Politica: l’Italia ha l’urgenza di uno sprint demografico per migliorare il suo scenario economico e sociale futuro…

Anche quest’anno, come quelli passati, a Roma, sono giunti al via gli “Stati generali della Natalità”. Tra i promotori, spicca Gigi De Palo (del forum Famiglie) che subito sottolinea a premessa di ogni discorso che: “La soglia delle nascite deve raggiungere quota cinquecentomila entro il 2033. Solo in questo modo possiamo ancora sperare di salvarci e salvaguardare il sistema Paese. Diversamente, le prospettive sono assai buie. I modelli da seguire? Quello francese e quello tedesco”. Della demografia in Italia, se ne discute poco, sicuramente insufficientemente. Invece, é  ormai un ‘dramma’ quello delle culle vuote. ‘Dramma’ …vi sembra un’esagerazione? Comunque, è sicuramente un problema serissimo per il nostro Paese. Anzi, probabilmente, è il vero problema e si continua a sottovalutarlo con tutte le sue implicazioni. La questione del saldo demografico negativo intreccia moltissimi ambiti: dal lavoro al sistema pensionistico, dalla sanità al welfare. E, soprattutto, come ha avuto modo di sottolineare in una recente intervista  il demografo Alessandro Rosina: “sembra proprio una questione dimenticata. Appare come un paradosso, ma tant’è”. Dopo la pandemia il numero delle nascite è drammaticamente sceso sotto quota quattrocentomila all’anno. Sono numeri preoccupanti”. Ma il punto è che la crisi demografica nel nostro Paese non nasce oggi. Ci sono articoli di giornale che denunciano l’inizio di questa tendenza a partire dalla seconda metà degli anni ’90. La crisi economica del 2008 ha contribuito ad aggravare ulteriormente il quadro, la pandemia poi ha fatto il resto. La Fondazione per la Natalità sono almeno otto anni che denuncia come questo sia il vero problema del Paese. Il problema non riguarda solo l’Italia. Anche la Cina è in grande sofferenza sotto il profilo demografico. E questo è un grosso problema per loro perché sta venendo via via a mancare la forza demografica per espandersi ulteriormente. Dunque, si arriva al vero punto cruciale: la crescita del debito e il Pil. Sul piano economico, qual è l’impatto di una insufficiente natalità? Il risultato di questa tendenza è che ci sia più offerta di lavoro che persone in età da lavoro. E questo, chiaramente, è drammatico. Senza contare gli effetti che tutto questo provoca sul sistema sanitario, sul welfare e sul piano pensionistico e dei conti pubblici. Quindi la soluzione sono le migrazioni? Se si continua a non avere una visione d’insieme e a distribuire pannicelli caldi piuttosto che individuare politiche attive che invertano questa tendenza non si vedono altre strade percorribili. L’immigrazione è uno dei ‘corni’ della soluzione del problema nascite mancanti. Con buona pace della politica nostrana messa in campo dalla Lega& C.. A questo punto bisogna ragionare delle strategie da adottare. Innanzitutto, occorre darsi un obiettivo. È stato già accennato che la soglia delle nascite deve raggiungere quota cinquecentomila entro il 2033. In questo modo sarà possibile ancora sperare di “salvarci” e salvaguardare il sistema Paese. Diversamente, le prospettive sono assai buie. Dal punto di vista pratico i modelli da seguire potrebbero essere quello francese e quello tedesco. In Germania, ad esempio, lo stato garantisce un assegno unico per ogni figlio da trecento euro al mese per tutti, prevedendo anche alcune detrazioni. Questo modello sta riportando la Germania ai livelli demografici del 1996. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha detto chiaramente che quello della famiglia è un tema prioritario per il suo esecutivo. Senz’altro il problema è stato posto in maniera inequivocabile, si potrebbe dire “ideologica” da questo governo. Ed è stato lanciato un segnale: la volontà è quella di dare una risposta chiara. L’auspicio necessario è che nel frattempo non si perda tempo. Si deve già iniziare a ragionare in chiave prospettica. Aprire un tavolo di confronto sul quoziente familiare, sulla destinazione dei fondi del Pnrr. In modo tale da gettare, già oggi, le giuste premesse per la prossima Manovra. Se è vero che la tendenza demografica negativa ha radici quasi trentennali, non si può immaginare che questo governo risolva un problema così difficile in poco tempo… infatti, gli errori su questo tema si trascinino da almeno venti leggi finanziarie. Sbagli macroscopici, metodologici. La politica ha preferito parcellizzare le risorse, cercando di assecondare interessi particolari piuttosto che intervenire in maniera determinante su questo tema. Una miopia incredibile, perché se si investe sulla famiglia in maniera non di confronto/scontro ideologico, ma pragmatico, ecco che automaticamente il risultato si riverbera positivamente sui lavoratori, sui pensionati, sui giovani. La demografia avrebbe un effetto moltiplicatore dell’ancora possibile sviluppo economico in un modo straordinario. Se solo lo si capisse…

E’ sempre tempo di Coaching! 

Se hai domande o riflessioni da fare ti invito a lasciare un commento a questo post: sarò felice di risponderti oppure prendi appuntamento per una  sessione di coaching gratuita

 

0

Aggiungi un commento