, in salita e con le ruote un po’ sgonfie, nessuno (a parte una destra fintamente unita) parla più di elezioni… come facevano invece Bettini e Zingaretti fino all’altro ieri. Nel Pd – Franceschini e Guerini hanno preso l’iniziativa – ma non è facile riproporre un Conte ter. L’andamento lento delle consultazioni al Quirinale… risente anche di ciò. Passano così più di 24 ore dalle dimissioni di Giuseppe Conte e l’avvio delle consultazioni, tutto tempo in più, utile per capire se nasce quel ‘mitico’ gruppo dei Costruttori che potrebbe essere ammesso al Colle per un incontro ufficiale. Costruttori che ancora non si palesano in forza: al Senato, il presidente del Consiglio non ha fatto nessun passo avanti, e siamo sempre sotto la maggioranza assoluta. L’aria per l’avvocato si è fatta più nera. Il leggendario punto di equilibrio – così è stato definito da Pd-M5s-LeU – in equilibrio non sembra affatto, anzi, sta pencolando sospeso sul vuoto del suo personale futuro in un clima sempre più ostile e l’impressione è che si guardi già oltre. Che non ci sia più solo il suo nome in campo lo dice esplicitamente il capogruppo Pd Andrea Marcucci, in parziale dissonanza dalla linea ufficiale pro-Conte, ed è un modo elegante per alludere al fatto che si è pronti a cambiare cavallo. Ormai se lo lasciano sfuggire persino i grillini Spadafora: «Ora c’è Conte, poi vediamo», che appaiono pronti a sostenere «anche Hitler» (una battuta velenosa di un esponente dem) pur di far durare una legislatura per loro irripetibile… Mentre Matteo Renzi sembra riprende fiato e già gonfia il petto (mettendo già un’altra tacca sul calcio del suo personalissimo fucile). Comunque non si parla più di elezioni. Che era un’ipotesi accarezzata dai big del Nazareno, a cominciare dal suo Segretario. Con le elezioni, infatti, Nicola Zingaretti spera prima o poi di poter fare tabula rasa del renzismo: a partire dal partito, eleggendo finalmente gruppi parlamentari a lui vicini al posto di quelli attuali ancora egemonizzati dagli ex seguaci dell’ex segretario: e poi misurando nelle urne proprio lui, il grande reprobo, cioè Matteo Renzi e la sua Italia viva. Data nei sondaggi, nonostante il protagonismo, del suo leader sempre attorno ad un risicato 3%. Annettendo contestualmente i bersanian-dalemiani. Zingaretti si  troverebbe così a essere il protagonista centrale del centrosinistra italiano, anche se spedito all’opposizione da una destra vincitrice alle elezioni… Questa idea nella situazione data in cui versa oggi il Pd appare forse un po’ troppo titanica ed è destinata a rimanere sullo sfondo del dibattito di un Pd nel quale Zingaretti rischia virtualmente di essere messo in minoranza per effetto di un nyet dei gruppi parlamentari dello stesso partito e/o dell’iniziativa di Dario Franceschini e Lorenzo Guerini, sostenuti dalle rispettive correnti Areadem e Base riformista, che con il loro peso nel partito possono determinare e mettere in campo una proposta totalmente diversa. Oggi per l’appunto è un Conte ter… ma già molto molto rivisto nella compagine dei Ministri e nel programma, rispetto al Conte 2, sempre con dentro Italia viva e un po’ di ‘liberali’, raccolti nel mitico gruppo dei Costruttori.  Una proposta che francamente sembra già perder quota e non si sa se avrà veramente futuro. Il nodo della vicenda sta nella domanda: Renzi si accontenterebbe di portare a casa un obiettivo minore, cioè indebolire Conte grazie a una squadra di governo più forte? O punta al bersaglio grosso, cioè cancellare l’avvocato dai dintorni di Palazzo Chigi? Per il momento è ancora tattica – e le consultazioni sono un momento di grandissima tattica – come quella di non sbilanciarsi ancora. Di non fare nomi, né porre veti. Ora Italia Viva rilancia con la ex ministra Bellanova: “Di Maio premier? Nessun veto”. Il M5s non senza qualche difficoltà risponde: “Non cadremo nel trabocchetto, Renzi è un irresponsabile è non gli interessano le sorti del Paese”. Il Pd ripete: “Italia viva gioca solo a destabilizzare, quando la smetterà?” Tutti sembrano dire che: “se la sbrighi Conte, dopo che avrà ricevuto l’incarico”. Se lo riceverà, l’incarico, perché i conti al momento non gli tornano ancora, una maggioranza politica seria continua a non averla. La sensazione è che Costruttori di vecchio e nuovo conio non siano ancora completamente alle viste, ancora qualche giorno per capire esattamente che ci guadagnano… e addirittura potrebbe essere che il mondo politico, preda ormai del “cinismo di chi bastona il cane che affoga”, lo stia già mollando. La domanda è sempre quella: Il macchiavellico Renzi che vuole veramente?

E’ sempre tempo di Coaching!

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un          commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuito

0

Aggiungi un commento