Politica: Emilia-Romagna una seconda alluvione annunciata e 55 milioni di euro mai spesi…

Con l’Emilia-Romagna sott’acqua due volte nel giro di quindici giorni torna sul tavolo la questione dei 55 milioni di euro che la Regione avrebbe restituito e destinati a opere idrogeologiche. Quella somma avrebbe potuto cambiare le cose? Non è sempre bello parlare col “senno di poi”. Ma a volte forse è necessario. “Siamo di fronte a un nuovo terremoto, ma ricostruiremo tutto” ha dichiarato di nuovo il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini durante un ulteriore punto stampa per aggiornare sull’alluvione che dal 17 maggio ha annegato un’intera regione. Per la precisione, la seconda alluvione in quindici giorni, più devastante della prima, con più morti: quattordici. In occasione del primo evento di maltempo eccezionale, il giornale online Open, aveva lanciato un’accusa alla regione Emilia-Romagna sulla gestione della sicurezza idrogeologica. In ballo c’erano 55 milioni di euro che – tra il 2021 e il 2022 – sarebbero stati restituiti al governo centrale invece che essere investiti nella messa in sicurezza di fiumi e montagne. L’articolo di Open – a firma del direttore Franco Bechis – spiega come, secondo dei rapporti della Corte dei conti tra il 2021 e il 2022 Stefano Bonaccini e la fu ormai vicepresidente Elly Schlein abbiano restituito al ministero delle Infrastrutture 55,2 milioni di euro di un finanziamento di 71,9 milioni ricevuto dallo Stato per la manutenzione e la messa in sicurezza dei corsi di acqua della regione. La restituzione sarebbe stata necessaria in quanto tutta la squadra della giunta regionale non sarebbe stata capace di spenderli nei tempi previsti dal contratto di finanziamento. Trai lavori citati da Open dai documenti della Corte dei conti, risultano, tra i tanti: Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari nei corsi d’acqua dei Bacini dell’Idice e del Sillaro. Interventi urgenti e d’emergenza nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Idice. Interventi di emergenza nei corsi d’acqua dei bacini del torrente Sillaro. Lavori di sfalcio, taglio vegetazione riprofilatura e ripristino sponde in frana in tratti saltuari dei torrenti Idice, Savena, Sillaro, Quaderna, Gaiana e Fossatone. Lavori di Manutenzione Torrente Ravone. La sezione della Corte dei conti cita: “L’obiettiva constatazione della mancata realizzazione da parte dell’Amministrazione regionale, in un arco di tempo durato oltre un decennio, dell’opera di sistemazione idrogeologica per l’importo di circa 55 milioni, oltretutto finanziato interamente dallo Stato e che, per via di quanto emerso, ha determinato la restituzione di detta somma al bilancio del Ministero”. Subito dopo la pubblicazione, la regione Emilia-Romagna ha pubblicato un comunicato stampa nel quale bolla le accuse come “fuorvianti”. Dalla nota la regione ha spiegato che quei fondi erano destinati alla navigabilità interna e che sono stati poi riconsegnati alla giunta dal capo del ministero dell’Infrastrutture Matteo Salvini. Tuttavia, come puntualizzato dallo stesso Bechis, la nota non ha mai spiegato perché quei fondi non sono stati spesi nel periodo concordato dal finanziamento. La Corte dei conti ha spiegato come l’obiettivo del rapporto sia stato unicamente quello di far emergere il dato contabile della questione. Dato, questo, che quindi non ha valore di causa-effetto: secondo l’istituzione, non si può sapere se la mancanza di fondi spesi abbia influito sulla situazione successa nelle ultime ore, perché dal dato non si può estrapolare la territorialità dove quei fondi avrebbero potuto essere spesi. La Funzione di controllo della Corte sta lavorando per cercare di capire quanto la mancanza di 55 milioni di euro possa aver influito sull’alluvione che ha colpito la Romagna identificando anche la zona geografica dove i fondi non sono stati spesi, ma la risposta – secondo loro – arriverà soltanto più avanti. Disastro annunciato? L’articolo di Open ha lanciato un’accusa alla gestione delle emergenze idrogeologiche in seguito alla prima alluvione degli inizi di maggio. Undici giorni dopo, una nuova situazione critica – peggiore della prima – rimette in ginocchio la regione nonostante le ben anticipate previsioni e precauzioni. Cosa non ha funzionato? Forse è troppo presto per chiederselo. Ancora il governo regionale non ha una stima precisa del quantitativo dei danni (si parla di miliardi, ma la cifra aumenterà) e – soprattutto – non si hanno numeri specifici di dispersi e sfollati. Sarà ancora presto per identificare la responsabilità specifica dell’ultima sconvolgente alluvione, ma si può affermare con certezza che 55 milioni di euro spesi in più non avrebbero comunque potuto evitare un disastro di questa portata. Bonaccini: “Danni incalcolabili, aperta una raccolta fondi”. Mentre la politica va all’attacco della regione all’interno delle sedi istituzionali, perfino il Codacons ha avviato un esposto alle procure dei capoluoghi di Bologna, Ravenna e Forlì per indagare sulla mancata omissione della messa in sicurezza del territorio. L’obiettivo è quello di chiarire le responsabilità civili o penali degli enti locali, l’utilizzo corretto dei fondi pubblici e le azioni di prevenzione che – a detta del consorzio – risalendo a un protocollo del 2019 sarebbero ormai obsolete. Il prossimo consiglio dei ministri del 23 maggio si occuperà di fare un punto sul conteggio dei danni e i relativi costi di ricostruzione delle infrastrutture. Data la gravità di questi ultimi due eventi così ravvicinati non è escluso che verranno anche aggiornati i piani di messa in sicurezza dei territori e dei corsi d’acqua. Quello che manca resta una maggiore efficienza del sistema di gestione e coordinamento dell’emergenza, come spiegato da Fabrizio Gatti su Today, sul modello di quello che è stato “Italia Sicura”, il progetto di protezione territoriale introdotto dal governo Renzi nel 2014 e smantellato dal governo Conte I. Oltre a questo, e più in generale, serve una maggiore consapevolezza riguardo a questo tipo di crisi. Secondo i dati Ispra, sono caduti in diverse zone fino a 450 millimetri di pioggia, un numero che non si vedeva da 80 anni. In totale, sono esondati 21 fiumi (molti dei quali erano inseriti nei piani di messa in sicurezza dei 55 milioni citati sopra) e 47 sono i comuni che hanno avuto almeno un parziale allagamento. Come raccontato dall’intervista di Andrea Falla a Francesco Vincenzi, presidente Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue), una delle soluzioni principe per evitare altri disastri di questa portata in futuro è accettare che la crisi climatica mondiale è la principale causa della “tropicalizzazione” del nostro paese. Eufemismo, questo, per dire che non ci sono 55 milioni che tengano se prima non si pensa a salvare il pianeta…

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