Governo: uno vale l’altro. Con il voto in Senato la crisi di governo potrebbe considerarsi chiusa ma non quella politica. Renzi al solito rompe tutto, ma alla fine non convince nessuno. E ora occorrerà velocemente ricucire una crisi politica grave e pericolosa, lasciando Conte premier…

Il modo in cui Renzi ha aperto la crisi non ha convinto nessuno. Nemmeno tutti quelli del suo partito. Staremo a guardare nelle prossime settimane, probabilmente vedremo alcuni deputati e alcuni senatori del mini-partito renziano allontanarsi in silenzio dal Capo per tornare verso il Pd nel quale sono stati eletti. Tuttavia, io anti-renziano da tempi non sospetti, eviterei un anti-renzismo pregiudiziale… riconoscendo a Renzi l’iniziativa per modificare la struttura piramidale prevista per la gestione del Recovery fund: i 6 manager i 300 esperti, e Conte con Gualtieri e Amendola al vertice. Non solo, è importante anche aver modificato un impianto sbilanciato su sussidi con uno spostamento verso gli investimenti nella utilizzazione delle risorse europee e aver contribuito ad accrescere le risorse per sanità e scuola. Ma tra la critica e le sollecitazioni al governo (di cui si fa parte) e aprire una “crisi di governo al buio” c’è una grande differenza e la differenza si chiama per l’appunto Politica, cioè ricerca delle soluzioni possibili e ricerca d’intesa. Era giusto – come fatto – incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica, era ed è giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità, un maggiore rispetto delle regole democratiche. Ma la crisi, no. Ritirare i ministri, quindi ritirare la fiducia al governo e aprire una crisi al buio, in un momento storico come questo, appare una scelta al limite della scelleratezza… Alla fine non c’è niente di nuovo oggi nell’aria. Ancora una volta, alla fine di un giro immenso di parole, dove tutti si sono scambiati i ruoli, il copione della crisi di governo è sempre lo stesso ed è rimasto intatto… Dal primo luglio 1946 ad oggi, l’Italia ha avuto ben 66 crisi di governo. Matteo Renzi ha usato il suo piccolo partito personale per mettere veti, a destra e a manca. I grillini e la Sinistra ‘rivoluzionaria’ (davvero?) hanno fatto il loro patto sottobanco con un pezzettino di Forza Italia per tenere in piedi il governo. La Senatrice Lonardo in Mastella ha avuto il suo momento di gloria e la Senatrice Paola Binetti, dopo un lungo e ingiusto ostracismo, sembrerebbe pronta per tornare là dove è giusto che stia: sotto i riflettori, davanti a microfoni e taccuini, a dettare titoli e interviste di qui alla fine della legislatura. Nel generale parapiglia, Lello Ciampolillo e Riccardo Nencini per poco non si dimenticavano di votare e Maria Rosaria Rossi, per anni bollata dalla stampa come fosse la «badante» di Berlusconi, è già pronta a diventare la Dolores Ibárruri di una nuova pseudo-maggioranza, una vera pasionaria del forza-contismo. Insomma, le solite cose. L’unica vera novità sarebbe, e non sembri una battuta, il proporzionale. Francamente senza più abiure del passato: non sarebbe male, infatti, se tutta questa interminabile agonia, cominciata all’inizio degli anni novanta con la distruzione dei partiti storici in nome della rivoluzione maggioritaria e della democrazia governante, come risposta alla delegittimazione della politica per via giornalistico-giudiziaria (la casta e mani pulite), si concludesse tornando ad una legge elettorale proporzionale, cioè senza coalizioni pre-elettorali (niente apparentamenti, niente premi di maggioranza, niente trucchi). Dunque con ciascun partito che torna a presentarsi come tale davanti agli elettori, con il suo programma, i suoi candidati, il suo simbolo. Ora, serve poco dire che senza l’iniziativa di Italia Viva le cose sarebbero andate in direzione diversa. Il Pd che chiedeva da mesi le medesime cose, alla fine per evitare la rottura della maggioranza con il collasso dei grillini sempre più agitati da una profonda e irreversibile crisi interna e dall’altra mosso dalla preoccupazione di tenere insieme anche le proprie file dalle scorribande del “corsaro” Renzi, con la volontà di non tornare alle urne anticipatamente per evitare di consegnare il Paese alle destre… alla fine non alzava più di tanto la voce conscio che questo governo su molte questioni arrancava sempre più a fatica. Questa era e resta la nostra realtà politica di fondo: con una difficoltà cronica a fare sintesi sulle priorità vere delle cose urgenti da fare per poter governare stabilmente indirizzando il Paese verso un cambiamento e un futuro migliore. Scusate se mi permetto… ma non vi sembra che questa difficoltà, se ci guardiamo attorno, sia comune a molti governi e sembrerebbe essere il problema principale a livello Mondiale? In Italia è sicuramente peggio ed è sicuramente il caso di tenere presente alcuni problemi di fondo che questo governo non ha affrontato con l’energia necessaria: da una insufficiente attenzione ai problemi della crescita economica, alla situazione della giustizia, dalla realtà della esperienza educativa e formativa, delle diseguaglianze sempre più ampie tra Nord e Sud del Paese, fino alle debolezze nuove della nostra politica estera… Detto tutto ciò, però occorre dire anche che il meno responsabile di tutto ciò è proprio il Premier Giuseppe Conte, che si è trovato a dover governare un paese profondamente diviso politicamente e già da tempo disastrato economicamente. Già perché alcuni problemi gravi dell’Italia vengono da assai lontano. Sono almeno 25 anni che l’Italia ha gravi problemi di sviluppo e crescita economica e sociale, lo testimoniano l’andamento del nostro Pil e la continua crescita del nostro debito pubblico, con i conseguenti tagli al nostro Welfare e ai Servizi pubblici in primis a quello sanitario… sicuramente su di essi il governo Conte 2, ha più che stentato a intervenire. Ma qualcuno sa veramente dire chi avrebbe potuto far meglio? I nostri veraci leader Salvini & Meloni, dall’animo trumpiano con “scappelamento” putinorbaniano? E poi questa situazione si è aggravata ancor più per via del Covid facendo emergere tutta la sua gravita dentro questa pandemia mondiale che non ha uguali nei secoli dei secoli. Quindi è scontato che anche il governo Conte abbia fatto errori. Però mi pare che si debba riconoscere che ha fatto nell’ultimo anno un lavoro gigantesco per reggere l’urto di un’emergenza spaventosa; ed ha ottenuto una svolta storica nelle politiche economiche europee. Ricordo che questo governo è nato allorché i partiti che lo formarono ritennero di superare le forti divergenze che già allora si manifestavano, perché occorreva preservare il Paese da gravissimi pericoli. Dunque, mi chiedo: “ma quei pericoli sono svaniti?”. Chiediamoci, con onestà concettuale: se si può sostenere che problemi del genere sono tutti addossabili all’ultimo Governo in carica e giustifichino la richiesta di eliminare dalla scena politica un Primo Ministro perché rappresenterebbe un vulnus alla nostra democrazia e palesa un’insufficienza di competenza politica (!!??) e pertanto una manifesta e totale incapacità. Ma incapacità di cosa… di attuare un generale rinnovamento del Paese? E quindi occorreva aprire una crisi di governo al buio… Ma veramente Renzi e i suoi, pensano di poter rispondere meglio alle difficoltà in cui versa il Paese cambiando l’uomo che è stato nel bene e nel male il nostro “volto” di fronte all’Europa e al Mondo negli ultimi tragici 15 mesi della nostra storia? Per metterci chi? Adesso l’esecutivo è solamente più debole: il premier Conte è riuscito a mettere insieme una somma di voti improvvisata, puramente aritmetica, ma nulla garantisce che abbia la forza e l’unità di intenti che servono in una fase eccezionale come quella che stiamo vivendo. Da Palazzo Madama ieri sera è uscito un governo già vecchio, malandato, incespicante su numerini che lo inchiodano a essere minoranza al Senato: il Conte 2 bis, o Conte bis bis, ha incassato la fiducia con soli 156 voti (contrari 140): è pienamente legittimo ma è sicuramente fragile come un vetro di Murano. La crisi formale forse è chiusa ma non quella politica. Matteo Renzi se n’è andato dopo l’ultima intemerata al Senato (tra l’altro rivelando che Conte gli aveva chiesto se volesse un incarico internazionale) ma alla fine non ha ottenuto un governo forte né la testa dell’avvocato: Conte è sempre a Palazzo Chigi sicuramente con un governo più debole. Qualcosa non ha quadrato tra i due duellanti. E non si dicano fandonie… La verità sul perché Renzi fa tutto ciò è noto a tutti e riguarda soprattutto egoisticamente il suo personale destino politico… e se ne frega anche di chi compone i suoi gruppi in parlamento… non è così che si ricucire un tessuto politico e sociale in un paese che è finito ai margini del vecchio Continente o per meglio dire nella zona oscura di un modello di sviluppo economico e sociale ormai in crisi a livello globale. Farlo lasciando a Palazzo Chigi il Premier Conte con le sue “arti democristiane” di mediazione è il prezzo minore da pagare, se serve a tenere in vita un governo e vedere come migliorarlo nella sua composizione dal punto di vista della competenza e della conoscenza dei problemi, che abbia maggiore attenzione alla crescita, destini più risorse per la sanità e la scuola, decida più investimenti… Questo si può ancora fare. Almeno spero lo si possa ancore fare e lo si faccia. Vedremo come ho già detto cosa succederà nelle prossime settimane. Ma occorre sconfiggere i tentativi di “rompere tutto” da parte di chi pensa di avere in mano le sorti del Paese identificandolo con se stesso per pura presunzione… incapace di non aggiungere ulteriori errori agli errori che già lo hanno rilegato ai margini dell’agone politico, cercando a tutti i costi una centralità politica giocata solo sul “bullismo” verboso che l’ha sempre caratterizzato… Tutto ciò mi pare veramente vergognoso. Ma so bene che ad angustiarmi e che a non comprendere simili comportamenti è solo colpa mia. Molto probabilmente al di là della mia non giovane età ho una giovanile permanente immaturità politica…

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