Coaching: Com’è possibile superare una crisi esistenziale?

Uno dei motivi più frequenti che oggi spinge le persone a richiedere una consultazione psicologica è una dolorosa sensazione di mancanza di un senso profondo che motivi il proprio esistere, comunemente definita ‘crisi esistenziale’. Spesso si tratta di persone che apparentemente conducono un’esistenza tranquilla, sembrano realizzati dal punto di vista lavorativo, hanno degli affetti, eppure soffrono a causa di una dolorosa sensazione di vuoto, di mancanza di senso, accompagnata da un’affettività abbattuta, privata di energie. Le crisi esistenziali sono in continuo aumento e sempre più persone si trovano spaesate nella ricerca e realizzazione di se stessi e dei propri desideri. Tutti i cambiamenti di vita (lutti, fallimenti, matrimonio, convivenza, laurea, insuccessi scolastici, lavorativi, cambiamenti di lavoro, nascita di un figlio, cambiamenti di abitazione, adolescenza, la prima età adulta, il pensionamento, ecc.) che apportano stress possono comportare un cambiamento dell’immagine di Sé e una perturbazione emotiva che può durare, a seconda di ognuno di noi, più o meno a lungo ed essere più o meno intensa. Non esiste un evento di per sé più o meno stressante, ma la sua intensità dipende da chi lo vive e da come viene vissuto. Questo vuoto interiore genera poi anche una forte crisi di identità e gli stessi ruoli abituali, famigliari, lavorativi, di studio ecc., sembrano diventare estranei e perdono il loro potere di coinvolgimento, per cui, tutte le responsabilità connesse vengono disattese. Per far fronte a questa condizione di malessere che nel tempo può diventare sempre più pervasiva, contagiando con la sua negatività le diverse situazioni di vita, spesso le persone cercano ”facili rimedi”. Il rimedio apparentemente più “facile” perché più a portata di mano e meno costoso in termini di investimento personale è lo psicofarmaco, in grado di offuscare il disturbo, ma il rischio è che non avvenga un passaggio fondamentale per la risoluzione della crisi ovvero la “presa in carico di sé”. Molto diffuso soprattutto tra i giovani è il ricorrere all’uso di stupefacenti e/o alcol, al fine di ridurre quel senso di angoscia, di agitazione emotiva che sembra priva di particolari contenuti e significati. Sempre sulla linea dello “stordimento di coscienza“, un’altra strategia, tipica della nostra società, è l’impulso all’acquisto esagerato, lontano dai bisogni reali dell’individuo. Se accade questo la persona che soffre a causa di una crisi esistenziale permane in una sorta di limbo, in cui la vera causa del malessere diviene difficilmente accessibile. È il prezzo che si paga quando si permane in una condizione di fuga dal dolore psichico, evocato dalla propria storia personale: “per evitare di soffrire blocco la strada che mi potrebbe condurre verso le radici più profonde del mio star male”. Quindi ricapitolando, i sintomi di una crisi esistenziale sono: perdita di senso e di significato della propria vita e della vita in generale; senso di vuoto accompagnato da stanchezza fisica e psichica; mancanza di motivazione e di interesse allo svolgimento dei compiti della vita; indifferenza ed estrema difficoltà a far fronte a situazioni di vita impreviste, importanti e dolorose; apatia interiore ed esteriore che si manifesta anche col “lasciarsi andare”; mancanza di senso di appartenenza alla famiglia e alla società; rifugio nelle droghe, nel gioco, e in atteggiamenti e teorie mistiche e fuorvianti. Dunque, cosa fare? Il trattamento delle crisi esistenziali consiste nel sapere guardare al passato e rivedere la propria storia personale. Quindi occorre ricorrere ad uno Psicoterapeuta? Nei casi gravi sicuramente: perché è necessario guardare al passato, ed in che modo una crisi esistenziale attuale dipende da situazioni antiche rispetto alle quali si era deciso di mettere una pietra sopra. Cambiano i personaggi e la scena ma la storia è sempre la stessa. Questo è il punto di partenza per chi vuole affrontare e risolvere una crisi esistenziale: iniziare a mettere ordine nella trama del proprio Sé, prendendo gradualmente coscienza di come quel passato doloroso pesi ancora sul vissuto attuale continuando a condizionarlo. Spesso la crisi affonda le sue radici in difficili vissuti familiari, in conflitti passati irrisolti all’interno della propria famiglia che si trascinano di generazione in generazione. Affrontare tutto questo non è facile e soprattutto non è immediato, richiede tempo e impegno costante, ma è la via obbligata per conoscere davvero se stessi. Quando si tende  a pensare di aver sbagliato tutto nella vita. Occorre superare questa sensazione e soprattutto imparare a perdonare sé stessi e ricominciare. Le ragioni che inducono a pensare così di noi stessi possono essere varie: la crisi di mezza età oppure il rendersi conto di non avere raggiunto alcuni traguardi che ci eravamo prefissati o ancora la fine di una relazione sentimentale. Indipendentemente dalle ragioni, molte persone ad un certo punto si danno un punteggio, un giudizio per quanto riguarda il lavoro, la famiglia, le relazioni sociali e a volte arrivano alla poco piacevole conclusione di aver sbagliato tutto. Ma, è veramente possibile pensare di aver sbagliato tutto nella vita? Il giudizio che diamo sulla nostra vita deriva dal rapporto tra le aspettative che abbiamo (ci diamo)  e la realtà che siamo capaci di crearci. Le ragioni di una insoddisfazione che porta ad una crisi esistenziale possono essere legate sia ad aspettative errate o eccessive che ad una realtà oggettivamente poco piacevole e frustrante. Quelli che noi definiamo errori o fallimenti alla fine possono essere ricondotti in qualche modo alle due aree delle aspettative o delle azioni che hanno costruito la nostra realtà. La cosa che troppo spesso ci dimentichiamo è che nella vita per capire come fare meglio occorre prima sbagliare. L’errore vissuto come un giudizio perentorio su chi siamo diventa una micidiale zavorra ma, al contrario, lo sbaglio su cui siamo in grado di riflettere profondamente si trasforma in una fenomenale occasione di crescita. Alla base di molte crisi esistenziali c’è la realizzazione di avere inseguito gli obiettivi sbagliati. Questo accade in amore, nel lavoro, nei rapporti con gli altri, nella scelta del luogo dove vivere. Ovviamente capire cosa è giusto e cosa sbagliato per la propria vita è una delle sfide più grandi. Il punto di partenza è una conoscenza dei nostri bisogni profondi e dei nostri valori. Nella vita finiamo con inseguire obiettivi sbagliati non in senso assoluto ma in senso individuale. Ossia non esistono obiettivi errati ma solo obiettivi che non ci forniscono la felicità che speravamo di ottenere. Questo perché non soddisfano i nostri bisogni profondi o non rispettano i nostri valori. In questi casi il ricorso alla professionalità di un Mental Coach, con cui fare un percorso di coaching mirato alla gestione della conoscenza di se, può aiutare a superare la crisi. Insomma, non commettere errori prevede prima di tutto conoscere sé stessi. Per questo motivo molti degli errori di cui ci pentiamo derivano dalla nostra giovinezza: aver sbagliato facoltà universitaria, aver adottato abitudini errate come il fumo o la sedentarietà, aver avuto le idee confuse sul tipo di persona ideale con cui passare la propria vita. Per conoscersi ci vuole tempo e da giovani non ne abbiamo ancora avuto abbastanza. Ma cosa ci permette di conoscerci a fondo? Paradossalmente proprio gli errori che commettiamo. La soluzione però non è rimuginare su cos’è avvenuto tempo fa perché questo contribuisce solo a rovinarsi la vita. Tutti noi sbagliamo, è normale. Ma in alcuni casi gli errori costano di più che agli altri. Un divorzio, la perdita del lavoro, il tradimento da parte di un amico hanno un impatto maggiore sulla nostra vita dei cambiamenti, per esempio, che viviamo da giovani. Questo è un tema importante. Per evitare di commettere errori pesanti nella vita è bene essersi addestrati a sbagliare da giovani. Questo aiuterà a capirsi meglio, a valutare con maggior distacco l’eventuale errore e ad abituarsi all’idea che nessun errore è tale da non permettere una correzione. È importante quindi crescere con una cultura che accetta le sfide, che spinge ad uscire dalla zona di comfort, che premia chi affronta le scelte e soprattutto che non è intollerante nei confronti degli errori. È chiaro che crescere in questo modo aiuta non tanto a non sbagliare più ma a prendere i propri errori con uno spirito differente. Tuttavia, non tutti hanno questo privilegio e magari arrivano ad un certo punto ha la sensazione di aver sbagliato tutto nella vita. Come uscirne? Le regole per affrontare la situazione sono le medesime che si possono consigliare a chi deve educare un ragazzo ad affrontare al meglio la propria vita: Accettare l’errore come uno strumento di crescita; Esporsi alle sfide volontariamente, non adagiarsi nella zona di comfort e comprendere che lo sbaglio può essere un modo per uscirne. Un percorso di coaching aiuta a prendere le distanze dai propri errori e guardarli con obiettività senza dare un giudizio sulla propria persona. Evitare di entrare nella spirale della lamentela tout court in particolare nei confronti di scelte fatte nel passato. Il passo decisivo per ripartire e superare una crisi esistenziale è quello di perdonare sé stessi. Rimanere arrabbiati con sé stessi, con le proprie scelte e con la vita in senso lato, non porta ad alcun miglioramento. Anzi. Il perdono parte da un addolcimento nei propri confronti, da un guardarsi con maggiore tenerezza invece di essere i giudici più spietati di noi stessi. La scrittura di un diario personale può essere molto utile per rivalutare il proprio percorso di vita e per bilanciare gli errori con le tante cose giuste che tutti noi facciamo. Il perdono è un elemento fondamentale nel benessere di una persona e per altro è uno dei fattori che distingue la sindrome post traumatica da stress dal fenomeno noto come crescita post-traumatica: che lo stress sia subito a causa di altri o di sé stessi, il perdono nei confronti degli altri o di se stessi è determinante nel trasformare un episodio traumatico in un’occasione di crescita. Da una crisi si può uscire più forti di prima se si trovano gli strumenti giusti con cui intervenire. La famosa preghiera della serenità recita: «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza». Che tu sia credente o meno, l’invito è di capire cosa non puoi controllare e cosa invece è sotto il tuo diretto controllo e di investire solo su quest’ultimo. Puoi realizzare la miglior versione di te, superando le crisi, e anche trovando il tuo posto nel mondo, attuando dei cambiamenti giorno dopo giorno…

E’ sempre tempo di Coaching! 

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